LA MITE @ Off Off Theatre: un eterno Dostoevskij impreziosito da danza e musica

Un uomo è da poco diventato vedovo. La sua giovanissima moglie si è suicidata poche ore prima. Ella è stesa su un tavolo, mentre egli attende in attesa che vengano a prelevarla. Comincia così LA MITE dall'omonimo racconto di Dostoevskij,andato in scena all'OFF OFF THEATRE.  

LA MITE: il dramma di Dostoevskij

Inizia così questa drammatica storia. Lui è un ex ufficiale che si reinventa aprendo un banco dei pegni. Lei una giovane adolescente, troppo giovane per gestire gli eventi che le si stanno per parare davanti. La vita matrimoniale non è priva di insidie e, a causa delle differenze fra i due dettate dalla distanza di età e dalle imposizioni sociali dell’epoca, nell’unione si insinua un silenzio che li accomuna. È proprio nel non dire, nell’incomunicabilità in cui si trova questo strano amore, fatto di risentimenti e di interrogativi senza risposte, che si snoda l’intera vicenda fino al suo drammatico epilogo.
La giovane moglie,” la mite”, docile e passionale al tempo stesso, tormentata dalla solitudine e dal freddo distacco che le riserva il marito, si imprigiona in un profondo silenzio per alleviare la sua condizione. L’ex ufficiale non riesce a fare uscire la voce. Anche lui si trincera in un mutismo selettivo, nascosto dietro un’immagine compassionevole che rivela un profondo egoismo e un certo sadismo. Il sopraggiungere in lei di una grave malattia suscita un’improvvisa passione nel marito, che le manifesta il proprio amore troppo lungamente represso. Desidera farsi perdonare e riamare dalla moglie e le chiede di dare un nuovo inizio al rapporto. Lo scoramento di lei è troppo grande e non riesce a risvegliare il sentimento per il marito. La mite in preda al dolore, nel ricordo degli anni vissuti nel tormento, si suicida gettandosi dalla finestra. Addolorato, l’uomo sa di essere stato la causa del fatale gesto e di averla persa per sempre. Si chiede come sopporterà il senso di colpa e la solitudine, ascoltando nel silenzio, il tempo che sfugge e tutto porta via.
Dostoevskij propone un monologo intenso, la confessione profonda di un amore che non ha saputo liberarsi e consegnarsi all’altro. Questo testo, la cui universalità ha superato gli anni e le società, arriva dritto allo spettatore come un colpo di fucile. Una storia matrimoniale sui sentimenti inespressi e le conseguenze a cui portano.

LA MITE: all'OFF OFF THEATRE buone idee registiche con qualche pecca 

La messa in scena di Raffaella Mattioli propone ottime ideazioni registiche. Cura nei particolari ogni dettaglio dello spettacolo. Apprezzabile l’idea della presenza della “mite” che, di bianco vestita, spettro appena nato, danza attorno al vedevo disperato. Le interazioni fra i due protagonisti sono ricche di pathos, cariche di quell’ultimo straziante saluto prima dell’inevitabile addio. A nostro avviso, però, gli intermezzi di danza spezzano la fluidità del monologo a causa della durata troppo lunga e di musiche troppe diverse tra loro, senza un fil rouge che creasse una continuità nella narrazione.
Le scenografie e i costumi di Giuseppe Miraudo regalano piaceri visivi degni di nota. I richiami alla Russia dostoevkjiana per mezzo di deliziose matrioske sparse in scena è incantevole. Il gusto con cui ha armonizzato gli arredi e tutti i piccoli oggetti denotano una consapevole ricercatezza. I costumi sono l’esempio di un teatro che con il minimo dispendio economico regala il massimo risultato, al quale non serve mezzi potenti per esprimere estro e conoscenza. La camicetta e la gonna ricamata sugli orli, di per sé già caratterizzano la protagonista, il suo fantasma, ma sono le culotte vittoriane a gamba lunga che fanno la differenza, piazzando subito il personaggio nella sua epoca storica.
La recitazione di Leonardo Sbragia non manca di fascino, anche se stavolta scarseggia di ritmo. Non ci convince il suo registro vocale. La scelta di imprimere forza a certe parole di fine frase, gridando di rabbia, le fa risuonare fuori tema. Un eccesso di passione, quando un garbato allentamento vocale  intensificherebbe molto di più l’emotività da trasmettere allo spettatore.
Nel suo insieme lo spettacolo ha una buona resa e rende giustizia ad un testo di grande impatto emotivo come quello di Dostoevskji.

Visto il 7 gennaio 2019.

LA MITE

adattamento di Raffaella Mattioli e Rossana Banti

liberamente tratto da La Mite di F. Dostoevskij

con Leonardo SbragiaGiorgia di Cristofalo

regia e coreografia Raffaella Mattioli

assistente alla regia Stefania Galatolo

scene e costumi Giuseppe Miraudo

luci Chico De Maio

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