Recensito da Gufetto nel 2017, lo spettacolo LA DONNA FATTA A PEZZI viene riproposto quest’anno all’interno di AVAMPOSTI Teatro Festival, rassegna organizzata dal Teatro Studio di Scandicci – sede del Teatro delle Donne da Marzo 2021 – ed in corso fino al 5 Dicembre 2021. Al fine di cogliere maggiori informazioni e aspetti sullo spettacolo, che quest’anno va in scena in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, abbiamo intervistato telefonicamente l’attore Antonio Fazzini, suo unico protagonista.
RACCONTO NEL RACCONTO: la donna fatta a pezzi
A differenza della prima messa in scena in cui il pubblico fu fatto accomodare dietro le quinte creando una sorta di cerchio magico ai piedi dell’attore, questa replica de La Donna Fatta a Pezzi vede invece gli spettatori seduti in posizione classica frontale rispetto alla scena, scelta che non toglie comunque la sensazione di essere trasportati in una notte d’Oriente dove un brillante Antonio Fazzini, interamente vestito di bianco, ha il compito di farsi narratore di questo “racconto nel racconto”. Camminando su di un tappeto persiano circondato da lanterne di luci calde, un vecchio baule di legno e tanti cubi colorati sorretti da altrettanti piedistalli, Fazzini inizia parallelamente a narrare due storie: quella di Akita, insegnante algerina di lettere che vuole condividere con i suoi studenti una lettura critica de Le Mille e una Notte che purtroppo non riuscirà a portare a termine in quanto barbaramente uccisa dai fondamentalisti islamici durante l’ultima lezione; in più la storia de La Donna Fatta a Pezzi, protagonista della fiaba stessa che, vittima di un meschino inganno, sarà accusata di tradimento da parte del marito e da lui stesso trucidata accecato dalla gelosia.
LE SCELTE REGISTICHE DI FILIPPO RENDA
Grazie ad interessanti scelte registiche di Filippo Renda, l’attore riesce a costruire un monologo intriso di pathos e ad accompagnare il pubblico senza che si perda tra le due storie seppur narrate contemporaneamente. In primo luogo con un gioco di luci: più calde ed intense quando è Sherazade a parlare, più fredde e dirette quando è invece la volta di Akita e quindi di Assia Djebar. In secondo luogo con l’idea di proiettare su quei cubi sorretti dai piedistalli ogni personaggio. Fazzini riesce magistralmente a rendere vive quelle scatoline colorate e ad aiutare così il pubblico a seguire un racconto abbastanza intricato ma anche aiutare sé stesso a non sentirsi totalmente solo in scena, come ha dichiarato durante la nostra intervista. Lo spettacolo è di una bellezza disarmante, permette di scoprire una scrittrice come Assia Djebar e la sua lotta per i diritti delle donne algerine e non solo, oltre che rappresentare una realtà estremamente contemporanea visto quanto le donne siano ancora lontane dal potere considerarsi davvero libere e non più vittime di discriminazioni e violenza.
INTERVISTA ALL’ATTORE ANTONIO FAZZINI
Federica Murolo: Come è venuto a conoscenza della storia della scrittrice algerina Assia Djebar? L’idea dello spettacolo è nata subito o ha avuto una fase di incubazione prima di vedere la luce?
Antonio Fazzini: La storia è un po’ lunga, ma cerco di sintetizzarla. Ho conosciuto Assia Djebar nel 2000 perché lavorai con lei in una riduzione teatrale di un suo romanzo chiamato “Figlie di Ismaele”, spettacolo che andò in scena al teatro di Roma, allora diretto da Mario Martone. Successivamente ci siamo un po’ persi di vista ma io ho sempre seguito le attività di Assia finché lei non si è ammalata e nel 2015 è morta. In quello stesso anno quindi fu organizzato a Roma un incontro per ricordarla ed insieme a Silvia Gallerano e Teresa Mannino fui chiamato a dare voce a delle letture. La editor di Assia, cioè la persona che l’ha portata in Italia, mi affidò un pezzetto di questo racconto che si intitolava “La donna fatta a pezzi”. Mentre leggevo quel racconto e soprattutto quando l’ho proposto alle persone che ascoltavano ho capito che valeva la pena portarlo in scena. Ne parlai con Cristina Ghelli del Teatro delle Donne che accettò subito di produrlo, imbarcammo in questa avventura Filippo Renda che ha fatto l’adattamento alla regia e così è nato il progetto.
Contro la violenza sulle donne
FM: Lo spettacolo è stato presentato come prima nazionale nel 2017 ed oggi lo vediamo riproposto all’interno delle celebrazioni per la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Questo ha modificato il riscontro da parte del pubblico rispetto alle prime rappresentazioni?
AF: Direi che purtroppo rispetto alle prime rappresentazioni il tema è ancora più sentito, probabilmente perché si accede a tante più informazioni sulla violenza sulle donne e forse per questo riconosciamo ancora di più questo aspetto. La violenza c’è sempre stata ma adesso sono certo che è aumentata soprattutto durante il lockdown. Se andiamo bene a vedere i fronti aperti dove le donne insieme ai bambini sono le prime vittime, sono infiniti. Siamo noi stessi presi dalle notizie delle sorti delle donne afghane. Per cui credo che adesso ci sia ancora più sensibilità rispetto a quando abbiamo cominciato. Diciamo pure che le cose sono peggiorate purtroppo!
FM: Che rapporto ha avuto con il regista per la messa in scena? Ne sono previsti altri insieme?
AF: Filippo Renda mi ha cucito addosso questa regia. Con lui è stato sempre un rapporto bellissimo, ai tempi era molto giovane, credo avesse 28 anni quando ci siamo incontrati. E’ una persona molto preparata, molto seria e che ha delle idee bellissime anche da un punto di vista di drammaturgia e che ama lavorare con gli attori. Ed io in particolare amo lavorare con lui, tant’è che abbiamo fatto insieme altri due progetti che purtroppo per i soliti motivi che sappiamo sono rimasti a livello di anteprima. Abbiamo fatto un lavoro due anni fa dove c’era anche Elena Arvigo insieme a me e poi abbiamo fatto un lavoro io e lui che doveva essere una bozza per poi proseguire nella produzione. Questa è una cosa che vogliamo portare avanti, però adesso bisogna vedere un po’ che cosa succede insomma. Con Filippo la collaborazione continua e mi auguro che continuerà a lungo.
LA DONNA FATTA A PEZZI
dal racconto di Assia Djebar nella raccolta “Nel cuore della notte algerina”
testo e regia Filippo Renda
aiuto regia Martina Vianovi
con Antonio Fazzini
Teatro Studio di Scandicci
26 novembre 2021