La sorella di Gesu Cristo, capolavoro riconosciuto di Oscar de Summa, in scena al Teatro Yves Montand a Monsummano grazie al progetto estremamente interessante di Abc Festival della cultura della partecipazione, gestito da Mimesis, è il terzo capitolo della trilogia della provincia, ambientato nelle viscere di quella ‘Italia di paesi’. Dopo Diario di Provincia e Stasera sono in vena, questo spettacolo ripropone il tema della giustizia, apparentemente semplice ai più ma profondamente controverso quando si intreccia pericolosamente con la sete di vendetta.
La scena vuota illuminata da dietro il fondale, un solo attore che diventa tutto, personaggio e narratore. La struttura dello spettacolo apparentemente è semplicissima: una lunga linea, una dorsale, sulla quale Maria (la sorella di Gesù Cristo, sì, perché il fratello, bellissimo, interpreta questa parte nella Via Crucis) cammina sola, in mano una Smith and Wesson ‘quasi più alta di lei’ per andare ad uccidere Santo Pigoni, che la sera prima le ha usato violenza. Questa linea verticale, questo cammino con la pistola in pugno per la strada del paese è un aiuto radicale per tracciare l’apparato di derivazioni che sostiene una storia solo apparentemente realistica, solo apparentemente cronachistica. In realtà dietro al racconto di un episodio di cronaca del Sud si trova tutta la tradizione western: il piano–sequenza è quello abituale in questo genere, da Sergio Leone a Tarantino, e si rintraccia pure l’Alessandro Baricco di City, dove non a caso un personaggio femminile scrive per tutta la vita una trama western che si conclude con un magnifico duello alla pistola (e con un duello sotterraneo e negato si concluderà, qui, lo spettacolo). Di Baricco risente anche l’impasto lessicale del testo, lirico e fumettistico a momenti alternati, complesso nell’apparente semplicità. E strutturalmente questo cammino angoscioso e ansiogeno, che fa sobbalzare più volte sulla sedia per le repentine bordate di dolore che getta in onde sullo spettatore, richiama Marquez, la cui Cronaca di una morte annunciata è sicuramente il secret sharer del capolavoro di De Summa. Perché la linea apparentemente retta, questa camminata sul bordo friabile della vendetta, si dilata invece in anelli concentrici, il passato, il privato, i sentimenti dei vari personaggi che ne fanno testimonianza, e la linea retta diventa labirinto. Rosario, che corre a casa a prendere il fucile perché nessuno fermi il viaggio di Maria, ci apre una prospettiva vertiginosa sulle radici segrete della violenza, i discorsi, i sussurri, le menzogne con cui gli uomini sporcano la bellezza di una ragazza dichiarandola disponibile. E allora se le proprie figlie vanno protette (‘perché devo avere due brave figlie se mi tocca scortarle per tutto il paese?’), se questa ragazza va protetta, ecco, allora, questo va fatto (‘se sei un uomo corri a casa e prendi il fucile’: uno dei momenti più struggenti dello spettacolo). Oppure Teresa, l’amica di Maria, che si concede ‘all’antipatico’, non si sa come, né perché, solo celebrando un momento di vita e di sesso; una storia segreta che viene spezzata brutalmente: ‘rivestiti e vattene’, dice lui, a bruciapelo, ed ecco, questo sì, è un tradimento, ed ecco, questa è la radice, terribile, profonda, insradicabile, della vera violenza, una prevaricazione senza rimedio, una ferita sempre aperta, irrimediabile. I cammini, i giardini segreti, gli spazi inesplorati dei vari personaggi sono il valore aggiunto di questo lavoro, che conosce una varietà tematica labirintica, e parla del femminile offeso e della complicità, del maschile frainteso eppure rapace e limitato e insieme eroico e profondamente protettivo. Parla del fatto che si può scegliere di essere donne anche in vecchiaia, sia lodato Gesù Cristo, come la madre di Santo che smette di implorare pietà per il figlio e riconosce le ragioni femminili e umane della giustizia. Parla delle alleanze e delle meschinità del paese, e infine della violenza. Maria infatti è la sorella di Gesù Cristo non solo perché il fratello, casualmente, lo personifica nella Via Crucis, ma per funzionalità narrativa, per essere lei un Cristo donna che percorre il suo viaggio di dolore con la pistola–croce nella mano, e seminando, al suo passaggio, un dolore che porterà luce, e consapevolezza, o disperazione, e buio, contemporaneamente.
De Summa non incarna Maria (il personaggio, anzi, parla poche volte, con voce stridula e anti stilnovistica): è il coro, è il mondo. Aiutato solo parzialmente e raramente dagli effetti del microfono, suona con tutto sé stesso una tastiera incredibile, che spazia da un’elevazione lirica di cristallo al grottesco, al comico di tradizione italiana. Ha mille voci, mille parole. Ha una colonna sonora di celebri brani, una colonna sonora rock viva e vibrante, dagli U2 ai Nirvana . Ha lo sfondo dei disegni in rigoroso bianco e nero di Massimo Pastore. Ma è sull’onda della sua voce sola che lo spettacolo balza e galoppa dritto al finale, a quel terribile duello conclusivo, in cui il violentatore dichiara la verità alla sua vittima, una verità che tutti conosciamo, da Eschilo in poi. Occhio per occhio è una regola che porta solo alla generale cecità. La violenza, spina dorsale del mondo, stringe forte chi se ne macchia, anche per vendetta. Se Maria sparerà il suo colpo di violenza, non sarà diversa da chi l’ha ferita. Vero? Falso? La risposta è nelle viscere di ognuno. Un colpo risuona, ma è buio. La zona buia, il non sapere di tutti noi. Cosa è successo, cosa è stato scelto? Non lo sappiamo. E qui, come molte grandi opere, il tema principale di questo lavoro di dolore e splendore diventa un tema antico: la giustizia. Naturalmente usciamo senza risposte eccetto una: ‘di bellezza si può anche morire’, proclama un personaggio. Esatto. Questa verità ce la portiamo via.
FUGGI LA TERRA E L’ONDE
Dopo questo vertice di poesia, il Festival Abc ha conosciuto un altro appuntamento: lunedì 20 maggio, a Cintolese, Lino Guanciale in Fuggi la terra e l’onde: una lettura di pagine di varie epoche e di vari autori, dall’Eneide alla contemporaneità, avente per oggetto il rischio, il fascino, le mille sfaccettature del mare. Lettura competente e trascinante, condotta in un rapporto di puro amore del pubblico verso il giovane attore, in un’atmosfera estremamente calda e piacevole che è certo l’humus migliore per trasmettere cultura. Anche questa volta, il Festival Abc ha restituito, pienamente, quanto aveva promesso.
ABC Festival
LA SORELLA DI GESUCRISTO
di e con Oscar De Summa
progetto luci e scena Matteo Gozzi
disegni Massimo Pastore
produzione La Corte Ospitale, Attodue, Armunia – Castiglioncello Festival Inequilibrio
con il sostegno di La Casa delle Storie, Corsia Of
foto Lucia Baldini
Teatro Yves Montand, Monsummano, Pistoia
18 maggio 2019