Con la messinscena della Compagnia Artisti Drama il 28 Febbraio 2020 prosegue al Piccolo Teatro Giullare di Salerno la quinta edizione di MUTAVERSO TEATRO, rassegna teatrale ideata e diretta da Vincenzo Albano, realizzata da Erre Teatro con il sostegno del Comune di Salerno.
Lasciando il mare alle spalle, inerpicandosi per il centro storico, si raggiunge il Piccolo Teatro Off nel cuore di Salerno, sede della storica Compagnia del Giullare. Accomodandosi sulle poltroncine rosse, il pubblico si ritrova immerso nel buio e senza riferimenti visivi ma dei passi lievi permettono di percepire che la performance sta iniziando. Due personaggi, un tavolino, un treppiedi da cui pende una lampada fioca che illumina timidamente una sezione circolare della scena: seduti modestamente un mago rigattiere, disinvolto nelle sue espressioni romanesche alla Gioachino Belli, e uno svogliato poetucolo partenopeo che ambisce a ricordare Rimbaud.
Negli occhi dello spettatore si fissano i capelli canuti dell'uno e la giacca di pelle consunta dell'altro nonostante l'intermittenza tra luce e buio che scandisce i cambi di scena, ottenendo l'effetto di dilatare il tempo della narrazione: il poeta Marco Manchisi non riesce a decifrare l'origine del suo malessere fisico e interroga il mago Stefano Vercelli che prova a darne una spiegazione attraverso i tarocchi. A loro completo agio i due attori occupano un indeterminato intervallo di tempo: sguazzando nell'improvvisazione, sono guidati da un canovaccio e si lasciano sorprendere dal continuo mescolare degli originali tarocchi inventati dallo stesso Vercelli. La performance diventa quanto mai unica affidandosi realmente alla casualità delle carte, tra una freddura comica e una virata malinconica, tra una ricetta a telefono e un rito magico.
Come due funamboli sospesi sull'incertezza e sulla paura nella reiterazione dei giorni, i due uomini non sanno quale sorte riserva loro la carta voltata, che può contraddire o confermare la sentenza della precedente, dipanando comunque lo spago necessario per risolvere l'equilibrio della narrazione. Il crocevia e la soluzione, attesa e temuta come una grazia, è l'apparizione dell'arcano maggiore, la carta della morte e del cambiamento: la Vecchia. L'esito ferale permette l'esibizione di due solitudini: entrambi gli uomini infatti, congeniali eppure estranei, trovano un'intesa nell'esorcizzazione della paura della morte, che incombe, senza essere mai chiamata in causa direttamente, anche quando le battute si interrompono a favore di una risata.
L'incipit in medias res, l'assenza di musica, la spigliatezza e l'inquitudine delle parole che si inseguono tra i due performer mostra al pubblico, che assiste come da uno spioncino, uno spaccato di quotidianità disillusa ma non arresa, con due uomini disinvolti che non hanno bisogno di caricare d'effetto mentre inscenano un tentativo dopo l'altro di interpellare l'ignoto. Per la regia di Rita Frongia la seconda opera della Trilogia del tavolino messa in scena da Drama Teatro Modena, una “commedia malinconica”, avulsa dalla ricerca della bellezza, che si interroga schiettamente sull'intellegibilità della vita.
PICCOLO TEATRO DEL GIULLARE
27 – 28 febbraio
Esecutivi per lo Spettacolo, Artisti Drama LA VECCHIA