LEI NON E' @ Formiche di Vetro-Teatro: Qui e Altrove

Dal 12 al 14 Maggio presso lo spazio teatrale Formiche di Vetro  è andato in scena LEI NON E', spettacolo scritto e diretto da Luca Trezza, con Francesca Muoio e lo stesso Luca Trezza.
Lo spettacolo mette in scena l'incontro di due personaggi, un uomo e una donna, che si raccontano, si perdono, si ritrovano nell' Altrove, uniti da un filo invisibile fatto di dolore, amore, ricordo, senso dell'ignoto, ricorrenze, epifanie. La nostra recensione per la sezione Teatro a Roma

Veniamo accolti in sala, nel giovane spazio teatrale Formiche di Vetro, sito nel cuore di Roma e gestito da Luca Trezza, da una scena vuota composta da un rettangolo di foglie disposte a terra e tre lumini rossi, tipici del cimitero, due accesi e uno spento, due sedie sovrapposte una all'altra, coperte di bianco e una bandiera dell'Italia adagiata a terra. L'atmosfera è rarefatta e la suggestione è quella di un mondo onirico.

Luca Trezza, oltre che attore, è anche il regista di LEI NON E', dialogo tra due personaggi, entrambi sempre in scena, spettacolo diviso in tre quadri, che si riferiscono a un maturare della coscienza dei protagonisti; "Una sconfinata giovinezza, una disperata vitalità, un mondo nuovo".

Quello che viene raccontato è un rincorrersi costante dei personaggi (anche fisicamente, sulla scena) in cui, la donna, Lei, appunto, non è, o che non è più. Lei come Madre e come Patria, Lei come Memoria, come Autenticità dei rapporti umani.

Prendendo ispirazione dalle figure di due artisti controversi e profondissimi, Pier Paolo Pasolini e Luigi Tenco, dalla vita intensa e dalla tragica morte, Trezza vuole raccontare una storia di dolore e amore, i quali che si fondono, come nella vita e nella storia di ogni Paese.

Molto apprezzabile la prova recitativa dei due attori, lo stesso Trezza e l'intensa Francesca Muoio, che disegnano bene l'anima dei loro personaggi, grazie a un'ottima padronanza vocale e del gesto; gesti spesso "allo specchio" tra i due personaggi, che si cercano e fuggono in continuazione o gesti volutamente ripetuti, come le mani che spesso si sfiorano o si toccano, il vagare sulla scena, senza trovarsi o perdendosi, come spinti dal quel vento che li porta qua e là senza un Dove, un po’ come se fossero in balìa della bufera dantesca, dannati già dall'inizio.

Lo spettacolo, sicuramente lodabile per la scelta di un linguaggio poetico ma al tempo spesso molto autentico, che rimanda alla Roma pasoliniana, tuttavia risulta eccessivamente carico di stimoli.

Francesca Muoio diventa, infatti, sia la Madre perduta dell'uomo- scrittore (significativo che entrambe le donne muoiano avvelenate) che rappresentazione del dolore conseguente alla perdita che lacera il protagonista dalle mani sempre sporche di inchiostro. Al contempo ella è anche la ragazza fragile, bistrattata dalla vita che troppo le toglie e, avvolta nel tricolore, arriva a richiamare nitidamente la Patria, calpestata e vilipesa.

 

lei non èBuona la scelta registica, a tal proposito, di avvolgere la donna, vestita sempre di nero (sia che indossi una lunga gonna scarna che una sottoveste più audace) nella bandiera e di coprirla con essa, una volta morta, logorata tra urla strazianti di dolore e rabbia.

Sono tutte interessanti e poetiche metafore, queste, personificazioni e temi importanti che, raccontati tutti nell'arco di un'ora rischiano di sfuggire allo spettatore.

Nonostante alcuni buoni spunti registici, la perizia attoriale degli interpreti e un linguaggio ricco di poesia e richiami letterari, il testo di LEI NON E' resta, quindi, eccessivamente pregno di spunti che diventano tanti input, privi dello svolgimento che meriterebbero.

Interessante, ad esempio, potrebbe essere la critica accennata all'eccessivo uso dei social; se non scatti delle foto nessuno ti ricorderà una volta morto, perciò meglio scattare immagini felici. Anche questo tema, però, avrebbe meritato un approfondimento maggiore.

I protagonisti di LEI NON E' subiscono perdite, sono tormentati come gli intellettuali e come la Patria tutta, si pongono domande incerte sul futuro, coabitano nella sofferenza e nella speranza, insieme allo spettatore.

Il messaggio che lo spettacolo cerca di trasmettere, allora, quello del Ricordo come unica àncora di salvezza, come unico modo per riscoprire il passato, se sarà possibile, e per immergersi in un futuro Altrove sconosciuto.

Tutto è incerto.

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