LE TROIANE è un adattamento dell’antica tragedia euripidea proposto dai registi russi Valery Fokin e Nikolay Roshchin e prodotto dallo Stabile di Napoli in collaborazione con il Teatro Alexandrinsky di San Pietroburgo per il Napoli Teatro Festival Italia, in scena il 2 e 3 luglio al Parco Archeologico di Posillipo. La splendida cornice dell’antico anfiteatro romano di Posillipo è di per sé suggestiva e regala alla messinscena la possibilità di calare il proprio pubblico da subito nella storia, quella antica e quella moderna, e di arricchirla con numerosi effetti scenici.
Il percorso da seguire per prendere posto nell’anfiteatro attraversa un campo militare delimitato da cadaveri, chiusi in sacche di plastica nera, e da file di soldati armati con uniformi in stile nazista, mentre la voce di una ricetrasmittente ripete “tutto bene”. Sulla scena una tavola apparecchiata per 20 persone, un banchetto intorno al quale vincitori e vinti si ritrovano a documentare la vittoria. La città di Troia è caduta per mano degli Achei e le troiane vengono assegnate come schiave ai vincitori: Cassandra ad Agamennone, Andromaca a Neottolemo, Ecuba a Odisseo. Entrano prima le donne portate da soldati e coperte da una sacco bianco, seguono poi gli achei che arrivano su due grossi fuoristrada urlando un’isterica allegria, mentre un uomo della “press” riprende con la telecamera tutta la scena: un "Grande Fratello" che dà la possibilità di osservare da vicino ma non troppo la guerra, la violenza, la relazione vittima-carnefice (“sorridete siamo in onda”). LE TROIANE è una tragedia classica con un approccio contemporaneo in cui la struttura drammaturgica del testo viene scardinata in favore dei comportamenti dei personaggi, mostrando persone che si uccidono le une con le altre, ma che vogliono rimanere nei limiti del comportamento civile e a questo scopo indossano a fatica le maschere della tolleranza. E’ il dramma del dolore degli sconfitti e della sventura di fronte alla aggressività dei vincitori, dei loro deliri di onnipotenza e di come questa follia sia comunicata mediaticamente al resto del mondo.
Il bianco e il nero, a parte il rosso del sangue, sono gli unici due colori presenti in scena, colori del terrorismo islamista, ma anche quelli dei vecchi totalitarismi (Taltibio, oltre che apparire come un Hitler un po’chapliniano, quando annuncia ad Andromaca che suo figlio Astianatte verrà ucciso dall’impalcatura sulla sommità dello schermo fa chiaramente riferimento a Mussolini nei suoi discorsi pronunciati dal balcone di Palazzo Venezia). Ricca sicuramente è la scenografia, ma traspare una ricerca dell’effetto scenico che rende a volte alcuni elementi artificiosi (come lo strappare la tovaglia per fasciare il piccolo Astianatte).
Il coro convince, è un elemento che amplifica le isterie dei diversi personaggi in scena e della rappresentazione stessa. Un attimo di respiro, prima dell’inizio della fine, ci viene offerto dagli dèi Posidone e Atena, proposti in modo dissacrante con le loro grottesche nudità. Poi, sulle note di “brucia Troia”, prende il via l’esecuzione delle donne sedute al tavolo, uno sparo sincrono di colpi di pistola alla nuca, dopo il quale tutto viene minuziosamente ripulito. Manca in generale in questo quadro di pazzia, cattiveria e insensibilità, il pathos: i protagonisti comunicano corto-circuiti emotivi a partire da Menelao (Antonio Marfella) presenza poco sentita sul palco, debole rispetto agli altri personaggi; Cassandra (bravissima Autilia Ranieri), posseduta da una forza non umana ci ricorda spaventosamente la protagonista de "L’esorcista" (recita parole all’incontrario, il suo volto assume espressioni deformanti, cammina utilizzando mani e piedi) e la stessa Ecuba (la talentuosa e carismatica Angela Pagano) appaiono un po' fredde, distaccate, dissociate da quello che stanno vivendo fuori, ma anche dentro di sé. Meno fredde Elena (Federica Sandrini) e soprattutto Andromaca (Giovanna Di Rauso), la cui disperazione è davvero dolore e non solo follia. Convincente è anche Taltibio (un energico Leandro Amato), il “conduttore della puntata”.
La pièce nel complesso risulta interessante e molti sono stati gli spunti di riflessione e i riferimenti letterari, storici e massmediali. Le troiane di Fokin e Roshchin mettono insieme le grandi tragedie classiche e le guerre moderne e contemporanee, il cinema e i reality show: tanta roba, troppa forse. Forse la penalizza il fatto di essersi presentata come un adattamento del testo di Euripide; forse meritava uno spazio tutto suo.
Riferimenti:
LE TROIANE
Parco Archeologico di Pausilypon 2 e 3 luglio 2016
NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA
Regia di Valery Fokin e Nikolay Roschchin
DI/BY EURIPIDE
TRADUZIONE/TRANSLATION MONICA CENTANNI
REGIA/DIRECTED BY VALERY FOKIN, NIKOLAY ROSHCHIN
CON/WITH ANGELA PAGANO, LEANDRO AMATO, CLAUDIA BALSAMO, CINZIA CORDELLA,GIOVANNA DI RAUSO, ANTONIO MARFELLA, SERENA MARZIALE, FRANCESCA MUOIO, AUTILIA RANIERI, FEDERICA SANDRINI
E CON/AND WITH ALESSANDRO BALLETTA, ANGELA BERTAMINO, CARLO GELTRUDE, ELISA GUARRAGGI, VINCENZO ESPOSITO, GAETANO MIGLIACCIO, DARIO REA, FRANCESCO ROCCASECCA, UMBERTO SALVATO, FRANCESCO SCOLARO
SCENE E COSTUMI/SET AND COSTUME DESIGN NIKOLAY ROSHCHIN
MUSICHE/MUSIC IVAN VOLKOV
PRODUZIONE/PRODUCTION FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA, TEATRO STABILE DI NAPOLI
IN COLLABORAZIONE CON/IN COLLABORATION WITH TEATRO ALEXANDRINSKY – SAN PIETROBURGO