LA VISITA @ Intrecci d’Estate: la vecchia signora che non c’era

Gufetto è stato a Intrecci d’estate, rassegna teatrale diretta da Gisella Marilli e Eleonora Cappelletti, in gran forma alla sua settima edizione. Tra le perle, spicca l’estro di Riccardo Giannini, con lo spettacolo di fine laboratorio da lui condotto, dal 25 al 28 giugno a Villa Peyron: LA VISITA, liberamente ispirato a “La visita della vecchia signora” (1956) di F. Durrenmatt.

Durrenmatt (scrittore, drammaturgo e pittore svizzero del primo ‘900) al posto della penna ha un bisturi e la capacità di svelare con esattezza e toni assurdi i fragili capillari dell’etica. Chi legge i suoi testi si trova beffato da una giustizia inaccessibile o distorta dal potere e dalle sue infestate propaggini.

La cifra grottesca de “La Visita della Vecchia Signora”, opera d’ispirazione dello spettacolo, è l’humus naturale di Riccardo Giannini, un regista di importante immaginazione e vitalità, che da anni si diverte a far esplodere sulla scena l’impossibilità di un senso, facendo dell’equivoco e del paradosso, da Goldoni a Ionesco, una macchina implacabile di meraviglie, pronta a toglierci orientamento e posizione identitaria. Si diverte sì, perché la sua visione non si spoglia mai di quella leggerezza che rende risibile la sorte e rigogliosa la vita. La vecchia signora cui allude l’opera di Durrenmatt, è milionaria e cattiva, sovrasta, tiranneggia… e in questo spettacolo non c’è! Giannini ha tolto di mezzo la protagonista ed è questa l’invenzione cruciale e la chiave di lettura della sua regia. Rendendola assente non solo ne evidenzia la natura fantasmatica, ma mette al centro la polveriera umana marcescente, solo in attesa di una miccia, per mostrare di cosa siamo capaci.

Dunque, gli unici protagonisti sono gli abitanti, proni nella farsa delle reverenze alla loro “salvatrice”, affamati di quei miracolosi e maledicenti soldi. Una coralità di agghiaccianti consensi, resa esteticamente godibile dal talento di Giannini, con i suoi divertenti congegni coreografici, in un coordinamento d’effetto di punteggiature, tra giochi vocali e gesti.
Il pubblico viene costretto a prender posto da due donne in divisa, fornite di una protesi monoculare, una sorta di occhio-videocamera a rinforzare la parodia del controllo. L’atmosfera è cupa come una fiaba. La scena spoglia. Vapori e fischi di una stazione. Gli abitanti sono barboni.

“L’unico divertimento che ci resta: guardar passare i treni” che ovviamente non si fermano più in quel paese di rovine.

Le donne in divisa succinta, le brave Benedetta Chiari e Diana Volpe, alternano sinuosità e modi da valletta a rigide mosse sado-militari, enunciano brani delle puntate precedenti e di quelle ancora nel caricatore. Siamo buttati dentro un reality di cronaca nera, ma anche dentro una soap opera. A guastare le ultime briciole di coscienza le bave del circo mediatico.
la visita_intrecci 2019Naturalmente i miserabili hanno ancora il loro ruolo: suora, maestra, sindaco, poliziotto, dottoressa, capotreno, negoziante e figlia. Siamo in zona pericolosa, quando la disperazione è stata valicata e la salvezza può venire solo dall’esterno.
La svolta è vicina, un treno finalmente si fermerà, e quale treno! È in arrivo Claretta divenuta milionaria, sta tornando al suo paese, dunque, via con i preparativi, in un susseguirsi esilarante su come omaggiarla “siate spontanei ma non troppo” e così provano applausi, inchini e inventano aneddoti sempre più inverosimili su una ragazza senza virtù, di cui nessuno ricorda granché. E che farsa sarebbe se il pubblico non fosse caldamente chiamato all’eccitazione del grande evento? Un festeggiare vano, un’ipocrisia esasperata, goffa.

La vecchia signora, Lei, esiste nelle loro parole e nell’attesa della resurrezione che porterebbe. Il culmine di questa parte concitata e riuscitissima è: “ecco che Claretta parla”, a cui segue un silenzio rotto a più riprese da un crescendo di sospiri e suoni di sorpresa. Le analogie alla stupidità della dittatura sono sottili e costanti. Si fanno spazio via via gli assoli del negoziante Alfredo, ex ragazzo di Claretta, in un richiamo romantico e ruffiano al “ti ricordi”? Ma è questo il problema: Claretta ricorda e la prima novità che porta in dono è la reintroduzione della pena di morte, completando il pacchetto con un’offerta da capogiro: “un miliardo in cambio della giustizia”. La giustizia? La testa di Alfredo.
Affiorano segreti sepolti con qualche colpo di scena, sullo stile di ”C’è posta per te”.
La macchina della corruzione si mette subito in moto, mostra un deforme patinato Apple, sfoggia uno smalto impeccabile. Gli abitanti comprati negano l’evidenza con gusto.

Cambiano i toni e le luci esasperano l’incubo. Ottimo il ritmo e la concatenazione di scene in contrasto che montano verso l’ineluttabile. Dalla debolezza escono fuori carnefici sempre più perfetti e nessuno è innocente. Alfredo si vede svuotare il negozio, tutti improvvisamente comprano, comprano, ed è così che apprende di essere stato condannato a morte. Anche la figlia- introdotta nel riadattamento di Giannini- ha una camicia nuova. Tradimento compiuto, totale. Ormai il personaggio è ridotto a una preda curva e senza fiato. Il contrasto con gli altri è efficacemente reso nei movimenti, nelle pose, nelle interpretazioni.
Momento indimenticabile quello in cui le donne, strette in gruppo, mangiano cioccolata e guardano, come al cinema, la finestra della ‘salvatrice’, assistendo e commentando il fotogramma dei suoi baci con l’ottavo marito.
Di diversa natura ma di uguale impatto la caccia ad Alfredo. Un uomo solo che in un momento ha intorno la guerra, accerchiato da tutti e bombardato con palline da ping-pong in una giostra indimenticabile. E ci portiamo a casa anche la delirante scena in cui i concittadini fingono di salutarlo e spingerlo alla partenza, mentre lo trattengono fisicamente con forza: “che sbadato le è passato il treno sotto il naso”.
A tenere il dramma è soltanto la vittima, il dramma è sovrastato anche espressivamente dall’incredibile rappresentazione estetica e sincronizzata di sadismo e cinismo corale. Per questo, lo spettacolo risulta fortemente crudele e spassoso.

“Passo alle votazioni: chi vuole la giustizia alzi la mano…la donazione è accettata non per denaro ma per amor di giustizia”.

Fermo immagine dell’esecuzione. La giustizia ha trionfato. Il tutto è estremamente attuale.
Allievi dell’ultim’anno tutti molto bravi, approdati a una pulizia di movimenti e a una scansione vocale di alto livello. Un apprezzamento personale a Giorgio Lumia, nella veste del poliziotto.

Info:
LA VISITA
Adattamento e regia di Riccardo Giannini
con Elisabetta Bertoldo, Benedetta Chiari, Valentina Corsi, Daniele Livi, Giorgio Lumia, Valeria Salonia, Paola Vannucci, Malvina Ficai Veltroni, Diana Volpe
luci Nicola Magno
suoni Simone Fisti

Intrecci d’Estate
Villa Peyron, Fiesole
25 luglio 2019

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF