A pochi giorni dal centesimo compleanno di Franca Valeri, Lella Costa ha regalato al pubblico fiorentino un’emozionante interpretazione del monologo La vedova Socrate, scritto dalla compianta artista recentemente scomparsa. Lo spettacolo era inserito all’interno della 73° edizione dell’Estate Fiesolana, rassegna che si svolge ogni anno presso il Teatro Romano di Fiesole.
a cura di Martina Corsi e Federica Murolo
“Morto che meglio non poteva”: esordisce così Santippe – la moglie di Socrate, ormai rimasta vedova – interpretata dalla meravigliosa Lella Costa, la quale ha voluto rendere omaggio a Franca Valeri, in occasione del suo 100° compleanno, interpretando il monologo/spettacolo LA VEDOVA SOCRATE, adattato liberamente da LA MORTE DI SOCRATE di Friedrich Dürrenmatt, e messo in scena per la prima volta nel 2003.
Santippe, la vedova di Socrate, dall’interno della sua bottega di antiquariato ci racconta di sé e del suo matrimonio. Fin dai tempi antichi ha incarnato il cliché della moglie acida e scorbutica, la Valeri invece ci dà di lei un ritratto non banale di una moglie fedele e legata al marito: Tippe, come la chiamava Socrate, è una donna sagace ed incredibilmente forte, colei che ha sempre portato i pantaloni in casa (“Che poi, cosa fanno in fondo i mariti?”), incarnazione della concretezza a dispetto di un marito che chiacchierava molto ma che in fondo pare fosse stato buono soltanto ad ubriacarsi e a fidarsi delle persone sbagliate. Tippe avrebbe tutte le carte in regola per affrontare il mondo fuori dalle mura domestiche, al quale però, per il solo fatto di essere nata donna, è costretta a rinunciare per rimanere al suo posto: “La politica non è adatta alla donna perché esclude il sentimento. E beh? Mi sembra che anche i lavori in casa lo escludano però!”. Il racconto della moglie inizia dal processo di Siracusa, in cui Socrate sarà condannato a morte, e qui si conclude con Santippe che pronuncia un discorso in onore del marito. Nel mezzo le vicissitudini della vita comune col filosofo, passando dagli aneddoti dei colleghi Platone, Aristofane e altri, che Tippe rende delle macchiette. Un racconto ironico che dissacra giganti sacri come Platone oltre allo stesso Socrate, riportandoci il punto di vista di una moglie che si battibecca continuamente col marito ma che non perde occasione per difenderlo. Un monologo spassionato e divertente, a suon di battute e frecciatine rivolte alla maschera del defunto consorte, che racconta la vita quotidiana di due sposi d’eccezione.
Lella Costa indossa i panni di Santippe con grazia, forza ed ironia, alternando vari registri di voce e dialetti in modo delicato e lineare, come un’orchestra. Entra sul palco portando con sé l’unico oggetto di scena, una maschera antica di Socrate, che posiziona su un’asta rivolta al pubblico ed a cui si rivolge per tutta la durata dello spettacolo. Elegantissima, indossa un vestito con una stola nera (impersona pur sempre una donna in lutto), in scena solo un telo nero che fa da tappeto, contornato di luci, un palcoscenico nel palcoscenico, in cui la regina ed unica protagonista è Santippe. Ogni tanto accoglie personaggi che le chiedono un oggetto del suo negozio di antiquariato, appaiono con uno squillo di tromba e una luce proiettata sull’arena. Lella Costa dà voce ad un monologo di circa 70 minuti, conquistando subito il pubblico, rapito ed affascinato dalla sua indiscussa bravura e simpatia. Lo spettacolo non presenta accompagnamento musicale, se non all’inizio una musica tipicamente greca con cui l’attrice compare, e risulta comunque leggero ed allo stesso tempo riflessivo, merito della magia che Lella Costa ha saputo creare.
Ciò che emerge dal racconto è la figura di Santippe che resta una donna, una moglie – nonostante tutto quello che ha dovuto subire – molto innamorata del marito, legittimando solo ed unicamente sé stessa a parlarne male, e guai se qualcun altro si azzarda a farlo. Si scaglia, sempre in maniera sagacemente ironica, contro i vari personaggi di cui si circondava Socrate, che le hanno fatto passare innumerevoli pene, ed in particolare si rivolge contro Platone, suo bersaglio preferito, che sembra aver voluto rubare il pensiero del marito per farlo suo, approfittando del fatto che Socrate, com’è noto, non ha mai lasciato niente di scritto. Emerge dal racconto anche un matrimonio all’antica con la donna a casa a risolvere i guai del marito; eppure Tippe è una donna moderna, che rappresenta il vero fulcro della famiglia, che sa consigliare il marito e che rimane con lui anche quando prende scelte sbagliate. Un amore tenero e ironico che, con molti compromessi, forse sofferti, resiste alle insidie del tempo.
L’opera vuole mettere al centro, diversamente dal solito, una figura femminile dell’Antica Grecia comunemente nota solo per essere stata coniuge del più grande filosofo del tempo, ma che invece merita di essere raccontata e riscattata dalla comune etichetta di donna e moglie estremamente bisbetica. Moderno e antico si fondono in maniera assolutamente armonica in questo monologo, sullo sfondo dell’Antica Grecia con una protagonista che è una donna all’avanguardia, capace di vivere senza difficoltà anche nel nostro tempo.
Info
LA VEDOVA SOCRATE
di Franca Valeri
con Lella Costa
Liberamente tratto dall’Opera LA MORTE DI SOCRATE di Friedrich Dürrenmatt
per gentile concessione di Diogenes Verlag AG
regia Stefania Bonfadelli
produzione Centro Teatrale Bresciano con INDA Istituto Nazionale Dramma Antico
progetto a cura di MISMAONDA
Teatro Romano di Fiesole
30 luglio 2020