In scena sul palco delle Fonderie Limone, ex fabbrica ritrasformata in spazio teatrale (forse un po’ troppo radical chic) lo spettacolo LA CATIVISSIMA di e con Natalino Balasso, dal 2 al 7 febbraio. Una serie di container (con alcuni accorgimenti “trasformabili”) ci proiettano nel cuore di una provincia del nord-est italiano per una spassosa rilettura dell’Ubu Roi tutto ignoranza e grettezze nostrane.
Una forte dose di venetismi e l’inconfondibile formula comica di Balasso ci proiettano in questa commedia divertente che, come il comico ci ha abituato in tutte le sue incarnazioni, soprattutto quella della rete degli ultimi anni, prende squallori, miserie e grettezze della nostra società e ce le sbatte in faccia, nude e crude.
L’epopea del sindaco Toni Sartana, che corre fino all’assessorato ai “schei” per poi esondare fino a ridicole annessioni, si snoda in una rocambolesca carrellata di ridicola violenza, imbarazzante ignoranza e tradimenti surreali con qualche tocco qui e lì di metanarrazione e innesti di cultura pop, per comiche esagerazioni che alla fin fine, rapportate alla nostra realtà, così esagerate nemmeno sono. Un mondo dove, in fondo, gli altri intorno a noi, amici e amanti compresi, non sono altro che personaggi, ovvero strumenti da utilizzare per i propri fini, senza nessuna forma di scrupolo morale o emotivo.
Ritmo serrato e una girandola di personaggi interpretati da cinque attori, Francesca Botti, Marta Dalla Via, Andrea Pennacchi, Silvia Piovan e Stefano Scandaletti, che si moltiplicano per regalarci 26 diverse caricature. Personaggi che sul filo del surreale e del demenziale ci raccontano figure che spesso fanno parte del nostro quotidiano e della vita politica del nostro paese. I cinque attori che accompagnano Balasso si offrono in performance notevoli in ciascuna delle figure che interpretano, arricchendo lo spettacolo e il divertimento.
L’occhio di Balasso è attento, tanto quanto la sua lingua acuta e il suo umorismo grasso e godibile.
Forse, l’unica nota discordante è una seconda parte e una chiusura troppo rapida rispetto al resto della piece, anche se la promessa di un seguito, visto che lo spettacolo è presentato come primo di una trilogia, smorza un poco la sensazione.
Una nota e una lode a Natalino Balasso va anche per qualcosa che va fuori dello spettacolo. Al canonico momento di inchini e applausi, l’autore, regista e interprete spezza la canonica routine per regalarci qualche piccolo siparietto che diventa una scusa con cui presentarci e promuovere uno ad uno I cinque interpreti che lo hanno accompagnato sul palco. Un gesto spontaneo che colpisce e mina i classici meccanismi di divismo che spesso gravano sul teatro. Chapeau.