LA DIRETTA @Teatro di Cestello: soliloquio di un eroe morente

Dopo il debutto ad ottobre scorso al Teatro dell’Affratellamento, Daniele Giuliani di Sfumature in Atto, torna sulla scena al Teatro di Cestello, nello storico quartiere fiorentino di Oltrarno, con LA DIRETTA, un monodramma satirico sul narcisismo maschile, suo primo lavoro di cui firma drammaturgia, regia e interpretazione.

Il vuoto della solitudine

Vuoto, silenzio, nero. Lui e Lei. Un uomo e una donna. L’attesa di una serata importante: il giorno de LA DIRETTA. Immagini e parole tagliate via da ogni connessione. Sulla scena si rincorre una solitudine vuota di relazioni e piena di fantasticherie di eroica grandezza, il bisogno umano di riconoscimento, di apparire, di poter affermare di fronte al mondo “Lei non sa chi sono io!”. Scheletrici oggetti funzionali: due sedie nere, una bottiglia di grappa, una cornetta rossa, testimonianza materiale di un mondo di comunicazione ormai morto, una sigaretta, la giacca nera dai risvolti lucidi, un cappello a cilindro e le scarpe delle grandi occasioni. Nell’attesa beckettiana de LA DIRETTA per rivelare finalmente il proprio messaggio salvifico all’umanità, che come in Aspettando Godot non avrà mai inizio, rimbomba nella casa vuota il soliloquio di Giuliani, a cui nessuno risponde e che nessuno forse neanche ascolta. La giovane moglie dai lunghi capelli rossi, interpretata da Rebecca Argus, con lo sguardo perso nel vuoto, inespressiva come una bambola, si muove solo allo schioccare delle dita del marito: una marionetta che fa il servo muto, lo veste, s’inginocchia a legargli le scarpe, resta immobile sulla sedia. Nell’uomo c’è lo spazio solo per una tana interiore, psichica, colma di fumo di grandezza, di relitti di Ego. Le relazioni non esistono, sono fatte di automatismo freddo. Lui e Lei non si parlano, non si ascoltano, perché l’altro non è concepito: non c’è altro al di fuori di sé. È troppo difficile comunicare, troppo faticoso, mutevole e pericoloso. La solitudine pervade gli attori, il palco, la platea.

L’Ego contro la Morte

Io, io, io, io, io, povero io! L’uomo sciorina parole in nera rampa elicoidale per cercare disperatamente il senso, si arrampica sul significato vuoto del messaggio da divulgare, in un continuo aggrovigliarsi su se stesso. Si intrattiene e si coccola con le filastrocche dei bambini in rima baciata, racconta alla moglie storie e fantasie, deliri privi di un significato immediato: la favola dell’eroe, la storia del bambino e del drago, i ricordi di un passato familiare, le parole della madre, le promesse di grandezza. In questo vaneggiare scorgiamo l’origine di un Ego solitario. Lui intrattiene Lei in questo tempo senza azione, come in una Mille e una notte al maschile: forse anche Giuliani nel tentativo di ritardare la sua morte? Lui la marionetta e Lei la burattinaia, Lei il pubblico necessario per sopravvivere, Lei impagliata, muta come un pesce morto, lo tiene in vita. Nel testo di Giuliani, seppur costellato da momenti di ironia e pungente critica alla modernità, c’è tristezza e morte. Un assolo che ricorda per l’atmosfera negromantica La classe morta di Kantor e il teatro ossuto e gelido. In scena, anche se uno straparla e l’altra non proferisce parola, ci sono due automi, due cyborg il cui unico compito è far girare il programma stabilito, con l’allegria triste e mortifera dei clown.

Il bisogno di essere ascoltati

L’uomo imbambolato nel vestito buono e nelle sue fantasie di grandezza che lo escludono dal mondo, dal vero Essere, perduto nelle sue illusioni di comprensione e comunicazione, è un messia senza seguaci. Si prepara ad una diretta senza spettatori, in un mondo quello di oggi dove la sovraesposizione porta all’annientamento dei significati, dove ognuno può farsi capo di Stato, Guru, Messia per un giorno o almeno per la durata di una diretta. “Sono un uomo assai moderno, un tipo iperconnesso, iperteso, tatuato e depilato. Ho un’opinione su tutto”. Si emoziona per un Drin Drin a cui risponde soddisfatto “Oh è lei?!” ammiratori, la tv per un’intervista, perfino Sua Maestà. Giuliani porta in scena una incisiva critica allo spasmodico bisogno di apparire, ai social media, pur senza nominarli in tutta la pièce, dando un senso universale e metaforico al contemporaneo. Un pastiche tra vecchio e nuovo, un kaos di esperienze passate, di fiabe per bambini, con le parole della rivoluzione tecnologica: facebook, followers, like. I nuovi eroi non sconfiggono draghi, ma sono influencer che lanciano messaggi nell’etere: sciami di parole che travolgono, ma come le relazioni inesistenti, inondano ma non crescono. È la fissità dei pazzi e dei dittatori, dal portamento fiero e il mento alto, un po’ fascista, pronti ad attaccar briga con chiunque come in una lotta dei galli: Chichirichichichi!.

Giuliani nel testo gioca con tutto: con le parole, le rime, i significati; in scena si diverte con gli oggetti: la grappa a cui s’aggrappa, la cornetta del telefono usata come uno smartphone per la ripresa video. Le parole, i gesti, le azioni sulla scena si avvolgono su stesse come la falena in gabbia che sbatte contro la luce rimanendone abbagliata e bruciata. Daniele Giuliani è il capo del circo di se stesso: “Signore e signori comincio!” Buio.

LA DIRETTA

di e con Daniele Giuliani
con Rebecca Argus
produzione Compagnia dei Giuliani
in collaborazione con Sfumature In Atto A.p.s./Centro Culturale Ex-Fila
Luci Lorenzo Castagnoli
Foto Daniele Mantovani

Teatro di Cestello, Firenze
5 febbraio 2022

SFUMATURE IN ATTO APS

L’associazione Sfumature in Atto guidata da Daniele Giuliani è impegnata da 10 anni nel teatro sociale e nella collaborazione con la ASL Dipartimento di Salute Mentale Toscana Centro, per lavorare all’interno del contesto della salute mentale con un teatro azione nel contrattacco ai cliché, alla segregazione, all’isolamento, alla malattia. Tante persone, nella varietà caratteristica del nostro mondo, hanno trovato nel suo teatro uno spazio di libertà ed espressione. Giuliani insieme a tanti specialisti, riuniti nel coordinamento Teatro come Differenza, lavora per un teatro luogo significativo di espressione e libertà senza giudizio e paura, che abbatte la reclusione e include lo sghembo, il taglio, il fuori riga.

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