LE VOCI UMANE @ Teatro della Limonaia. Partitura per un grido

Quattro luci, quattro attrici ciascuna chiusa nel proprio dolore con accanto un telefono, filo di unione con la vita e con la morte. Perché è così difficile separarsi da un legame che ci uccide?

Anastasia Ciullini, Alessandra Panzone, Carolina PezziniSonia Coppoli, dirette dalla sapienza di Alessandro Baldinotti, mettono in scena nel piccolo Teatro della Limonaia per Sesto TRAM Teatro di Residenza Artistica Multipla di AttoDue Laboratorio Nove, il celebre monologo di Jean Cocteau, un’unica donna fatta di quattro parti di sè dialoga con Lui dall’altra parte dell’apparecchio, ne ascolta la voce, la assapora, la strazia, la desidera e la odia.

Le attrici del Teatro del Mantice, giovane compagnia fiorentina, tradiscono il testo originale facendolo a pezzi e passandosi la parola e l’azione l’un l’altra, ma ne rispettano l’atmosfera e gli stati d’animo nel continuo danzare tra le pieghe della disperazione dell’amore dilaniato e dilaniante.

Già nei gesti in routine che aprono l’atto unico, troviamo i riferimenti alle quattro anime che compongono la donna che sarà impegnata nell’ultima conversazione telefonica con l’uomo che ha amato: una donna mastica i fogli di lettere che ha scritto versando tra le pagine le lacrime di un amore finito; una osserva allo specchio le rughe che le segnano il viso dopo il pianto e la solitudine; un’altra donna osserva i vestiti che non ha messo restando chiusa nella casa che la imprigiona; un’altra siede muta su una poltrona ascoltando il silenzio di un vuoto impossibile da colmare e grida muta il suo dolore.

Quattro donne abbandonate cercano il contatto che hanno perso tra le parole confuse delle interferenze telefoniche delle linee degli anni Trenta, che la compagnia ha lasciato inalterate dal testo originale, ma rendendole contemporanee nella girandola fisica che attuano scambiandosi di posto fino ad avventarsi al centro per rubarsi la linea.

Donne gelose e in competizione, ma al tempo stesse solidali, unite in un corpo unico nel tentativo di affermare se stesse al di là della relazione finita. Diventano nelle pause della comunicazione con quell’uomo fantasma, le bambine cattive, le donne indipendenti che vorrebbero essere, fatte di sensualità, gioco ed erotismo, spazio per un sentimento che va al di là del testo orginale e indaga nel terreno che dalla disperazione porta alla conservazione di sè.

Le parole della banalità di una separazione, il cui gusto abbiamo tutte in bocca, di lettere e guanti di pelle da restituire, di un cane da divide, diventano donne che dialogano con l’oggi, nello spettro di una donna sterile che partorisce solo quel telefono il cui filo la strozza.

Le attrici nei movimenti scenici curati dalla coreografa Alessandra Francolini, che costituiscono l’elemento più originale della regia di Baldinotti, hanno una discreta sincronia, anche se non sempre perfetta, e una recitazione sporcata nel passaggi da un’attrice all’altra sottraendo in parte fluidità alla performance: uno spettacolo che potrà rodarsi, con alla base una chiave di lettura interessante ed originale in questa quadriplucazione della protagonista di un testo ormai diventato un classico, interpretato anche dalla grande Anna Magnani in un episodio del celebre film di Rossellini. Le voci umane sono la partitura di quattro corpi in dialogo tra loro pur rivolgendosi sempre all’esterno, fino a quel grido finale di amore e morte che tuttavia stenta a invade la platea.

La musica che accompagna le attrici in scena, curata dal sound designer Stefano Patrizio, ha il sapore del passato degli anni Sessanta, della voce della ragazza del Piper Patty Pravo, con titoli che ci portano al tema, Ho capito che ti amo di Luigi Tenco o l’ironica canzone di Nino Ferrer Al telefono, fino al tu tu tu tu di una comunicazione interrotta che condanna la femminilità ad essere affermata solo in funzione di un uomo.

In una di queste forzate pause di comunicazione le attrici si pugnalano violentemente col telefono, arma di Lui che la uccide, ma anche di Lei che si suicida telefondandogli, attaccate a quel filo d‘amore ormai velenoso che le tiene in vita: “io muoio se riattacchi, questo filo è tutto ciò che mi resta”. Quante volte restiamo attaccate a qualcosa che non c’è?

Info:
LE VOCI UMANE Partitura per un grido
liberamente tratto da Jean Cocteau
regia di Alessandro Baldinotti
con Anastasia Ciullini, Alessandra Panzone, Carolina Pezzini, Sonia Coppoli
aiuto regia Luisa Ricca
elaborazioni musicali a cura di Stefano Patrizio
una produzione Teatro del Mantice

Teatro della Limonaia, Sesto Fiorentino, Firenze
14 aprile 2018

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