In prima assoluta al Teatro Storchi di Modena debutta “la commedia della Vanità” di Elias Canetti, premio Nobel per la letteratura 1981, in un riadattamento minuzioso in due atti della regia di Claudio Longhi, che snellisce la commedia senza smarrire la sua essenza. L'opera tornerà in scena a Roma al Teatro Argentina dal 29 gennaio al 9 febbraio!
Il banditore Wenzel Wondrack, (Simone Tangolo), apre con solennità lo spettacolo. In un regime dittatoriale viene imposta, per editto supremo, la distruzione di tutti gli specchi e le fotografie rappresentanti uomini e immagini omomorfe. I più forti, ostentando falsa decisione, tremano e i più deboli ritrovano sicurezza diventando poi la nuova classe dirigente, ma alla fine neanche più loro trovano fermezza nelle frasi instillate nelle loro menti dalla propaganda. Nell’opera ritroviamo l’umanità in varie sfaccettature, accomunate dalla debolezza della vanità, dove le pulsioni sessuali sfuggono al controllo.
In una cornice circense, dai colori decisi e cupi, la frenesia dei 23 Attori riempie completamente il teatro. Ogni attore fornisce un quadretto unico e allo stesso tempo integrato con gli altri. Tutto si costruisce si infrange e si ricompone con ritmo incalzante. La curiosità dello spettatore insegue tutte le sfumature dell’opera. Dal palco alle balconate, dal fondo del teatro ai più remoti angoli della scenografia, Longhi riesce nel suo intento di uno spettacolo “immersivo” dove anche lo spettatore a tratti si sente parte integrante.
Renata Lackò, Violino, e Sàndor Radics, cimbalom, offrono un accompagnamento che rapisce. Tutto è sospeso nelle rivisitazioni in chiave primo Novecento dei grandi brani classici.
10 anni dopo gli specchi sono merce rara, proibita, preziosa e pericolosa. I personaggi, pronti a tutto per avere ancora un assaggio della propria immagine, si ritrovano a vedere il proprio viso negli specchi di contrabbando manifestando ognuno una reazione diversa. Tra chi non riesce a smettere di guardarsi e chi, quasi a ricordare il mito della caverna, non riconosce la propria immagine ci sono alcuni che esasperano il proprio fanatismo per il regime. Infine c’è poi chi cede di schianto di fronte alla propria immagine.
La commedia distopica di Canetti vuole lanciare un allarme alla società nel periodo storico in cui i nazionalismi dilaganti affondavano le radici nelle menti dei popoli, spingendoli, tramite propaganda, a credere nelle visioni di uomini che si ergevano a guide supreme della comunità, con l’obiettivo della dissoluzione dell’io e della memoria storica.
Alla fine i protagonisti, distrutti dall’astinenza e spogliati della loro identità, appagano la propria vanità nella contemplazione dell’erezione della statua di un nuovo dittatore. L’immagine della statua è rappresentata nell’ultimo fotogramma del video, in formato verticale di 9:16, che ha accompagnato la platea per tutto lo spettacolo. Con queste proporzioni, Riccardo Frati richiama alla mente il nostro smartphone, strumento di dissoluzione dell’identità dei giorni nostri. Questo oggetto, in cui ognuno ha il potere di manifestare il proprio io, ha invece favorito la sua distruzione, ponendo accento sulla massificazione dell’io fasullo, vanitoso nel compiacere gli stereotipi imposti della società moderna.
La commedia della vanità
di Elias Canetti
traduzione Bianca Zagari
regia Claudio Longhi
scene Guia Buzzi
costumi Gianluca Sbicca
luci Vincenzo Bonaffini
video Riccardo Frati
con Fausto Russo Alesi, Donatella Allegro, Michele Dell’Utri, Simone Francia, Diana Manea, Eugenio
Papalia, Aglaia Pappas, Franca Penone, Simone Tangolo, Jacopo Trebbi
e con Rocco Ancarola, Simone Baroni, Giorgia Iolanda Barsotti, Oreste Leone Campagner,
Giulio Germano Cervi, Brigida Cesareo, Elena Natucci, Marica Nicolai, Nicoletta Nobile, Martina Tinnirello,
Cristiana Tramparulo, Giulia Trivero, Massimo Vazzana
violino Renata Lacko
cimbalom Sándor Radics
drammaturgo assistente Matteo Salimbeni
assistente alla regia Elia Dal Maso
assistente ai costumi Rossana Gea Cavallo
preparazione al canto Cristina Renzetti
trucco e acconciature Nicole Tomaini
direttore tecnico Robert John Resteghini
direttore di scena Mauro Fronzi
macchinisti Riccardo Betti, Eugenia Carro
capo elettricista Tommaso Checcucci
elettricista Gerardo Bagnoli
fonico e tecnico video Alberto Tranchida
attrezzista Francesca Avanzini
sarta Pierangela Rotolo
scene costruite nel Laboratorio di Emilia Romagna Teatro Fondazione
responsabile e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruzioni in ferro Riccardo Betti, Marco Fieni
macchinisti costruttori Sergio Puzzo, Gianluca Bolla, Riccardo Benecchi (aiuto)
decorazioni led Tommaso Checcucci, Roberto Riccò
scenografi decoratori Ludovica Sitti (capo), Lucia Bramati, Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca
Zavattoni
pittura scenografica a cura di Rinaldo Rinaldi
costumi confezionati da Tirelli Costumi e Bàste sartoria
grafica Marco Smacchia
foto di scena Serena Pea
si ringraziano Giovanni Zagari e Giovanna Cermelli
si ringrazia per la collaborazione Luca Napoli
produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione – Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro
Nazionale, Fondazione Teatro della Toscana, LAC Lugano Arte e Cultura
nell’ambito del progetto “Elias Canetti. Il secolo preso alla gola”
prima assoluta
durata 3 ore e 30 minuti più intervallo