In scena al Teatro Vascello fino al 24 marzo una versione esilarante ed efficace de “LA BISBETICA DOMATA”, diretta da Andrea Chiodi (già da noi recensito in UNA BESTIA SULLA LUNA) con un cast unicamente al maschile, protagonisti Tindaro Granata e Angelo Di Genio da noi già in passato recensiti. Un’interpretazione esplosiva che si pregia di interpreti dall'ottima presenza scenica e di un principio di partenza interessante: e se la Bisbetica fosse un uomo? E ancora, abbiamo bisogno di definire attributi, caratteristiche, potenzialità e ruoli gerarchici al maschile e al femminile?
Il pubblico riempie la vasta sala del Teatro Vascello davanti a una scenografia spoglia, tinta di un verde acqua chiaro. C’è attesa, curiosità e un brusio concentrato sulla profondità del palcoscenico. Quando le luci si abbassano, resta illuminata una dama con la testa di volpe che suona un violino. Si tratta del preludio a una battuta di caccia che ci catapulta all’epoca shakespeariana, aggancio per il metateatro iniziale di quest’opera. Gli attori recitano in costume, con il rigore pulito tipico di quel momento storico, dietro una cortina di alberi verdi, proiettati sul fondo. In pochi minuti, l’introduzione lascia spazio e una resa moderna dell’opera, in cui il testo viene rimaneggiato quel tanto che basta per arrivare al pubblico con più immediatezza: ci sono scale che si muovono, giacche paillettate con i nomi dei personaggi sulla schiena (soluzione deliziosamente pop), travestimenti, canzoncine provocatorie e battute talmente divertenti che il pubblico fa fatica a trattenersi per non parlare e cantare insieme agli attori.
Irrompe subito un’interpretazione corale esplosiva, non un minimo di sbavature (quantomeno percepibili) una complicità di gruppo perfetta, che non ha lasciato alcun secondo di sospensione o incertezza, nè momenti per respirare tra un coinvolgimento e un altro, tra una risata e un’altra. Un cast dal livello interpretativo altissimo, nessuno escluso, e reso ancor più eccezionale dalla scelta della composizione unicamente al maschile.
“Gente meglio di voi m’ha lasciato dir la mia,
e se voi non volete, tappatevi le orecchie.
Sfogherò con la lingua l’ira che ho nel cuore,
o soffocandola il mio cuore si spezzerà,
ed io piuttosto che si spezzi darò sfogo,
pieno sfogo alle parole,
come voglio".
Questo è il punto controtendenza e originale di questa resa e tante sono le provocazioni d’immagine e di contenuto che ne derivano: Tindaro Granata ha una presenza scenica totalizzante, tanto da riuscire ad annientare l’opposizione antitetica maschile/femminile, portando questi due poli a culminare in una sintesi unificante, nella sua interpretazione. È bastata una gonna, un paio di collant rosso fuoco e una recitazione perfetta a rivelare un personaggio potente, reale e provocatorio, sopra le righe eppure autentico, ma soprattutto in grado di trascendere completamente l’identificazione di genere.
Eccezionale il coprotagonista Angelo Di Genio, incarnazione di una personalità difficile da rendere come quella di Petruccio, che in molte versioni è ridotto a una macchietta dispotica senza sfaccettature.In questo caso diventa una personaggio a tuttotondo, all’inizio scanzonato e attaccato al denaro, poi spaventato e dominante e a tratti incerto; si possono cogliere addirittura delle pennellate di tenerezza e sentimento, il tutto mescolato ad un’energia espressiva e comica molto forte.
È importante che la bisbetica domata, intesa da secoli come figura femminile che alla fine viene sottomessa, possa essere in realtà un uomo? È evidente il richiamo all’epoca elisabettiana del teatro, in cui gli attori erano unicamente uomini e sul palcoscenico recitavano travestiti da donne, ma c’è molto altro.
Il testo in sé, finemente complesso, e questo adattamento in particolare, superano il messaggio storicamente più superficiale dell’opera per rispondere in modo originale (ma soprattutto potente!) a una domanda più profonda: oggi, per ciascuno di noi è ancora davvero così importante definire quali attributi, caratteristiche, potenzialità e ruoli gerarchici debbano forzatamente ricadere nell’una o nell’altra categoria del maschile o del femminile?
Quanto ancora le convenzioni sociali saranno destinate a ingabbiare la bellezza delle sfumature? Sembra ancora per molto. Forse non dentro ai teatri, perché l’arte e la cultura portano speranza, ma fuori purtroppo, si.
Con la morale spietata che, alla fine, c’é sempre qualcuno che cede alla prepotenza e alla sopraffazione di qualcun altro.
Info:
dal 19 al 24 marzo 2019 dal martedì al sabato h 21 – domenica h 18 (teatro)
LuganoInScena, Centro d'Arte Contemporanea Teatro Carcano
in coproduzione con LAC Lugano Arte e Cultura
LA BISBETICA DOMATA
da William Shakespeare
traduzione e adattamento Angela Demattè
regia Andrea Chiodi
con Tindaro Granata, Angelo Di Genio, Christian La Rosa, Igor Horvat, Rocco Schira
Massimiliano Zampetti, Walter Rizzuto, Ugo Fiore
scene Matteo Patrucco, costumi Ilaria Ariemme
musiche originali Zeno Gabaglio, disegno luci Marco Grisa
Tindaro Granata è stato tra i finalisti al Premio Ubu 2018