Dal 12 al 15 ottobre nello splendido Teatro Brancaccino di Roma, Elena Russo è “LA REGGENTE”. Moglie del potente boss di un quartiere di Napoli, Vincenzo detto “o’ Pazzariello” incarcerato a vita, verrà da lui incaricata di continuare a condurre i loschi affari di famiglia. In questa vicenda non è sola: Salvatore Striano (attore di fama che ha esordito nel film GOMORRA) e Luigi Credendino interpretano i tirapiedi al fianco di questa donna appassionata e crudele.
La drammaturgia è il coraggioso e spietato ritratto de “LA REGGENTE”, erede di un regno criminale nella Napoli contemporanea. Destinata dal marito incarcerato a proseguire i suoi malaffari, la donna si farà carico di gestire il recupero del pizzo a danno degli esercenti del centro città di Napoli. Soldi, potere e crudele spietatezza affiorano nella donna che si ebbra del male fatto e della sete di sangue, diventandone dipendente. Questa spirale di violenza e ricchezza la avvilupperanno fino a farle perdere la ragione. Sola e passionale, con il marito in carcere, cercherà di riempire il vuoto interiore intrecciando una relazione di sesso con il fidato sicario del consorte, Eduardo. Le cose però non andranno come aveva pianificato.
La Reggente si troverà ad affrontare qualcosa che aveva sottovalutato: l’amore sincero e forte del suo scagnozzo e il pericolo della vendetta del marito per il tradimento subito. Questo, aggiunto alla follia per i crimini e alle depravate violenze fisiche perpetrati ai danni di chi non vuole sottostare ai suoi ricatti, la faranno cadere in un vortice di drammatici eventi.
La scelta di interpretare i dialoghi in dialetto napoletano non ne impedisce la comprensione anche a chi non conosce il lessico meridionale. Questo grazie agli attenti accenti, alle intonazioni e soprattutto alle oculate parafrasi disseminate nel testo.
I costumi amplificano l’animo malavitoso dei protagonisti grazie alla scelta del nero e della pelle. Essi si fondono con il nero dello sfondo, guidando gli spettatori a seguire con lo sguardo i volti degli attori, come una telecamera fissa in primo piano. Solo La Reggente cambierà d’abito a metà dello spettacolo, indossando una lunga tunica bianca e una vestaglia rossa, elementi peculiari che rafforzano il cambiamento della protagonista, sempre determinata e crudele, ma più vulnerabile e fragile.
Elena Russo ha la forza e la capacità di mettere in scena il ruolo della donna spregiudicata, arrogante e brutale. Sensuale e carnale padrona a capo di questa organizzazione criminale, punta al potere con un ritmo recitativo estremamente calcolato e grintoso. Impietosa e sadica contro chi si oppone al suo potere, si trasforma in una spietata carnefice capace delle più scellerate atrocità. La Russo si muove sul palcoscenico con abile maestria, dimostrando ancora una volta la sua familiarità con il palcoscenico, e la sua capacità trasformista, facendo evolvere in modo chiaro la personalità e i sentimenti del personaggio, ammaliando gli spettatori non solo con la franchezza della sua recitazione, ma con una dominante sensualità tipica delle donne partenopee, verace e morbida. La sua voce è piena di sfumature che l’artista sa dominare, catturando l’orecchio e creando una risposta negli spettatori, ora di risata, ora di sorpresa.
Anche i protagonisti maschili di questa travolgente e tragica storia non sono da meno della loro collega. Salvatore Striano, attore noto al grande pubblico grazie al film GOMORRA, dal passato fuori dall’ordinario, regala una sopraffina messa in scena, mettendo in mostra qualità attoriali decisamente potenti: ogni sua battuta è ben calibrata, fluida e penetrante. Persino i movimenti sono avvolti da armonia e virilità, sinceri e naturali. Dalla sua ha anche la rara capacità di vera immedesimazione che puntualmente porta con sé un’autenticità nel personaggio da far dimenticare di assistere a una messa in scena.
Come la Russo, anche lui rende partecipe a chi assiste alla duplicità dei sentimenti del personaggio, inscenando sì, un uomo dedito al malaffare, ma con un’etica forte e una spiccata umanità. Inoltre lo colora con l’amore tenero e protettivo che prova per la Reggente, senza scadere in banali sentimentalismi.
Luigi Credendino fa il suo, esprimendo un personaggio ambiguo e calcolatore, capace di confondere i pronostici sugli sviluppi del personaggio, esibendo un Diego realistico, uno scugnizzo napoletano che si può incontrare tra le vie dello splendido capoluogo campano. Sta in scena con grande attenzione alla cura della recitazione, entra ed esce dalle quinte con passo felpato, capace e formidabile nel creare intesa omogenea con la recitazione dei suoi partners. La regia di Stefano Incerti è un regalo graditissimo, sa fondere perfettamente lo spirito del male alla simpatia napoletana, ogni movimento è curato da una straordinaria scelta di luci tenui e sfumate, che non disturbano l’occhio, ma anzi, lo accompagnano proprio lì dove deve andare, sull’azione e sulla sospensione. Come la scena dove “La Reggente” si cambia d’abito ed ecco spuntare da una quinta un panello separè retroilluminato. La silhouette della Russo è un gioco voyeuristico di ombre cinesi, erotico senza volgarità. Ne esce quindi uno spettacolo profondo, flessibile, impeccabile, dove la storia ed i suoni sono al centro della rappresentazione. Così la scenografia è scarna, ma importante: un tavolo di acciaio cromato tipico delle cucine industriali al centro del palcoscenico ed un mobile toeletta grigio con uno specchio. Non è tutto, ci saranno un’enorme croce ed un letto matrimoniale con lenzuola di raso rosso sangue.
“LA REGGENTE” è il ritratto della solitudine e del poco conosciuto, seppur tristemente vero, ruolo delle donne all’interno della criminalità organizzata. Sono mogli e madri che abbracciano l’esistenza fuorilegge delle loro famiglie e spesso ne diventano non solo le compagne spettatrici, le confidenti, ma le protagoniste assolute. Quello che ha creato Fortunato Calvino è un ritratto spietato di una realtà viva nel nostro Paese. Ha plasmato una donna assetata di potere, malvagia e senza pietà per tutti coloro che cercheranno di metterle i bastoni tra le ruote. Si farà così contagiare dalla efferatezza di questa esistenza fino a perdere completamente l’umanità in una spirale di piacere e sadismo che metterà in atto con il “metodo della camera oscura”; una vera e propria stanza degli orrori che non si vedrà mai, ma che arriverà allo spettatore grazie alle urla delle vittime torturate e seviziate dalla Reggente. Tutto questo comincerà a spaventare i sottoposti della donna. In primis proprio Eduardo, che inizia una relazione sessuale con la moglie del suo boss affidata alla sua protezione. Il sesso, portato in scena magistralmente dalla coppia Russo – Striano, senza volgarità e con grande veridicità, si trasformerà in un amore ostacolato. E poi abbiamo Diego, sempre sospettoso sulle scelte della Reggente e conscio della follia che avvampa nell’ego smisurato della donna. Mentre cresce il delirio di onnipotenza di questa, cominciano però ad affiorare i sensi di colpa, i timori e le fragilità, portando la Reggente a dubitare di tutti i suoi fedeli, del marito e perfino di se stessa. In una girandola di eventi che faranno trattenere il fiato agli spettatori, “LA REGGENTE” è uno spettacolo unico che merita di essere visto e applaudito.
Info:
LA REGGENTE
Al Teatro Brancaccino
Dal 12 al 15 ottobre 2017
Autore: Fortunato Calvino
Regia: Stefano Incerti
Interpreti: Elena Russo; Salvatore Striano; Luigi Credendino.
Scenografie: Renato Lori
Costumi: Zaira De Vincentiis; Annalisa Ciaramella
Luci: Cesare Accetta