La sera del 15 aprile del ’23 è piovuto tutto il giorno. Copiosamente. Persino la televisione (tra un reality rumoroso e una puerile zuffa politica) ne ha parlato: allarmando inutilmente chi vive in altre città e ha i suoi cari qui. Un pianto interminabile senza requie è caduto sulle strade di Roma insieme alla voglia pigra di uscire e andare a Teatro. Naturalmente è una ritrosia che colpisce solo meteoropatici e meridionali. Chi vi scrive è affetto da entrambi. Ma poi, qualcuno o qualcosa, complice occulto, mi ha incoraggiato a spingermi indolente sino all’uscio. Non è un passo svelto ma è pur sempre un movimento meritevole di lode. Il bel tempo ha concesso solo una breve tregua, sufficiente a guadagnare indenne e asciutto l’ingresso del piccolo Teatro Le Maschere. La pièce di Osvaldo Guerrieri approda nel grande porto Teatrale di Roma. Porto perché esposto a correnti, burrasche, acque tormentate e quiete. C’è un’offerta, nella capitale, che incuriosisce, qualifica e altre affoga il povero spettatore e il Teatro stesso. Qui è stato un Trionfo. Lo scrittore e critico Teatrale ha assistito a una replica, compiaciuto che il suo testo (La signora Sandokan) e il suo Salgari abbiano avuto voce e forma. Espressione solida e non solo cartacea. Francesco Sala (che cura anche la regia) e Viola Pornaro, sono quella voce e quella forma per il piacere di orecchie e occhi.

LA SIGNORA SANDOKAN IL ROMANZO MAI SCRITTO
Il lavoro di Guerrieri sposta finalmente il mirino (non è solo il turno del solito famoso), mette a fuoco l’esistenza di Ida Peruzzi: moglie di Emilio Salgari. È proprio vero che la storia di grandi uomini è fatta da altrettante grandi donne, che con loro hanno vissuto. Sofferto dei fallimenti. Goduto dei successi. Sono guide irrinunciabili. Il drammaturgo realizza qui un’operazione di corroborante acutezza. Interessandosi della compagna di vita può anche parlare dell’artista stesso: perché è da fuori che si vede meglio un individuo nell’interezza. E Ida o meglio Aida (come la chiamava Emilio appassionato di Lirica e di Verdi) quell’uomo lo guardava, lo ammirava e di continuo. Era rimasta colpita, anzi rapita, da quegli occhi neri e lupigni adornati da baffi impomatati. Baffi acrobatici che giravano su se stessi come girandole. Ida guardò, infine, l’inattesa vivacità racchiusa in quel piccolo uomo e abbandona la carriera di attrice. Sembra già un romanzo d’appendice: rinunciare a una passione per un’altra più potente. Robusta, capace di trascinare. Baratto “favoloso” che Guerrieri non trascura di raccontare muovendo parole accorate e deliranti. Ma è solo l’inizio del romanzo non scritto… Un rapporto simbiotico quello di Aida ed Emilio, diluito da fiumi di Marsala, che lo scrittore teneva sempre nel suo tavolino sgangherato. Qell’alcool alleviava il tormento di giornate interminabili di scrittura. Toglieva grammi di fatica. Lavoro estenuante e malpagato da editori senza scrupoli che lo affamavano come bestia da soma. Appena un centesimo a pagina ci dice Viola Pornaro già dentro il suo personaggio. Salgari, confuso nella nuvola fumosa delle sue sigarette, partorisce milletrecento personaggi, decine di romanzi e racconti e lo fa senza viaggiare con le gambe ma con la fantasia. Fermo e in movimento. Eppure si spinge sino a terre lontanissime. Spazia tra tanti generi, ma quelli più noti e attraenti sono il ciclo indo-malese de “I Pirati della Malesia” e “I Corsari delle Antille”. Salgari è il padre di Sandokan, La Tigre di Mompracem e il Corsaro nero e molto altro. Tanta genialità e popolarità sono provate dalla corposa esistenza e diffusione di testi apocrifi. Riceve onorificenze importanti anche dai Savoia, a Torino, dove si era trasferito, eppure viveva di stenti. E di stenti morì. Si tolse la vita (come il padre e come avrebbe fatto più avanti il figlio come in un’oscura profezia) affranto dal dolore. Vinto dalla vita quando la moglie fu rinchiusa in manicomio. I suoi debiti erano aumentati per tentare di pagare le prime cure. Poi lesse in un certificato la condizione insopportabile di “indigente” della sua amata Aida e questo lo annientò innanzi la lotta impari che combatteva contro la vita. È questo il romanzo più appassionato di Salgari che non scrisse mai: il suo personale. Lui la amerà sino alla pazzia e lei lo amerà sino alla morte.
LA SIGNORA SANDOKAN: VEDOVA INCONSOLABILE
La vicenda personale di Salgari è prima di tutto quella dei Vinti. È dunque la storia di Emilio. Verga ci scrisse un intero ciclo e riguarda quel crudele fenomeno che dà un peso formidabile alla vita tanto da schiacciare chi vi rimane sotto. Violato il corpo e l’anima. È un peso intollerabile che ferisce a morte certi animi più sensibili ed esposti. Chi compie giornalmente disamina capziosa della propria esistenza e vede, specchiandosi, una figura inaridita. Nichilizzata. È la storia di Ida e dei figli. E infine o per prima, è la storia dell’artista che non può sbarcare il lunario pur scrivendo tre pagine al giorno, fiumi di storie inventate contro una finestra torinese ben lontano da quei mondi solo immaginati ma studiati maniacalmente in biblioteca. Salgari in quell’esordio di Novecento si era trasferito a Torino con fiducia. Ma non ricevette il riconoscimento economico che gli spettava dato che i suoi libri erano già tra i più venduti. Guadagnò solo un esaurimento nervoso per la fatica che fumo e alcool potevano sono anestetizzare e per poco. È la morte annunciata dell’artista e dell’arte. Salgari chiedeva ogni notte a Ida di ucciderlo. Poi lo fece da solo e con il rito giapponese del SeppuKu, riservato ai Samurai. Immagino l’avesse appreso in una delle sue minuziose ricerche preparatorie ai suoi racconti immaginifici. Quando lesse di quella pratica di suicidio, non sapeva ancora che avrebbe funzionato. Nessuna sorpresa. Solo un biglietto di denuncia agli editori che si erano arricchiti sulla sua pelle, costrigendolo alla “semi-miseria”. «Vi saluto spezzando la penna». “La Morte dell’Arte e del Pensiero” è questo il pensiero che mi viene ogni volta che non compro un libro, ogni volta che indugio impigrito e scelgo il divano soporifero alla bellezza abbacinante di un romanzo o del Teatro.
LA SIGNORA SANDOKAN: TEATRO DESTRUTTURATO
Francesco Sala è un regista colto. Decide di sposare l’idea di Guerrieri sporgente come aculeo. Punge l’anima vedere il delirio della signora Sandokan traboccante di passione. Viola Pornaro non interpreta perché è lei stessa Ida Peruzzi, anzi Aida. È riottosa. Ha nervi tesi appigliati sul viso e il delirio disegnato sugli occhi spiritati di pazza. La follia permea il racconto tutto. Lei parla del suo amato Emilio negli sprazzi di normalità e in quelli di pazzia. La protagonista assoluta del racconto rende onore all’altro protagonista. Non quello che racconta ma il raccontato. Citato ogni volta. A ogni frammento. A ogni fiato. Sala mette in atto un’operazione ingegneristica di mirabile valore estetico. Toglie. Elimina senza tuttavia amputare la storia. Arriva rapido all’essenza privando la messinscena d’inutili orpelli. La scena si presenta nuda e fatta solo di una ferrosa sedia di manicomio, una valigia (oggetto deputato a contenere) e quinte schizzate d’idee e materia cerebrale. Dunque destruttura il Teatro. La scena. Supera il nastro del traguardo. Torna all’origine. Non c’è sipario: il buio, appena termina, svela l’attrice intera e disponibile a restituire al suo pubblico tutto quello che è, sino a lì: la somma di anni di carriera. La bravura accumulata che può privarsi degli effetti speciali. Ci sono solo ombre cinesi stilizzate che proiettano velieri, foreste e tanto altro in un grande velatino sul fondo della scena e nell’immaginazione ridestata dello spettatore. La Pornaro senza pudore (come dov’essere) interpreta il suo personaggio sporcando la voce e dando fiato al quel melodioso veronese che restituisce i ricordi di una vita. Francesco Sala ci regala un breve e magnifico cameo all’inizio della pièce. I due attori sono artieri che rapiscono e ammutoliscono il pubblico capace solo di un lungo e sonoro applauso a fine esibizione.
Spettacolo visto il 16 aprile 2023
CAST E INFO SPETTACOLO
Teatro Le Maschere – stagione serale “parole appassionate”
13 | 16 aprile 2023
- La signora Sandokan
Scritto da: Osvaldo Guerrieri
Regia: Francesco Sala
Con (in o. a.): Francesco Sala e Viola Pornaro
Ideazione: Viola Pornaro
Produzione: Teatro de Gli Incamminati