LA PARTICINA @ Teatrosophia: storia allegra di una Tinca triste

Venerdì 7 ha debuttato al Teatrosophia, “La Particina” (Il vero protagonista di Romeo e Giulietta) di Giuseppe Manfridi, che in questa pièce è anche attore in scena insieme al figlio Lorenzo. La regia è di Claudio Boccaccini. Non è uno spettacolo canonico perché una guida ci conduce nelle profondità del Teatro. Una disamina divertente, divertita e colta della “Tinca” che non è solo un pesce (forse insipido o credo non commestibile) ma è quella parte teatrale, qui “particina”, che affligge tutti o quasi tutti gli attori in perenne battaglia col proprio congenito e inguaribile narcisismo.

TEATROSOPHIA: UN’AVVENTURA COL NOME DI DONNA

LA PARTICINA con Giuseppe e Lorenzo Manfridi

Sono curioso di scoprire questo piccolo scrigno col nome di donna (SOPHIA) dove si pratica l’amore smodato per il Teatro. In realtà sapevo che via della vetrina fosse una traversa di via dei Coronari, ma il taxi mi porta sino alla vicina piazza del Fico. Tutto sembra fomentare quella ricerca del luogo che certi strumenti moderni (noti come navigatori) hanno ormai abolito. Chiedo alla simpatica proprietaria di un Caffè, nata proprio lì, che mi svela un altro mistero per lei e per altri del rione: Il Fico della piazza è stato piantato dopo. Allora perché si chiama da sempre piazza del Fico? Dettaglio che non mi cambia la serata ma mi diverte. Via delle vacche ha ancora ai bordi di strada gli anelli di ferro arrugginito che una volta assicuravano alla prigionia le povere bestie e poi il dilemma più grande: perché la via senza subire incroci o piazze, a un certo punto, diventa via della vetrina? E poi perché “via” se la stradina è larga come il corridoio di casa mia? Questo accade con una compagna d’eccezione, colonna del Teatro: Anna Malvica, che mi segue in questa avventura senza pericoli e insidie (leggi la nostra intervista a Anna Malvica). Solo qualche futile dettaglio che ci stampa un sorriso sul volto. Questo capita quando si chiede, si domanda, quanto si esercita la Curiosità come dono, come diritto. Come dovere di sopravvivenza infine. Ed è la curiosità che mi porta sino al Teatro Sophia. 

LA PARTICINA DI MANFRIDI: MANUALE PRATICO E DOTTO SULLA TINCA

La Tinca è per tutti un pesce, forse neanche tanto prelibato. Sciapo. Boccheggia. Dondola sul pelo dell’acqua. Chi lo pesca spesso lo ributta in acqua. Ha l’aria inutile del rifiuto eppur si muove… (ma questa non è mia). Prende aria e vita il pesce. Esiste. È questo lo spunto che permea la pièce. È l’idea buffa ma eloquente, dimostrativa, che permette al Manfridiautore, di rendere allo spettatoreturista, il senso dell’odiosa questione attoriale. Cosa prova l’attore quando viene scritturato e scopre che il suo nome sarà scritto nella locandina in fondo alla lista o magari per primo ma che la sua parte non avrà uno sviluppo? Una centralità. La Tinca è una parte non di rilievo, che l’autore qui vuole chiamare “particina”. In conclusione, non conta quante battute avrà l’attore nel ruolo che gli verrà affidato, in questa tragicommedia quello che si racconta è il “dramma” che colpisce l’ego dell’attore.

LA PARTICINA: VISITA NEI MEANDRI PROFONDI DEL TEATRO

Manfridi si conferma autore raffinato e attore brillante. Si impadronisce di ogni spazio che il Teatro possiede. Lo spettacolo esordisce già sull’uscio, mentre arriva qualche ritardatario. Una guida trafelata e armata di lanternino, annuncia al pubblico assiepato nel piccolo foyer qualcosa. Si usa l’ingresso che per fortuna è di poco sopraelevato. E d’improvviso è palco e platea. In una parola Teatro in quel luogo deputato solo ad accogliere. Manfridi ci comunica che la visita sta per iniziare e ci dice che noi siamo turisti o visitatori e non pubblico. «E se lo spettacolo fosse già iniziato?» ci dice, sciupandoci la sorpresa. Avrei preferito che si capisse piano. Dopo o magari subito: asseconda della sensibilità o attenzione dello spettatore. Ma il trucco è rivelato: con un pretesto la guida parla al direttore artistico: Guido Lomoro. Poi chiede a Gaetano Aronica da dove è venuto e lo fa anche con Cladio Boccacini, che di questo spettacolo ha curato la regia.

 LA PARTICINA DISSACRA E CONSACRA IL TEATRO

La pièce di Giuseppe Manfridi analizza le dinamiche del Bardo e della sua opera d’amore, passione e tragedia più rappresentata in questo piccolo pianeta di Teatri. «Oh Romeo perché sei tu Romeo?». La storia (si sa) si svolge a Verona. La storia (si sa) racconta le rivalità tra i Capuleti e i Montecchi. Ma chi è Baldassarre? (Non si sa) Pochi lo ricordano… Ha, a personale memoria, tre o quattro entrate e battute. L’autore ce lo presenta e per fare questo fa sfondare la quarta parete al suo personaggio guida e parla con Baldassarre fermo nel suo antro. In realtà è il personaggio, la guida, che buca la parete e quindi non è un caso di metateatro. Non parla al pubblico: parla ai visitatori. Dunque la quarta rimane intonsa. In ogni caso si apre un varco nel racconto. È un non luogo infestato da libri. Le battute delle opere contenute in quei volumi diventano una maledizione dove Baldassarre cerca tracce della sua dignità. Cerca il peso. Ci sono echi pirandelliani nella commedia di Manfridi che dà carne e forma al personaggio, descritto come un’entità mai morta che vive o sopravvive dentro un limbo incompiuto. «L’attore muore, il personaggio no» scriveva Pirandello nel prologo dei “Sei personaggi…”.

LA PARTICINA: SVILUPPO DOTTO TRAGICOMICO

L’autore che ci ha abituato a superbe traduzioni e adattamenti di Fedra e di testi classici, ne “LA PARTICINA” usa un linguaggio moderno, immediato mai scevro di certe contaminazioni inevitabilmente dotte. Culturali. C’è dovizia di dettagli. L’odiosa Tinca, non pesce ma ruolo senza sviluppi importanti per il racconto, diviene qui pretesto emblematico per illustrarci il pensiero shakespeariano. Il Bardo è dunque Willy e Baldassarre è Baldi o Baldy. Tutto è ridotto com’è nel linguaggio moderno e di questa città che non ama troppo i nomi lunghi e sintetizza tutto sino a laconici monosillabi. Ma qui non è una riduzione chirurgica: il linguaggio che Boccaccini infonde anche nella recitazione dei suoi attori, diviene mezzo attraverso il quale veicolare il sentimento del drammaturgo inglese di Romeo e Giulietta. Il testo glielo permette e Boccacinivisitatore si diverte a intervenire e dialogare con la guida sui generis.

LA PARTICINA: BRAVURA E CAGNERIA

Il palco sottopone ed espone l’attore al giudizio dello spettatore. Un’interpretazione può suscitare l’apprezzamento del pubblico o metterlo alla berlina. Il limite tra “bravura e cagneria” non è sottile ma ben visibile. Tracciato sulle tavole di legno con un profondo solco. Ci sono poi certi emollienti dell’ambiente che enfatizzano l’importanza dell’attore anche quando gli capita la “puzzolente” Tinca. Stanislavskij sosteneva «Non esistono piccoli ruoli, ma piccoli attori…». Lo disse anche Eduardo, mi pare, ma a memoria non lo ricordo in piccoli ruoli. Gassman, scelse come epitaffio: “Attore. Non fu mai impallato”. In questa commedia si gioca  con la questione. Si ride. La guida tenta di convincere il personaggio (che soffre alla stessa maniera degli attori che ogni volta lo devono impersonare) che è tutto racchiuso nel sotto testo. Inoltre il canuto convince il giovane dello splendore di una parte nell’ombra… LA PARTICINA diviene Particiona e il testo apocrifo. Il personaggio risorge e crede che persino il titolo dell’opera porterà il suo nome! È una gloria effimera. Una bugia detta con la verità degli attori.

LA PARTICINA: INTERPRETAZIONE, SCENOGRAFIA, LUCI

Locandina – La Particina

L’INTERPRETAZIONE DEI MANFRIDI

La recitazione è fluida. Moderna. Non ci sono manierismi. Giuseppe Manfridi è disinvolto: entra ed esce dalla quarta parete ma in realtà è sempre nel personaggio. È la guida col badge. Ammicca al pubblico anzi ai visitatori. Lorenzo si muove bene nello spazio scenico. Ha una buona mimica.  Ci divertono. C’è un buon ritmo. Probabilmente essere padre e figlio li ha aiutati in quel dialogo ancestrale dove l’adulto tenta di infondere lo scibile al giovane e acerbo.

LA SCENOGRAFIA

Le scene di Antonella Rebecchini sono avvolgenti. Ci fanno sprofondare nel mondo sommerso o forse sopraelevato, nel non luogo dove stazionano i tanti personaggi delle commedie e tragedie. Non sono tuttavia fermi i personaggi, perché si aggiornano e sanno della vita là fuori ogni volta che un attore li interpreta. Gli dà corpo appunto. Carne. Ci sono libri affastellati con titoli curiosi. C’è un suolo informe. Ci sono sfere magiche che rimandano a una dimensione metafisica. Sembra un parco giochi magico dove personaggi, attori e spettatori possono incontrarsi e giocare alla vita.

LE LUCI

Le luci sono rade. Non si deve vedere troppo. Si deve immaginare. Ogni tanto si illumina la platea oltre il palco, in quella transizione di luoghi dove il varco è la quarta parete o quella che sembra tale.

Spettacolo da vedere.

Visto il 9 ottobre 2022

LA PARTICINA – INFO

(il vero protagonista di Romeo e Giulietta)

di Giuseppe Manfridi

Interpreti: Giuseppe Manfridi, Lorenzo Manfridi

Scene: Antonella Rebecchini

Regia: Claudio Boccaccini

DA VENERDI 7 a DOMENICA 9 OTTOBRE 2022

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