Il testo rivisitato di Lucia Banfi de ‘Le Beatrici’ di Stefano Benni e messo in scena al Teatro Studio uno dal 19 al 22 maggio per la rassegna NON è UN TEATRO PER GIOVANI, si rivela intenso ed emozionante. La pièce mette in scena cinque monologhi al femminile degli otto scritti dall’autore. Cinque racconti tragicomici sull’isteria, sul potere, sull’ emarginazione, l’indifferenza, l’abbandono, sull’attesa, quella che fa vivere d’amore e quella che fa morire di solitudine spingendoci a fuggirla nei ricordi e anche quella che ci porta a stare dietro ad una finestra a bramare la vita che dà un raggio di luna, severa maestra.
Un viaggio scevro da ogni giudizio, nella mente di cinque personalità femminili che divengono paradigma della vulnerabilità della psiche umana in tutte le sue sfaccettature, uno “spartito” di voci che utilizza il linguaggio e i gesti della quotidianità per rappresentarne l’essenza.
Nel buio tre donne coperte da un mantello scuro con cappuccio prendono posto sul fondo della scena, ciascuna dietro un telo trasparente. Scenografia essenziale: un piccolo tavolo con una scacchiera ed un telefono fissi sulla scena che solo nell’ultima storia cederanno il posto ad una pedana di legno intorno alla quale ballano le donne-lupo. Dopo il primo racconto, mano a mano dal fondo i personaggi prendono vita al centro del palco, creando un susseguirsi fluido e dinamico di storie: la mocciosa (Clara Morlino), un personaggio rivisitato in chiave napoletana, cha ama lo shopping, i cellulari e fare del gossip, un’adolescente in stile “vrenzola” superficiale e insensibile, che ci racconta, parlando al telefono, la storia di una amica che uccide la madre con 86 coltellate per non averle dato i soldi per le extension; una presidentessa (Luisa Banfi), cinica e spietata, l’industrialessa numero uno d’Italia, donna in carriera ma anche buona casalinga a cui piace inventare e cucinare ricette segrete, come quella contro l’impasse degli esuberi della sua azienda: unire agli avanzi la creatività dei grandi chef, ‘ottimizzandò così le risorse; una donna che attende (Giuditta Pascucci), la donna che fa parte dell’esercito di quelle che aspettano ‘a spasmi e inciampi’ e non importa cosa: un’amante, un marito, un figlio, una figlia, un medico con un verdetto, un assassino col coltello, uno sconosciuto. Ciò che conta è che chi aspetta è vivo, perché ama; la vecchiaccia (Giulia Sucapane) sulla sedia a rotelle nel buio di uno ospizio, che spazia liberamente nella sua memoria, quella della sua giovinezza, di quando aveva 20anni, perché ‘l’anima non le puzza come il corpò; il personaggio corale di Mademoiselle Lycathrope, le quattro donne-lupo che mangiano solo uomini sui 40 anni, meglio se filogovernativi.
Nere tra un mare di pecore bianche, che ballano in attesa del giorno in cui non si uccide più ma si lascia che siano gli altri a uccidere. Magari quella parte buia di noi in cui nascondiamo gli inconfessabili desideri.
Lunghi applausi per le 4 giovani attrici (in particolare Giuditta Pascucci e Giulia Sucapane), quattro 22enni che ci hanno emozionato e tenuti fermi sulle sedie mentre i nostri occhi erano fissi sul palco in uno scambio emotivo continuo con i loro personaggi e con il racconto delle loro vite, piene seppur tormentate. Non c’è che dire, c’è tutto: qualità nell’interpretazione, buona tecnica vocale, talento.
Un teatro off che non ha nulla da invidiare al teatro degli spazi ufficiali.
Info:
TEATRO STUDIO UNO
LE BEATRICI
da
Le Beatrici – Stefano Benni
Assistente alla regia: Alfonso Carfora
Voce fuori campo: Simone Bobini
Scene e costumi: Adelaide Stazi
Installazione pittorica: Beatrice Banfi
Grafica: Giulia Sucapane
Produzione Associazione Culturale Ingranaggi
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara).
Ingr. 10 euro.Tessera associativa gratuita
Giov – Sab ore 21 Domenica ore 18