LA MUSICA DEUXIàˆME @ OFF/OFF THEATRE: Marguerite Duras omaggiata da Raffaella Morelli

Dall’8 al 13 maggio all’Off/Off Theatre rivive il disperato amore de LA MUSICA DEUXIÈME di Marguerite Duras in un adattamento di Raffaella Morelli con Elisabetta Spinelli e Monica Pariante. Un’opera sull’amore finito di Marguerite Duras, che incorona la compiutezza del rapporto durante l’ultimo incontro.Una regia che rimescola l’amore nei suoi generi ed affronta il lesbismo con delicata sensibilità. Un lavoro in sé piacevole seppur con qualche tiro da raddrizzare…

Marguerite Duras, scrittrice francese di fama internazionale, scrisse la prima stesura di questa pièce nel 1965 per poi riprenderla a distanza di vent’anni nel 1985. Se nell’originale i protagonisti sono un uomo ed una donna, in questo adattamento si collocano due donne. Alla fine degli anni 40 abbiamo quindi Michelle (Monica Pariante) architetto impegnata, e Anne-Marie (Elisabetta Spinelli), giovane interprete che si incontrano in una hall d’albergo dopo tre anni dalla loro separazione per definire la spartizione dei mobili di casa. Durante questa notte affronteranno il decorso della loro storia, interrogandosi sulla sua deprecabile fine.
Michelle ora sta con una giovane donna, Sophie, ma vive ancora nell’ombra del ricordo dell’amore che ha provato per Anne-Marie. Quest’ultima sta per sposare un uomo con il quale andrà a vivere negli Stati Uniti. Le vicende che hanno portato le due donne a separarsi si svelano attraverso i dialoghi delle due amanti. Quell’amore nascosto, nato proprio nell’Hotel dove si trovano oggi, ancora le perseguita. Se nella stanza alberghiera il loro amore era messo in sicurezza, quando hanno preso casa assieme qualcosa fra loro si è rotto. Anne-Marie si vergognava della sua omosessualità a differenza di Michelle, che partecipava alla loro storia come un sentimento “normale”. Cosa sia normale in amore è una delle domande che le protagoniste si pongono l’un l’altra e a se stesse. Anne-Marie esprime il suo desiderio di certezze nell’etero conformità di coppia: un marito, dei figli. Michelle invece si divora nella passione. I litigi, i pedinamenti, i silenzi che hanno saziato le loro insicurezze le hanno portate quasi ad un tragico finale: Michelle voleva uccidere Anne-Marie. Adesso però è tutto ancora in gioco, in bilico sul quel filo di seta che è l’ultima possibilità di concedersi all’amore.

La scenografia è curata e gradevole: il divano Chesterfield in pelle marrone con la texture capitonnè, le due sedie in legno scuro, il tavolo con gli scacchi e il mobiletto dei liquori si sposano in perfetta armonia fra loro. Sullo sfondo lo schermo retroilluminato in PVC con la colossale cornice dorata incastona il palcoscenico aggraziandolo con la luce soffusa. Per terra frammenti di uno specchio rotto vengono abilmente illuminati creando un gioco di riflessi sulla scena, apprezzabili nel loro intrinseco messaggio: la rottura di una storia nata proprio in quel luogo è ancora lì, a pezzi, e nessuno l’ha raccolta.

I costumi di Anne-Marie richiamano molto l’epoca in cui è svolta la vicenda. Entrando indossa un impermeabile chiaro ed un foulard rosso a coprire il capo e sotto un elegante abito a bretelle color panna, con l’ampio sottogonna in tulle. Gradevole addosso a Elisabetta Spinelli, tinteggiandola uniformemente ai capelli biondissimi, rimandando una figura eterea dalla diafana fragilità. Mentre, a nostro parere, lo stile del costume di Monica Pariante, fasciata in abiti scuri troppo attuali per la fine del 1940, stride con il contesto.

La regia di Raffaella Morelli è buona. Lasciando ampio spazio ai dialoghi, fa muovere le attrici in una delicata caccia al topo all’interno degli spazi visivi. Il suo adattamento de LA MUSICA DEUXIÈME è apprezzabile per aver omaggiato Marguerite Duras e per aver rimescolato l’amore nei suoi generi ed affrontando il lesbismo con delicata sensibilità. La stessa Duras in ogni sua opera accenna ad un’omosessualità latente, come si può leggere nella sua opera più famosa “L’Amant”, dove si dilunga sul fascino della compagna di liceo Hélène Lagonelle. Se però le opere durassiane sono basate sul legame fra Eros e Thanatos, su quella particella di morte in fondo agli occhi delle sue protagoniste, qui sfugge un poco questa freudiana morbosità. C’è, in effetti, ma non è stata calcata la mano fra il desiderio di amare e di morire-uccidere. Azzeccatissimi gli intermezzi musicali. La scelta del theme del film “Basic Instinct” composta da Jerry Goldsmith che apre lo spettacolo, getta subito un velo di mistero. Durante il ballo fra le protagoniste è significativa la citazione alla stessa Marguerite Duras, che scrisse il testo della canzone “INDIA SONG”, qui proposta nella versione originale con la voce di Jean Moreau, che fu grande amica dell’autrice francese. E infine le romantiche e melanconiche note di Chet Baker, che sfila nello spettacolo con “Almost Blue”.  Nella drammaturgia viene lasciata l’abitudine delle protagoniste di rivolgersi l’un l’altra con il pronome “VOI”, alla francese, tanto amato dalla Duras, ma vengono traditi i tratti più contraddistintivi dei dialoghi che l’hanno resa celebre. Le frasi tronche e nette restano uguali facendo però perdere l’abbondanza dello stile paratattico di Duras: la concatenazione di preposizioni principali di cui era padrona.

Monica Pariante ed Elisabetta Spinelli entrambe famose doppiatrici, sono un duo ben assortito. Se però la recitazione della Spinelli è gentile ed adatta al personaggio altrettanto quanto quella di Pariante nel rendere una Michelle forte e decisa, non sono riuscite a far credere allo spettatore di amarsi. Mancano nella passione che muove le viscere, che fa scoppiare il cuore, forse per un’insicurezza da Prima teatrale, ma non si ode il batticuore, non scatta la scintilla. La sensualità e la gestualità fra le due non è sincera e non è reattiva. Ci sono occasioni perdute per unire le due protagoniste negli abbracci e negli sfioramenti, piccole note che stonano su un progetto ambizioso e concreto, che ha il diritto di essere coltivato, sia per il coraggio di aver portato in scena un’opera di Marguerite Duras, sia per il tema attuale dell’omosessualità femminile. L’amore, la sua universalità e la disperazione che affonda in esso dopo una rottura, temi principali dell’opera, passano attraverso le parole della drammaturgia senza essere restituiti dalla coppia.

L’opera in sé è piacevole, ha una sua forza seppur con qualche tiro da raddrizzare. Se amate le opere francesi è sicuramente da vedere.

 

Info
"Compagnia Attori Doppiatori"
testo di Marguerite Duras

traduzione di Mariella Fenoglio
con Monica ParianteElisabetta Spinelli
regia e adattamento Raffaella Morelli
assistente alla regia Vicky Colombo
scene e costumi Daniela Casati Fava
voce di Sophie Gea Riva
assistente alla produzione Eleonora Pariante
disegno luci e fonica Manuela Barbato

image_pdfSCARICA QUESTO ARTICOLO IN FORMATO PDF