Fino al 12 febbraio è di scena al teatro dell'Orologio, LA MITE tratto dall'omonimo racconto di Fëdor Dostoevskij, nella versione teatrale di Cesar Brie; un nuovo gioiello del coraggioso e sensibile regista argentino. Dopo il toccante “Orfeo e Euridice” che parlava di eutanasia, il regista di Buenos Aires, si confronta nuovamente con due temi forti, spesso legati l'uno all'altro; l'amore e la morte che vanno di pari passo e determinano le azioni e le scelte dei due protagonisti, l'usuraio e la sua fragile e giovane moglie.
Se però il racconto dello scrittore russo è uno struggente soliloquio del protagonista, in questa versione teatrale a parlare sono entrambi i personaggi come in “Orfeo e Euridice” a confrontarsi erano i vivi coi morti. Più che un confronto, però, ne LA MITE ci sono le due visioni differenti di un incontro e di un matrimonio, le quali si incrociano, solo nel finale, nella presa di coscienza di due maniere diverse di amare; una totale e passionale e l'altra legata più alla sfera affettiva che sentimentale.
La scelta drammaturgica di far parlare i due personaggi offre una visione diversa rispetto al romanzo di Dostoevskij. Mette allo stesso livello l'uomo e la donna, dando alla parte più passiva della storia un ruolo attivo, in cui un uomo adulto e una ragazzina parlano di se stessi e dell'altro, dei propri stati d'animo, del proprio modo d'intendere la vita e il mondo, ribadendo una parità nel sentire e al contempo una dipendenza di entrambi. Il risultato è una riflessione tutt'oggi attualissima sul rapporto tra i due sessi e sulla vulnerabilità dei sentimenti che li trascende e trascende i ruoli sociali.
I due attori de LA MITE sono Daniele Cavone Felicioni e Clelia Cicero. Interpretano con pathos, eleganza e buone doti drammatiche i loro personaggi, sapendo calibrare bene le giuste sfumature che contraddistinguono la giovane moglie e l'usuraio.
La messa in scena de LA MITE è tutta giocata su un tavolo che inizialmente troviamo al lato della scena con un manichino (il cadavere della protagonista) che da le spalle al pubblico; tra l'altro, per uno strano gioco di luci, siamo indotti per buona parte della pièce a pensare che sia il corpo di un'altra attrice. Questo tavolo fungerà di volta in volta da casa, banco dei pegni, letto, balcone e infine tomba della protagonista. Cosa meglio di una tavola per presentare l'intimità di un marito e di una moglie? I due attori giocano con questo oggetto, ci saltano sopra, ci dormono, lo girano, lo invertono mettendo in scena la tragica storia dei loro personaggi.
Il servirsi di un oggetto per raccontare una storia è uno strumento molto potente. Cesar Brie ha sempre sfruttato quest'arma per rendere i suoi spettacoli simbolici e d'impatto, andando dritto all'obiettivo, il cuore dello spettatore; spezzato in due dopo la visione di questo spettacolo, amaro.
Info:
Visto al Teatro dell'Orologio l'8 febbraio 2017
dal giovedì al sabato ore 20.00 – domenica ore 17.00
LA MITE
adattamento e regia di César Brie
liberamente tratto dal racconto di Fëdor Dostoevskij
con Clelia Cicero, Daniele Cavone Felicioni
bambola realizzata da Tiziano Fario
musiche originali Pietro Traldi
costumi Elisa Alberghi
scene Roberto Spinacci
disegno luci Sergio Taddo Taddei
produzione Teatro Presente
Ph: Manuela Giusto
Trailer: