Dopo il balletto Don Juan di apertura (recensito da Gufetto Firenze), l’avvio ufficiale della stagione di prosa “Esserci di nuovo” è affidato, in prima assoluta, a LE NOZZE di Cechov e al GLA, Gruppo di Lavoro Artistico, che nell’ultimo anno ha consentito alla Fondazione Teatro Metastasio di non interrompere la sua fervida attività di produzione: dai contributi radiofonici a quelli televisivi passando per l’esperienza di Posto di Sblocco (intervista di Gufetto a Francesco Rotelli). Negli spazi dello storico Fabbricone con la regia di Claudio Morganti la farsa di Anton Cechov si è arricchita di tratti grotteschi per un pubblico emozionato e inconsciamente divertito.
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LE SENSAZIONI IN APERTURA DE LE NOZZE
Nessuno di noi nasconde oramai il desiderio di poter godere di momenti di convivialità in piena sicurezza con la compagnia di amici e persone care. Trovandosi però tra il pubblico che assiste alla messa in scena de Le nozze siamo molto contenti di esserci solo da spettatori, attenti e partecipi sì, ma sempre solo spettatori. Al di là del lungo tavolo, infatti, che divide idealmente e fisicamente il nostro mondo da quello della farsa, prende vita una realtà fatta di caratteri, di categorie, di classi, di maschere. Ogni singolo personaggio nasconde la propria umanità dietro ad un ruolo che la società e le convenienze gli hanno affidato. E allora, immaginandoci membri di quel banchetto, potremmo pensarci in un angolo, da soli, col nostro bicchiere in mano in grado di aiutarci a superare l’imbarazzo di quel grottesco ricevimento e il timore di essere chiamati ad interagire.
IL BANCHETTO DE LE NOZZE TRA GROTTESCA FARSA E COMICITA’
Rispettando il testo originale, Claudio Morganti ripropone la scena di un banchetto nuziale in cui i convitati sono disposti l’uno accanto all’altro con una distanza interpersonale che non è solo fisica: ognuno dei partecipanti resta ancorato alla propria posizione, alla propria sedia, al proprio ego, mai disposto a rinunciarci e ad aprirsi all’altro. Ogni dialogo resta disgiunto dal precedente e quando sembra che un quadro logico stia prendendo forma, ecco che una battuta scombina i colori e il disegno si offusca, pronto ad assumere nuovi toni e nuova consistenza, presumibilmente altrettanto effimeri. Nella frammentazione che la farsa prevede, il regista inserisce alcuni ingredienti che caricano di grottesco la scena tanto che non mancano ruoli quasi macchiettistici, in primis la cameriera svogliata e sbadata che strappa qualche inevitabile risata, insieme al pasticciere greco: una presunta vittima del momento e del contesto che con il suo disorientamento è forse l’unico personaggio davvero autentico della commedia.
Come nella migliore tradizione, è la madre della sposa a dirigere gli ospiti e a tenere le fila del ricevimento che viene improvvisamente stravolto, come se non lo fosse già abbastanza, dall’arrivo del presunto generale che pur non avendo nessun legame con i presenti, riesce col suo titolo a dare lustro al banchetto. In realtà un impostore che avrebbe il compito di benedire l’unione tra i due sposi, personaggi sostanzialmente minori, e che infine sortisce l’effetto di annoiare una platea fatta per lo più di “zavorra”, come il maggiordomo truffaldino avrà modo di dichiarare esplicitamente, unico vero squarcio nel cielo di carta del testo.
Neanche gli interventi musicali, affidati al circense Roberto Abbiati, sono capaci di sfuggire alla farsa, riuscendo a rafforzare invece il clima di ilarità che invade ripetutamente il pubblico, sonoramente divertito e forse non completamente conscio della nota di amarezza che si nasconde dietro la messa in scena. Probabilmente alcune scelte registiche e drammaturgiche hanno attenuato l’aspro alone critico del testo originale e hanno prediletto, a tratti comprensibilmente in questo momento storico, l’aspetto comico e umoristico. Restano però l’ironia e la satira delle battute di Čechov che, nonostante tutto, non perdono di efficacia nella bocca degli artisti.
IL GLA PROTAGONISTA DELLA MESSA IN SCENA
Complessivamente di ottimo livello la prestazione attoriale dei membri del GLA, a partire dagli sposi (Oscar De Summa e Arianna Pozzoli) e dai genitori della sposa (Monica Demuru e Savino Paparella) fino agli ospiti zavorra (la levatrice Paola Tintinelli e il telegrafista Francesco Rotelli) e alla servitù (la cameriera Ilaria Marchianò e il maggiordomo Gianluca Stetur), passando per il pasticciere greco Luca Zacchini e il generale impostore Francesco Pennacchia. Come già anticipato ad accompagnare dall’esterno il banchetto, il polifonico Roberto Abbiati, a nostro parere il migliore in scena, che non ha mancato di condividere con il pubblico l’ilarità, contribuendo ad alimentarla. Alcuni scambi, soprattutto in apertura, non ci sono apparsi abbastanza tempestivi in questa prima assoluta e l’effetto comico, anche se non fondamentale nella drammaturgia, ne è stato leggermente inficiato senza però scalfire il tono complessivo dello spettacolo. In alcuni casi potremmo solo rimproverare alla farsa di risultare fin troppo sopra le righe in una maniera non funzionale all’effetto grottesco che lo stesso Morganti ha dichiarato nella presentazione dello spettacolo.
LE NOZZE E LA RIFLESSIONE SUL PRESENTE IN CHIUSURA
“Perché fare discorsi eruditi? Io non sono contrario a discutere delle più svariate scoperte in campo scientifico, ma in altro momento”. Al di là dell’apprezzabile e terapeutico intento di intrattenere in un momento storico così complicato, l’obiettivo del GLA è chiaro: in una nuova epoca minacciata dall’oscurantismo relativistico, LE NOZZE dimostra che l’inerzia culturale è insita nell’essere umano in ogni epoca, e quella furfanteria che al tempo di Čechov era l’elettricità, oggi potrebbe essere tranquillamente addotta alle innovazioni in campo medico od informatico. Pertanto, se inizialmente confortati dal non essere presenti al banchetto, rischiamo infine l’immedesimazione, di essere noi quei convitati e di esserci noi a quel tavolo, pronti a ricoprirci di ridicolo di fronte agli spettatori che, in un futuro forse non troppo lontano, potranno assistere al nostro presente. Un’acuta riflessione di cui ringraziare Teatro Metastasio e GLA e che intensifica l’amarezza, lasciandoci comunque un sorriso per la consapevolezza che esserci stati ha significato tornare in platea.
LE NOZZE
di Anton Cechov
regia Claudio Morganti
con Roberto Abbiati, Monica Demuru, Oscar De Summa, Ilaria Marchianò, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Arianna Pozzoli, Francesco Rotelli, Gianluca Stetur, Paola Tintinelli, Luca Zacchini
produzione Teatro Metastasio di Prato
Teatro Fabbricone, Prato
11 maggio 2021
NOTE SUL GRUPPO DI LAVORO ARTISTICO
Il Teatro Metastasio di Prato ha istituito un gruppo di 15 artisti (GLA, Gruppo di Lavoro Artistico), cui vengono garantiti residenzialità, continuità di lavoro e studio e progettazione comune per un tempo medio-lungo, a fronte di una produzione plurale, finalizzata non solo al palcoscenico ma anche alla radio e alla tv.
Scritturati continuativamente per otto mesi da ottobre 2020 a maggio 2021, i dieci interpreti – Roberto Abbiati, Monica Demuru, Oscar De Summa, Ilaria Marchianò, Savino Paparella, Francesco Pennacchia, Arianna Pozzoli, Francesco Rotelli, Paola Tintinelli, Luca Zacchini – e i 5 registi – Chiara Callegari, Massimiliano Civica, Roberto Latini, Claudio Morganti e Clio Scira Saccà – sono al lavoro per allestire spettacoli di prosa (sperando sia presto possibile metterli in scena), registrazioni di radiodrammi, radio-melodrammi e di trasmissioni radiofoniche di “arte varia”, produzioni di pillole video e di uno sceneggiato televisivo in bianco e nero in quattro puntate.
La produzione radio del GLA è contenuta all’interno del progetto L’ARTE INVISIBILE, a cura di Rodolfo Sacchettini, e prevede 16 appuntamenti messi in onda da novembre ad aprile da Rete Toscana Classica prima di essere fruibili anche sul nostro sito, sulle pagine social e sul canale YouTube.
Radiodrammi e adattamenti radiofonici, divagazioni artistiche sul Rigoletto e serate di varietà radiofonico compongono il programma di produzione originale che contribuisce a recuperare e rinnovare una ricca, ma troppo spesso dimenticata, tradizione di composizione artistica pensata appositamente per la radio.
La produzione televisiva del GLA, METinTV(aPrato), coordinata da Giacomo Forte in collaborazione con Tv Prato, prevede pillole video, instant movie e uno sceneggiato in bianco e nero come negli anni ’60.
Dopo aver già avviato e poi forzatamente interrotto la messa in onda di pillole promozionali per la presentazione degli spettacoli previsti nel cartellone fino a dicembre, a partire dal 16 novembre e fino alla fine di dicembre, ogni lunedì e giovedì alle ore 19, andranno in onda dodici puntate di Posto di sblocco, format particolare ideato dalla compagnia gli Omini che intercetta gli abitanti di Prato nelle vie cittadine per raccogliere sfoghi, mancanze e paure di questo tempo (successivamente visibili anche sul nostro sito, sulle pagine social e sul canale YouTube).
Quattro puntate con cadenza mensile a partire da gennaio saranno poi la cornice dello sceneggiato Il giornalino di Maigret con la sceneggiatura di Armando Pirozzi. Massimiliano Civica e Roberto Latini dirigeranno ciascuno due puntate di questo lavoro che, partendo dall’idea di una parodia dei vecchi sceneggiati italiani anni ’60, si immagina una inchiesta del Maigret di Gino Cervi nel collegio di Gian Burrasca, dove, tra l’altro, i bambini sono costretti a mettere in scena i racconti mensili del libro Cuore.