Dal 27 ottobre ha preso avvio al Teatro dell’ Orologio il secondo percorso monografico del Teatrodilina che continuerà fino al 15 novembre: verranno messi in scena tre spettacoli che metteranno in evidenza la poetica teatrale che accomuna questo gruppo di artisti eterogenei provenienti da esperienze diverse.Apre le danze a questo percorso “LE VACANZE DEI SIGNORI LAGONÌA” scritto da Francesco Lagi e Francesco Colella, diretto da Francesco Lagi e interpretato dallo stesso Colella e Mariano Pirrello.
Due anziani sposati da quarant’anni, Ferdinando e Marisa Lagonia, sentono che il loro tempo è giunto agli sgoccioli ed è come un vento porta via con sé tutte le loro speranze, insieme ai propositi di una gioventù ormai lasciata alle spalle: tutto quello che potevano fare è stato fatto o forse non fatto, perché quello che ci accade spesso ha un aspetto molto diverso rispetto ai sogni che facciamo in tutta la nostra vita, e con difficoltà accettiamo le cose per quello che sono, con la loro semplice e naturale essenza che spesso ci fa sentire degli inetti sconfitti da una realtà che non accettiamo (“Pensa se fossimo ancora due bambini che si sono addormentati sotto l’ombrellone e che si sono sognati tutto”). Manca solo l’ultimo passo da fare prima che il decadimento totale porti via la dignità rimasta: andare incontro alla morte. Che cosa rimane da fare quando ormai, avanzata l’età, non si è più autosufficienti per una donna costretta su una sedia a rotelle perché ha perso totalmente la sensibilità delle gambe, e per un uomo, suo marito, che ha ormai la mente spenta che si attiva solo se sollecitata continuamente dagli stimoli immaginativi della moglie che non smette mai di parlare (ricordi di quando era bella e giovane, nuvole a forma di coniglio, gabbiani che muoiono d’infarto, ecc.) se non decidere di passare l’ultima giornata della propria vita in spiaggia sulla riva del mare in un giorno qualunque e in completa solitudine? L’atmosfera sembra ideale per perdersi tra le onde del mare e tra le onde dei ricordi e dei pensieri non detti che risuonano con forza tra le chiacchierate, la settimana enigmistica, i litigi, Gianni Morandi, le risate, i malocchi, i pianti e i sospiri affannati.
Lo spettacolo infatti prende avvio sulle note della celeberrima aria “Lascia ch’io pianga” (da “Rinaldo” di Georg Friedrich Handel), per sottolineare che entreremo nel mondo emotivo di Marisa e Ferdinando, fatto di tanti pianti soffocati e ingoiati per cercare di trovare sempre la forza di andare avanti a testa alta e col sorriso, sebbene abbiano perso il lavoro e la figlia Natasha in giovane età. Nonostante questa nota di sottofondo un po’ amara e malinconica, l’ironia e il divertimento non mancano, rendendo lo scorrere dello spettacolo leggero e piacevole allo spettatore. Notevole, infatti è il lavoro fatto dagli attori e dal regista per la capacità che hanno avuto nel mantenere un perfetto equilibrio tra le varie tensioni drammatiche che presenta il testo, senza mai cadere nel ridicolo o nello stucchevole, mantenendo costantemente una semplicità rara che dona all’opera una raffinatezza e una sobrietà efficacissime. Sembra quasi incredibile affermare ciò dal momento che la signora Marisa Lagonìa è interpretata da un uomo (Francesco Colella) e per di più con la barba!! In un primo momento si potrebbe restare interdetti, e invece le straordinarie capacità di questo attore hanno reso tutto credibile: le intonazioni, la cadenza, la mimica, la musicalità, la gestualità permettono allo spettatore di credere che lui sia davvero una signora anziana calabrese, e così l’interpretazione permette all’immaginazione di andare oltre quello che sembra, ricordandoci che nel Teatro tutto può essere possibile, se fatto ad arte, e solo un attore che conosce e sa gestire bene questa magia può riuscirci e non è da meno il suo compagno e marito di scena (Mariano Pirrello). Tutte le sfumature emotive delle battute sono colte e trasmesse magistralmente, tant’è vero che tutte le parole o i gesti volutamente ripetitivi (“Ferdinando, oh Ferdinando mio!”),non sono mai uguali ai precedenti!
Con questo spettacolo lo spettatore viene subdolamente, e piacevolmente, riempito di tanti stimoli a sua insaputa capaci di aprire mondi interiori lasciati assopiti portandosi a casa una scossa emotiva silenziosa e positiva, e tanti spunti su cui riflettere per sentirsi parte di un’unica identità: quella umana.
Complimenti! E speriamo che il lavoro del Teatrodilina abbia vita lunga e prosperosa, perché abbiamo ancora bisogno di questo tipo di Teatro…per fortuna!
Quindi non perdete i prossimi due appuntamenti del loro percorso monografico “Banane” (dal 3 all’8 novembre) e “Gli uccelli migratori” (dal 12 al 15 novembre) al Teatro dell’ Orologio.
(Foto di scena di Manuela Giusto)