LEI di Francesca Cipriani, in scena al Teatro Elettra fino al 16 ottobre, è un testo delicato e profondo sull’identità e sulla negazione del sé fino alla sua ricostruzione. Un’opera breve, difficile, di taglio non commerciale che si presenta però come una riflessione interessantissima sull’esistenza che sfuma elegantemente nel metafisico. Un plauso al Teatro Elettra per aver accolto questo spettacolo di ricerca psico-filosofica, raro da trovarsi nei circuiti off romani.
Una donna e una stazione che non c’è.
La graziosa Valentina Bernardini è un’anima che smarrisce il senso della realtà e progressivamente di sé, dopo esser divenuta ostaggio di due entità: il Dubbio (un Ivano Conte istrionico e coinvolgente) e il Cuore (una incisiva Teodora Mammoliti –si può fare di più!).
Il primo cerca di confonderla, portandola a negare tutta la realtà percepibile fino a farle desiderare la sua stessa Assenza –“L’assenza è il mio nuovo stato d’esistenza” le fa ripetere insistentemente- al punto di ridurla ad un automa meccanico che vive solo nei confini della logica – “Nulla esiste al di fuori della Logica” si afferma- e poi neppure più di quella.
Il rischio di sparire, di “cadere nel Vuoto” e perdersi nell’oblio è dietro l’angolo, ma ecco che il Cuore si appella ad un Ricordo per ricostruire il sé e permettere all’Anima di ritrovare sé stessa ed il rapporto con la Realtà.
Un esito felice e pieno di speranza, che abbiamo molto apprezzato e colora di speranza uno spettacolo fatto di chiaro-scuri, dai colori degli attori alle ombre sul palco del piccolo teatro Elettra, incredibilmente profondo, reso un Cubo da cui non si può sfuggire, dalle quinte invisibili e lontane, che amplificano lo spaurimento ed il Vuoto tutto intorno al soggetto principale illuminato al centro, intorno al quale gravitano gli oggetti che non sono altro che frammenti di sé da portare nella valigia di ricordi da tenere stretta per non perdersi, per non smarrirsi.
In LEI ci colpisce la drammaturgia, dal lessico denso e profondo. Gonfia di riferimenti piscologici e filosofici all’identità ed al concetto di Negazione, il testo affronta, senza presuntuosismi di sorta, la regressione della coscienza, frutto chiaramente di una ricerca e di uno studio che oscilla tra la meditazione psicologica sul’Io e la critica del principio cartesiano del “Penso quindi sono”. Senza perdere però di vista la fruibilità al pubblico.
Lo spettacolo scivola veloce ma intenso: 45 minuti che vi stuzzichiamo di andare a vedere, per cogliere le sfumature di una scotomizzazione dalla coscienza che ci ha lasciato una forte esperienza di dolorosa sottrazione dalla realtà che vive, però, covato, nascosto e negato (!) dentro ognuno di noi. Un desiderio di scomparire che potrebbe appartenere alle derive di uno stato vegetativo o più semplicemente attingere ad una sorta di volontà di annullamento dal Mondo, oppure anche alludere ad una mera decostruzione per una ricostruzione, una critica estesa su di sé e sulle direzioni da intraprendere per una rinascita costruttiva. Prendere quel treno, ci viene da pensare, rappresenta il coraggio di fare una scelta, una scelta di vivere, di intraprendere una strada. Una scelta di imboccare un proprio Destino. Qualunque esso sia.
Un plauso alla giovane ma promettente regista Cipriani, per questa difficile riflessione sull’identità e sulla sua necessaria ricostruzione.
Info:
LEI, di Francesca Cipriani
Con: Valentina Bernardini, Ivano Conte, Teodora Mammoliti
Drammaturgia e Regia: Francesca Cipriani
Costumi: Francesca Cipriani
Musiche&Effetti: Ivano Conte
Scenografia: Francesca Cipriani
Grafica: Michela Ziglio
In scena il 13 (ore 21:00), 14 (ore 21:00), 15 (ore 21:00) e 16 ottobre (ore 18:00) presso il TEATRO ELETTRA, Via Capo D'Africa 32, ROMA (a due passi dalla Metro B – Colosseo).
Ingresso: 10 EUR + 2 EUR di tessera del Teatro Elettra.