Nel buio di sala del Sala Uno Teatro si diffondono le note di ispirazione medievale e orientale composte da Tito Rinesi, che ci evocano già da subito le atmosfere nelle quali saremo ben presto immersi: le meraviglie e i misteri dell’impero di Kublai Kan. Il territorio ha un’ampiezza talmente sterminata da far sì che per il suo sovrano sia impossibile conoscerlo interamente. Ed è così che alla fierezza per le nuove conquiste e per le prodezze militari è ben presto subentrata la malinconia. Va in scena al Sala Uno Teatro LE CITTà INVISIBILI, fino al 16 ottobre
Egli manda dunque Marco Polo a esplorare le regioni più remote del suo impero, perché possa poi raccontargliene. Quando si accendono le luci vediamo Kublai Kan (Alessandro Vantini) in piedi in un regale costume di velluto verde. La scena è arredata in modo semplice, ma efficace: il trono, rosso, sulla sinistra, la mappa dell’impero appesa al centro sulla parete di fondo, sulla destra le tre attrici (Brunella Petrini, Alessandra Aulicino, Lidia Miceli) che impersonano, sia a turno, sia contemporaneamente, Marco Polo.
Con lievi movimenti di danza, accatastano al centro del palco sacchi, cesti, secchi, bauli e altri oggetti, bottini di viaggio, ma anche evocativi tasselli di storie umane, quelle che si dipanano nei loro racconti di città remote e oniriche. Alternandosi descrivono le città di Tamara, Diomira, Zenobia, Tecla, Cloe, Eufemia, Despina, Zirma, Eusapia, Sofronia, Valdrada, Leonia, Adelma. Ognuna è espressione di un punto di vista, di un’impressione, di uno stato d’animo umano, ognuna reale e irreale al tempo stesso, sognata o interpretata sulla base dei propri vissuti e dei propri desideri. Ai racconti si accompagna una suggestiva musica, a tratti malinconica, a tratti movimentata, che sembra seguire le linee immaginarie, le curve, le scale, le svolte, le salite e le discese delle città di Calvino.
La resa, a livello estetico, è convincente e affascinante, i colori dei costumi, il tono delle voci e la gestualità sanno suscitare emozioni durante le narrazioni. La recitazione è coinvolgente, mentre la regia di Ivan Vincenzo Cozzi è fluida e ha un buon ritmo.
Ben riuscito l’escamotage della scissione in tre di Marco Polo: ognuna delle attrici rappresenta un diverso aspetto della mente umana, ma in costante dialogo con gli altri, come in un gioco di proiezioni e di specchi tale da far perdere i riferimenti identitari e da far sì che l’una si confonda con l’altra, o che ci si confonda tra sé e una città immaginaria, tra realtà e ricordi («La memoria è ridondante: ripete i segni perché la città cominci a esistere»).
Non possiamo che prendere atto di questo carosello incoerente e camaleontico che è l’identità umana e ammirare nelle imprevedibili e caleidoscopiche «città invisibili» le fantastiche forme in cui essa si concretizza. Non resta che continuare il viaggio e scoprire nuove impressioni, che forse un giorno, assemblandosi, comporranno la città perfetta (se mai questa esista o se mai non lo siano già tutte, sia singolarmente, sia nel loro insieme).
LE CITTÀ INVISIBILI – THE WAY TO THE INDIES
11 – 16 ottobre 2016
di Italo Calvino
Regia di Ivan Vincenzo Cozzi
BIGLIETTO RIDOTTO a 10 euro+2 tessera PER CHI PRENOTA COME LETTORE DI GUFETTO
tel: 06 86606211 dalle 17.00 alle 20.00