LA GRENOUILLE AVAIT RAISON@BELLINI. Il virtuosismo ostentato di James Thierrée

"La grenouille avait raison" è uno spettacolo che mescola acrobatica, mimo, clownerie e danza. Con questo lavoro, James Thierrée esibisce davanti al pubblico del NapoliTeatroFestivalItalia 2016 un virtuosismo di artista totale.

 

La responsabilità di questa creazione scenica è più che mai in questo caso imputabile, nel bene o nel male, a James Thierrée. A firma del nipote di Charlie Chaplin, interprete protagonista in scena, sono non solo il testo e la regia, ma anche luci, scenografie e musiche originali. Un artista totale, dunque, che scrive, dirige, compone, interpreta, immagina, progetta, realizza. Se non fosse costretto ad avvalersi di una valida squadra di colleghi in scena, dietro e davanti alle quinte, e in platea alla consolle delle luci e al mixer audio, si sarebbe tentati di pensare che Thierrée farebbe tutto da solo.

Non c'è un filo narrativo, si mostra un mondo forse fantascientifico, certamente surreale, fatto di piani mobili mossi da macchinisti in quinta con un articolato sistema di fili e funi, luci cangianti ben concertate con i movimenti degli attori, un ambiente umido e sporco si direbbe, un'atmosfera da topaia, da fogna, da mondo forse post-atomico, da incubo. Personaggi reietti, forse, una banda di rifiuti umani dai corpi bionici o quanto meno singolari, ciascuno caratterizzato da movimenti e andature assurdi, al limite delle possibilità anatomiche, fisionomie sui generis. A capo di questa banda, il personaggio interpretato da Thierrée sa suonare, far capriole, danzare con le mani con il viso e con il corpo in modi per metà mai visti e per metà già visti mille volti in spettacoli di mimo, circo o break dance.

La generosità dei performer è fuori di dubbio. Gli attori Yann Nedelec e Samuel Dutertre, la danzatrice Thi May Nguyen e la contorsionista Valérie Doucet, oltre lo stesso Thierrée, sudano e si muovono in scena senza freni di sorta. Molte gag e trovate clownesche sono efficaci, il pubblico ride e apprezza in molte occasioni. Ma tutto questo basta?

In effetti, quello che emerge da questo spettacolo è più di tutto l'ostentazione di un virtuosismo tecnico. Fare appassionare lo spettatore ad una realtà da sogno, fatta di immagini slegate, farlo affezionare a personaggi i cui caratteri e le cui relazioni reciproche sono poco chiari e quasi sempre funzionali all'esecuzione del movimento coreografico o clownesco, singolo o d'insieme, è impresa ardua.

Da questo punto di vista, ci pare lecito porre la questione dell'onestà dello spettacolo. Se per onestà intendiamo l'impegno da parte dell'artista mantenere le promesse fatte allo spettatore, e se la promessa di questo spettacolo è quella di immergere il pubblico nelle visioni surreali del mondo che gli mostra, di farlo perdere al loro interno, allora perchè poi esibire a ripetizione delle movenze che spesso non sono altro che edulcorati esercizi di mimo, di arte circense o di danza? Per quanto raffinati e ben eseguiti, questi esercizi, restano pur sempre esercizi. E non sarebbero un problema se fossero dichiarati come tali. Il problema è che sono ammantati dell'apparenza di un universo che si promette essere un mondo extra-mondo, dove accadono cose meravigliose, per quanto inquietanti, una dimensione alterata in cui poter compiere un viaggio. La fantasia dello spettatore invece non viene lanciata al di là dei corpi, resta piuttosto trattenuta al qui ed ora di visioni che dopo dieci minuti infondo sono già diventate abituali, soprattutto se animate da acrobati-mimi-danzatori che riconosciamo come acrobati-mimi-danzatori, e nient'affatto come le creature straordinarie che i costumi e il loro primo ingresso in scena ci avevano promesso che sarebbero stati.

Un cenno va allo straordinario lavoro di coordinamento tecnico di Anthony Nicholas e all'impegno di responsabile di palcoscenico di Sabine Schlemmer. Al di là delle sue ambizioni immaginifiche e teatrali, uno spettacolo come questo implica pur sempre delle responsabilità fuori dal comune e, come nel circo, l'impiego di energie tecnico-ingegneristiche notevoli.

 

TESTO E REGIA/WRITTEN AND DIRECTED BY JAMES THIERRÉE
CON/WITH JAMES THIERRÉE E/AND VALÉRIE DOUCET, MARIAMA, YANN NEDELEC, THI MAI NGUYEN, SAMUEL DUTERTRE
SCENOGRAFIA E MUSICHE ORIGINALI/SET DESIGN AND ORIGINAL MUSIC JAMES THIERRÉE
COSTUMI/COSTUME DESIGN PASCALINE CHAVANNE MARIONETTE/MARIONETTES VICTORIA THIERRÉE
LUCI/LIGHT DESIGN JAMES THIERRÉE, ALEXANDRE HARDELLET
SUONO/SOUND DESIGN THOMAS DELOT
PRODUZIONE E COORDINAMENTO/PRODUCTION AND CORDINATION EMMANUELLE TACCARD, SIDONIE PIGEON LA COMPAGNIE DU HANNETON/JUNEBUG
IN COPRODUZIONE CON/IN CO-PRODUCTION WITH THÉÂTRE DE CAROUGE-ATELIER DE GENÈVE, CÉLESTINS- THÉÂTRE DE LYON, THÉÂTRE DU ROND-POINT PARIS, THÉÂTRE DE LA VILLE PARIS, THÉÂTRE ROYAL DE NAMUR, LA COURSIVE SCÈNE NATIONALE DE LA ROCHELLE, SADLERS WELLS LONDRES EN COLLABORATION AVEC CRYING OUT LOUD, L’ARC SCÈNE NATIONALE LE CREUSOT, LE RADIANT-BELLEVUE CALUIRE, OPÉRA DE MASSY, ODYSSUD BLAGNAC, THÉÂTRE DE VILLEFRANCHE SUR SAÔNE, LA COMÉDIE CLERMONT FERRAND, THÉÂTRE SÉNART, LE FESTIVAL INTERNATIONAL D’EDIMBOURG, ESPACE JEAN LEGENDRE-THÉÂTRE DE COMPIÈGNE

date/dates 1 luglio/july h 21.00
2 luglio/july h 23.00
luogo/venue teatro bellini
durata/running time 1h 30min
lingua/language italiano/italian
paese/country svizzera/switzerland

James Thierrée presenta al Festival La grenouille avait raison (La rana aveva ragione), un racconto brillante e leggero sul mondo dell’infanzia. Danzatore, scenografo, acrobata, Thierrée è nato e cresciuto in una famiglia circense, a contatto fin da bambino con il mondo allegro e malinconico dei clown. In questo spettacolo James Thiérrée prosegue le proprie avventure in un mondo fantastico che oscilla tra il circo, la danza e il teatro e in una condizione sospesa tra il sogno, la melancolia e la fuga fantasmagorica. Questo spettacolo musicale si presenta come una fiaba, allo stesso tempo realistica e grottesca, come si legge nelle note di regia: «La rana aveva ragione. Perchè? Non lo so. E né gli anni che passano, né questa scena che frequento con gioia mi insegnano a fondo perché si fa questo o quello su questo grande battello ubriaco che chiamiamo tea… (questa parola avrebbe bisogno di un po’ di vacanze). Perché facciamo pendere i fili da certi ganci piuttosto che da altri, perché il mio corpo, in generale, si articola al contrario di ciò che è naturale, perché ciò che è categoricamente previsto raramente si realizza? Vero? E poi soprattutto perché si immagina una storia e la si intraprende? Non lo so. In questo spettacolo, ci sono misteri minuscoli che divorano misteri grandi, questo è chiaro. Si parlerà di riflesso di una creatura sotterranea che, curiosa degli uomini, si fidò di loro e fu tradita, il suo cuore si è spezzato. Si immagineranno vendette tra fratelli e sorelle rapiti e imprigionati, sotto lo sguardo di un caleidoscopio caratteriale. E per finire immergeremo i nostri piedi nel lavatoio – rivelatore di aspirazioni. Faccio teatro per non dover spiegare ciò che si agita dentro, ma piuttosto per girarci attorno. Allora giriamoci attorno se volete. Viviamo assieme, qui, alcuni momenti, cose insensate che forse hanno senso oltre la punta del nostro naso. La rana ce lo dirà».

James Thierrée presents on the Festival stage the play La grenouille avait raison (The Frog was Right), a brilliant and light-hearted insight into the world of children. Dancer, scenographer, acrobat, Thierrée was born and raised in a family of circus artistes; the wonderful and melancholic life of the clown was part of his childhood. Together with Valérie Doucet (contortionist and equilibrist), Mariama (singer), Yann Nedelec and Thi Mai Nguyen (dancers), Thiérrée continues on his adventurous journey through the fantasy-like world of the circus, dance and theatre. This musical performance is both a fable and contemporaneously, realistic and grotesque; it evokes our hidden dreams and our childhood nightmares.

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