Unica l'attrice sul palco, diversi i personaggi. Parlando dei drammi umani che nascono nel vibrante mondo di un centro di procreazione assistita, l'attrice Emanuela Grimalda cambia maniera, voce e accento regionale, passa dal comico al tragico in un attimo e riesce a imitare l'interazione dinamica tra più figure senza ricorrere ai mezzi tecnici. E gli ultimi sembra che non glielo volessero proprio perdonare.
L'enorme interesse che ha attirato lo spettacolo – basato sull'omonimo romanzo di Eleonora Mazzoni – è stata causa della sua stessa parziale rovina: la sala non era assolutamente atta ad accogliere tante persone per un'azione di tipo teatrale, mentre probabilmente va più che bene per un comizio o per una conferenza (rigorosamente con un microfono, però).
Infatti, la struttura in sé, un ex reclusorio femminile che oggi ospita un vivace centro di aggregazione, propone un interessante dialogo tra le eleganti volte antiche e i suggestivi angolini adornati con candele da un lato e l'espressionismo creativo dei manifesti appesi di qua e di là e l'essenzialità del decoro dall'altro. Ma non ha alcuni elementi importanti per creare teatro drammatico: nella sala che accoglie lo spettacolo la prospettiva acustica non è proprio pensata e le sedie poste tutte sullo stesso livello non permettono di vedere il palco, la cui altezza non garantisce di per sé una comoda visione. L'atmosfera di dialogo intimo con lo spettatore, tentato dall'attrice soprattutto mentre incarnava la madre del personaggio centrale, finiva più o meno dopo la quarta fila. Oltre, cominciava il sacrificio.
Eppure, parrebbe che proprio le parole dette da questo personaggio, subdolo e fine, sono essenziali per la comprensione del dramma della figura centrale: una donna sul solco dei quaranta che non riesce a procreare nonostante già cinque tentativi dolorosi di fecondazione assistita. Per una gran parte dello spettacolo non si riesce a capire bene che problema ha questa signora che la spinge a sottomettersi al calvario infinito di analisi, punture, interminabili periodi di attesa, e umiliazioni non volute di procedure mediche standardizzate su grandi numeri di persone. E poi, di umiliazioni, anche quelle volute. Tutto questo in un mondo di oggi, sovrappopolato, con possibilità di viaggiare, di adottare bambini anche da lontano, con la fecondazione eterologa con tutto il relativo dibattito, – opzioni, tra l'altro, esplicitamente elencati da uno dei personaggi.
Invece, le lacerazioni profonde della protagonista che la porteranno a compiere il gesto drastico e disperato. I suoi monologhi che riportano indietro nel tempo e le tenere ninnananne ataviche a momenti accompagnano lo spettacolo suggeriscono la risposta: l'importanza che lei pone nel volere un figlio di proprio grembo nasce dal suo essere stata – ed essere – figlia. Dalla madre che inculca l'idea che una femmina deve compiere una funzione biologica. Da una vita vissuta su precetti degli altri.
Quest'ultimo aspetto è brillantemente illustrato indirettamente dai monologhi del marito, soprattutto durante la sconvenevole e imbarazzante masturbazione richiesta dai medici; e si notava anche dalle reazioni del pubblico che, mentre la fiacca e indecisa protagonista è il personaggio meno riuscito all'attrice, con il marito invece il punto è stato perfettamente centrato.
Una serata tutto sommato riuscita, con l'eroica attrice applaudita con cuore mentre cammina in mezzo alle strette file delle sedie da conferenza. Una serata tra le risate e le riflessioni, tra la compassione e le freddure, a contatto con il mistero unico e ammagliante della danza dei cromosomi che sconvolge profondamente molti… ma che può anche non sconvolgere alcuni altri.
Specie se sono seduti oltre la quarta fila e sono di statura piccola.
Info:
Visto il 6 marzo 2017 | h. 21.00 alla CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE
EMANUELA GRIMALDA
in
LE DIFETTOSE
impianto registico Serena Sinigaglia
un progetto di Emanuela Grimalda
liberamente ispirato al romanzo Le difettose di Eleonora Mazzoni
drammaturgia Eleonora Mazzoni,
Emanuela Grimalda, Serena Sinigaglia
aiuto regia Gianluca Di Lauro
elementi scenici Stefano Zullo
disegno luci Anna Merlo
aiuti alle scene Serena Ferrari, Elena Giannangeli
assistente alla produzione Valeria Iaquinto
distribuzione e ufficio stampa: OffRome
Produzione: Pierfrancesco Pisani, OffRome, Emanuela Grimalda con il sostegno di Corte Ospitale