LA SCOMPARSA DI MAJORANA @ Teatro Palladium: mistero tra scienza e filosofia

Alla Garbatella si distingue tra l'edilizia popolare, il monumentale Palladium, edificio degli anni '20 che rimanda a certi classicismi perduti. Possente ma mite, ospita l'esposizione in chiave poliziesca del mistero più fitto dell'ultimo secolo: la scomparsa dello scienziato fisico siciliano Ettore Majorana avvenuta alla fine del '30. La pièce è riduzione teatrale del romanzo di Leonardo Sciascia omonimo curata, qui, da Fabrizio Catalano che dirige la messinscena in una serata unica, il 24 marzo scorso. In scena ci sono Roberto Negri, Loredana Cannata, Giovanna Rossi, Alessio Caruso. Le musiche sono originali e sono composte da Fabio Lombardi
“Siamo fatti delle stessa sostanza dei sogni”. Con questa frase lapidaria da fuori come un eco, inizia  la commedia. Il preludio ci immerge a pieno nell'atmosfera della serata: il desiderio di vita insito in ogni essere umano. Qui si tratta di capire quale fastidio intollerabile covi dentro il giovane fisico tanto da spingerlo a partire in nave da Palermo e perdersi tanto e non approdare mai nel nuovo porto. Napoli. Tante sono le supposizioni fantasiose: rapito dai tedeschi, dai russi o dagli americani e persino dai marziani. Furto di cervelli grave come la fuga degli stessi. Per Sciascia e altri intellettuali di quel tempo passato, il suo conterraneo scopre l'arma atomica, lo scandaloso segreto mortale, e terrorizzato da quello che ne avrebbe potuto fare l'uomo, preferisce scappare perché custode di quella notizia letale per il mondo intero. Preferisce nascondersi, confondersi uomo tra gli uomini; anzi monaco tra i monaci, che hanno fatto giuramento di non rivelare mai la propria identità. Ottimo. Comodo. 

Ci sono voci fuori campo, corpi, spari: l'essere umano in quel tempo di guerra è alienato. Ci sono morti che seppelliscono morti. E' una strage di sentimenti. Di vita.

scomparsa di majoranaSciascia e Catalano, ci presentano un fisico che è insieme un filosofo. Ettore è introverso o meglio chiuso, riservato. Non parla di numeri ma di teorie filosofiche. Rifugge dai suoi colleghi intenti a scoprire e consegnare ai potenti le loro intuizioni. Numeri su fogli che si depositano come polvere. Lui è geniale, ma riflette non solo sul meccanismo delle cose ma sugli effetti che queste possono avere sulla vita. Già a quattro anni calcolava la radice quadrata ma si vergognava e si rifugiava sotto il tavolo come l'alcova che avrebbe dovuto proteggerlo. Quando scopre il potere meraviglioso e devastante della nucleare si vergogna di nuovo e questa volta si nasconde sotto il saio di un monaco e scappa per il mondo sino a quando non viene scoperto, sospettato da un commissario. Lui nega, ma il dubbio monta. Il monaco sa troppe cose. Parla e pensa proprio come il fisico. Per tutti, compresa la moglie di Enrico Fermi, non ci sono più dubbi.

L'inquisito è basito e dice <<C'è un paese senza identità e tutti cercano la mia identità.>> E qui non si perde l'occasione di rimandare a quel Pirandello e al suo Mattia Pascal che sull'affare dell'identità la sa lunga. Ma tutti vogliono incastrare il fisico: non ha colpe. Perché arrestarlo? Non si può. Si è solo nascosto ma non ha commesso crimini, anzi probabilmente ha evitato il più grande di questi; ma intanto ci pensano gli Stati Uniti a fare ricerche su quel minuscolo atomo e sperimentare l'immensa e brutale potenza della bomba su Hiroshima e Nagasaki. Nonostante la fuga, qualcuno lontano ha trovato quel fiammifero micidiale che accende la terra. L'uomo, si dice per bocca del monaco o di Majorana, è indegno della vita, e l'ha sempre dimostrato con impegno, con la finzione. Inventando la menzogna quindi. Allora arriva fiero lo scienziato filosofo: libero. 

La recitazione di tutti gli attori è enfatica. Artificiosa. Non c'è verità. C'è una ricerca continua di belle intonazioni ma dissonanti e peraltro con ripetuti errori di dizione. Ci sono improvvise reazioni di voce non motivate. Giustificate. E' una fiera della vanità attoriale. Anche i movimenti sono amplificati, non reali. Peccato perché il testo è importante e la riduzione trattiene, nella trascrizione, tutto il senso o una sua buona parte. Luci ben calibrate. Affascinante l'effetto di ombre sulla vetrata. Suadenti i tagli. Le musiche di Lombardi sono in tema ed evocative del romanzo di Sciascia e di quel tardo '30 del secolo scorso.

 

Info:
La scomparsa di Majorana
dall’omonimo romanzo di Leonardo Sciascia
trascrizione teatrale e regia Fabrizio Catalano
scene e costumi Katia Titolo
musiche Fabio Lombardi
con Roberto Negri, Loredana Cannata, Giovanna Rossi, Alessio Caruso

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