LE BACCANTI @ Teatro Vascello: una follia dionisiaca senza tempo

Un teatro nudo accoglie lo spettatore di questa messa in scena de LE BACCANTI. Uno spazio scenico che rivela, fino ad integrarlo, ciò che di norma è nascosto: dietro le quinte il personaggio diventa attore, separando le due maschere; qui scompare il confine, mostrando al pubblico l'intelaiatura segreta della scena teatrale, i due spazi si uniscono creando una scena senza tempo.

È ciò che, in fondo, il dramma di Euripide da secoli ci racconta, il crollo del sottile confine di demarcazione tra follia e assennatezza, tra razionale e irrazionale, tra la machera pubblica e gli istinti nascosti e rinnegati. Ma la vittoria che l'irrazionale di Dioniso porta, "ha un sapore di lacrime", ci ricorda nel monologo il Messo che apre il secondo atto, che l'attrice Melania Giglio interpreta con abile e profonda intensità. La collocazione temporale sono volutamente incerti, confusi e simbolici. È come se il tempo si ricorresse e accennasse ai periodo storici in cui si sia voluta sfidare l'appartenenza all'Olimpo del Dio Dioniso, scatenandone la cieca furia.
Così Pènteo lo vediamo in abiti da gerarca nazista, Cadmo in nobile della Restaurazione, le Baccanti indossano invece gli abiti neutri dei sogni: panni, lacci, tessuti senza forma, corpi seminudi. Penteo, nei panni del gerarca nazista, rappresenta la perdita di contatto con il cielo, la sfida ottusa agli dei sostituendosi a Dio, come gli rimprovera Tiresia, " non c' è peggior folle di chi possiede potere, ma non saggezza".

Accompagnano le scene immagini proiettate sulla parete di fondo: nella prima, palazzi alveari moderni, ripresi dall'alto in panoramica: ci dicono che il dramma racconta non della Tebe o non solo della Tebe del IV sec a.C., ma anche del nostro tempo e delle nostre città recluse nell'anonimato. Così il sonno e l'oblio che porta Dioniso con il suo nettare, il vino, può essere sostituto alle droghe, in quelle forme di illusoria dimenticanza del dolore che si iniettano nelle più varie e disperate forme, persino internet ne costituisce una; o con sostanze chimiche che non hanno più alcun contatto con quella terra che nutre, tramite la quale Dioniso "all'uom donò l'umor dolce dei grappoli", ma che avvicinano o portano alla morte.
La Morte è simbolicamente sempre presente sulla scena, rappresentata da uno scheletro di bambino ricoperto da un lenzuolo: la Morte vicina ai riti bacchici, come ci spiega Freud; la Morte, la suprema distinzione, in definitiva, tra l' essere divino e l' essere umano. Le due spavalderie, di Pènteo e di Dioniso in questo sono diverse: il Dio non teme la morte, mentre per Pènteo sarà l' inizio della fine. Cominciare a temere la morte lo spingerà al ridicolo, a piegarsi ad indossare abiti da donna, lui, il re, il tiranno, colui che non dovrebbe temere nessuno.

I personaggi sono però soprattutto diversi nelle voci, e lo spiega chiaramente Daniele Salvo che costruisce un percorso autonomo sullo studio del suono. Il tono profondo, basso, quasi uscisse da una caverna dell' anima, della voce di Dioniso, interpretato da Daniele Salvo, incombe e tuona nello spazio, sempre accompagnata da un sorriso beffardo. Penteo ha invece un tono vago e inconsistente, che soccombe alla potenza sonora di Dioniso. Manuela Kustermann dà voce prima alla follia, poi alla disperazione, di un'Agave quasi stilizzata, composta nelle sue emozioni, quasi non si potesse giungere a tanto, anche con l' esperienza e la bravura dell'attrice, perché Euripide, nell'ultima scena di questo dramma, narra l'inenarrabile, pertanto qualunque forma di immedesimazione è preclusa.
Gli attori Paolo Bassegato, nel ruolo di Cadmo, e Paolo Lorimer, nel ruolo di Tiresia, danno vita a personaggi ricchi e complessi, perché articolati prima nel corpo e nei movimenti, e poi nelle sfumature delle voci, offrendoci momenti di dialogo apprezzabili e intensi. Anche nell'interpretazione de LE BACCANTI, si legge un lavoro sul corpo e sulle tonalità inusuali della voce, ma non giungono a far vibrare le corde che l'interpretazione della follia bacchica, dovrebbe far muovere.

Se le luci costruiscono un' atmosfera onirica, in cui i corpi diventano scultorei, a tratti rarefatti e sembrano alludere alle tante immagini che delle Baccanti l'arte figurativa ha offerto, manca la scompostezza vicina alla bruttezza che l' anima animale e selvaggia, richiesta loro da Dioniso, dovrebbe far affiorare.

Info:
"Le Baccanti Dionysus il Dio nato due volte", di Euripide
Regia di Daniele Salvo
Con Manuela Kustermann
Daniele Salvo
Paolo Bessegato
Paolo Lorimer
Diego Facciotti
 
Simone Ciampi
Melania Giglio;
nel ruolo di Baccanti: Elena Aimone, Giulia Galiani, Annamaria Ghirardelli, Melania Giglio, Elena Polic Greco, Francesca Mària, Silvia Pietta, Alessandra Salamida

 

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