Il Teatro Trastevere è incastonato dentro una delle belle piazze romane, anzi trasteverine. Paese nel paese: è questa la sensazione che ci dà il quartiere di Trilussa che gli dedica una piazza e una statua a poco da lì. C'è un cartellone ricco, selezionato con cura e che consigliamo di seguire. Martedì ha debuttato LA TEORIA DEL ROSPO di Emiliano De Magistris e Monica Maffei. Sulle tavole di legno lo stesso De Magistris (che cura anche la regia insieme alla Maffei) con Mauro Tiberi e Patrizio Recchioni. Repliche sino al 20 di Aprile.
La commedia in chiave comica, leggera: è la storia già vista ma sempre interessante di tre amici fraterni in piena condivisione logistica ed esistenziale. Tutto è lì: sotto la scure del tempo che scorre senza pause o dilazioni. Gli autori introducono l'originale quanto moderna sostituzione dell'orologio al contratto di casa risolto, quest'ultimo, repentinamente dal locatore e chissà per quale motivo (non viene chiarito). Questa improvvisa privazione di casa come alcova dove “bollire” ogni disagio, respirare i veleni e fomentare gli altrettanti sogni: acuisce l'ansia dei tre e impone una linea evidente di bilancio su cosa si è fatto, sugli obiettivi raggiunti. I tre sono un cuoco in continua sperimentazione; uno scrittore che ripudia la critica teatrale e culinaria e intanto rimane nel pantano della pagina bianca (la numero 27 da diversi anni…) e poi c'è l'autista di bus con manie da conquistatore. C'è ormai tra gli inquilini un incastro geometrico, e in quell'imperfezione i tre hanno trovato il loro comodo posto nel mondo, ma intanto covano progetti: vogliono “buttarsi” nella vita che brulica fuori. Non sono misantropi: sono uomini moderni, atterriti dalla stessa modernità. Immobili. Lo scontro è con l'offerta attuale e carente del lavoro che umilia i progetti. C'è precarietà. C'è la solita voglia di andare lontano a trovare quello che manca: Barcellona, Lisbona o Berlino dove sembra che la vita offra altro. Qui, in terra d'Italia, i traguardi si fanno difficili perché si muovono le bandiere d'arrivo, diventano oasi nel deserto delle ambizioni. “Non dormire per guardare la vita”. Rimanere ad occhi aperti anche se alla fine si perde e vince sempre la vita. Quando la materia è fuggevole, allora rimane la speranza e la Teoria, anzi la teoria del Rospo.
I tre sono moderni, la recitazione è fluida. La città della pièce è Roma e c'è l'eco del meraviglioso dialetto in ogni battuta. C'è verità. Deboli i monologhi. Ma la vera prova d'attore sono i dialoghi e quelli sono autentici. Ogni tanto c'è un calo di ritmo non dovuto al cambio d'umore dei personaggi, forse è solo la tensione della prima. La scenografia è scarna. Si usa un telo come fosse una quinta che ci ricorda che siamo a Teatro e non in quell'appartamento della zona Marconi. Ci sono foto che cadono perché hanno deboli appigli: quindi consigliamo una maggiore cura di questo non trascurabile aspetto.
Alcuni effetti sonori sono troppo alti e non contribuiscono a vivere a pieno la messinscena.
Dal 16 al 20 aprile 2019 ore 21
Teatro Trastevere
via Jacopa de'Settesoli 3, 00153 Roma
martedì-sabato ore 21
LA TEORIA DEL ROSPO
Da un’idea di
Monica Maffei e Emiliano De Magistris
Presentato da Versus
Con Mauro Tiberi, Emiliano De Magistris, Patrizio Recchioni