LETTERE DALLA MEMORIA @ Teatro Trastevere: il ricordo della paura e della desolazione della guerra nelle corrispondenze della gente comune

Dal 27 al 28 Gennaio 2017 al Teatro Trastevere di Roma, l’Associazione del Teatro delle Condizioni Avverse (*) ha presentato un’ideazione di Lidia Di Girolamo per la giornata della Memoria.

Dalla quinta a sinistra entra in scena un musicista seduto (Matteo Colasanti), curvo sulla sua chitarra elettrica, che dal fondo del palco irrompe, d’improvviso con una musica stridente e rumorosa che evoca sìbili e frastuoni di un bombardamento. Lo rende evidente una danzatrice (Diletta Brancatelli) che entra in scena correndo spaventata e sbattendo contro gli ostacoli e rannicchiandosi sul pavimento; è vestita anni ’40 e tutto riporta agli spaventosi anni del conflitto bellico in casa nostra.

Dopo qualche minuto di suggestiva performance, entra in scena una voce narrante (Lidia Di Girolamo), grave e morbida, che racconta dettagli ed emozioni di quella storia iniziata dalla musica e dalla danza, fino ad apparire in scena ed intonare, con un bellissimo timbro, un’emozionante canzone soul-jazz.

Poi un alternanza tra musiche e letture di lettere dell’epoca: un partigiano che dice addio alla famiglia, fiero di offrire il sacrificio per la patria; una donna della famiglia Casamonica che racconta le violenze e la deportazione delle famiglie rom nei campi di sterminio; un soldato tedesco che racconta dell’orrore e della desolazione della guerra. 

Tutto preannunciava una rappresentazione interessante, mista di pathos e bella visione; poi, però le canzoni sono diventate troppe e poco comprensibili nel filo logico, e la coreografia della danzatrice troppo autocelebrativa invece che generosa e accorata come richiedeva l’argomento e disconnessa dagli altri elementi. Anche la lettura delle lettere, che avrebbe dovuto essere il terreno emozionale da cui germogliano danza, musica e canzoni, si è rivelata troppo ridotta, forse a causa della difficile reperibilità della documentazione, e troppo impostata, forse a causa della difficile alternanza tra il canto e la recitazione. Così l’occasione di narrare i diversi aspetti delle sofferenze o degli entusiasmi dell’epoca, in maniera attraente e originale come sembrava annunciato, si è perso in quella disconnessione avvenuta subito dopo i primi momenti della performance.

Di sicuro un interessante embrione, proposto da tre artisti validi, ma che va, però, arricchito ulteriormente e perfezionato nella sinergia tra di loro, nella cura dei costumi che è apparsa indecisa tra il didascalico e l’evocativo e nella coreografia della danza che dovrebbe trasmettere con l’importante linguaggio del movimento quelle ferite e quelle paure così profonde che ancora oggi abbiamo il dovere di ricordare.

Per saperne di più:
(*)Teatro delle Condizioni Avverse

Il Teatro delle Condizioni Avverse promuove la ricerca e la realizzazione di un Teatro Necessario, radicato nella propria Comunità, capace di farsi portavoce delle necessità culturali e delle emergenze sociali del territorio in cui opera.
L’Associazione è nata nel 2000 ed opera nell’ambito teatrale, letterario, musicale e pedagogico.
Parte del lavoro è incentrato sulla raccolta della memoria orale della Sabina, con laboratori, realizzazione di interviste e video, oltre che di spettacoli. Dal 2005 collabora attivamente con gli utenti del dipartimento di salute mentale della provincia di Rieti (AUSL Rieti ex ASL RI/2). Dal 2006 l'Associazione è anche Officina Culturale della Bassa Sabina, finanziata dalla Regione Lazio (Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport).

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF