LA CASTA MORTA@TEATRO STUDIO UNO: la farsa del potere non muore mai

Prima dell’inizio dello spettacolo “LA CASTA MORTA” (soggetto di Luigi Marinelli e Michele Sganga, regia di Simone Fraschetti in scena al Teatro Studio Uno fino al 17 gennaio 2015), assistiamo a una performance introduttiva; nel cortile del teatro ci troviamo improvvisamente di fronte ad alcune importanti personalità mitologiche: Circe, Cassandra, Penelope, Atena e un manichino nella parte di Odisseo. Altri attori, nei panni di impertinenti scolaretti, ce li presentano saltellando qua e là, ripetendo la lezioncina che hanno imparato a memoria a scuola senza capirla troppo, frapponendovi osservazioni, anch’esse ripetute ingenuamente a pappagallo, che suggeriscono genitori e ambienti di adulti amareggiati e di ristrette vedute: “Voi uomini siete tutti porci” dice la bambina che introduce Circe, mentre il bambino che ci presenta Penelope ci spiega che “è brava perché sta sempre a casa come è giusto che sia per una donna”.

Dopo questa breve incursione nell’eterno del mito ci spostiamo nella sala dove si svolgerà la rappresentazione di un altro eterno: quello della farsa del potere. Nello spazio buio del palcoscenico udiamo dei rantoli e dei brontolii primordiali: gli attori impersonano, prima che la farsa abbia inizio, la natura bestiale degli uomini politici, ma forse degli uomini tout court, che, non appena si accendono le luci, verrà prontamente mascherata sotto vestiti eleganti e atteggiamenti di finta rettitudine.
Solo alcune sedie come arredamento, a rappresentare l’aula parlamentare (nella “Classe morta” di Tadeusz Kantor, da cui lo spettacolo prende spunto, l’aula era quella di una scuola elementare) e, di lato, una lavagna, un monolite nero che ricorda quello di “2001: Odissea nello spazio”, intorno a cui si agitano irrequieti gli ominidi bramosi di potere (viene anche in mente il quadro “Monkey Parliament” di Banksy).

Il manichino Neoplasio è il presidente-fantoccio, di volta in volta animato da un diverso attore, che puntualmente declama pomposo sconnesse promesse, insensati discorsi e tipiche banalità da navigato seduttore di masse. Tutti i parlamentari applaudono (auto)compiaciuti, si sgolano negli elogi, mossi dall’estenuato e grottesco tentativo di mantenere il più possibile i propri privilegi di casta. Mostrarsi onesti e virtuosi per ottenere consensi è il primo imperativo.
Gli interpreti snocciolano frammenti di comizi, buoni propositi e slogan elettorali in un ordine scombinato e discontinuo, tale da evidenziare la vacuità della pantomima politica, il gioco vano del potere fine a se stesso.
Le scene dell’aula parlamentare ogni tanto vengono interrotte dall’ingresso dei personaggi mitologici che abbiamo incontrato prima dell’inizio dello spettacolo: irrompono silenziosi, immortali archetipi al cui cospetto le transeunti vicende umane appaiono insignificanti, ridicole e vuote. C’è un continuo viavai sul palco, che rende la rappresentazione vivace e dà una sensazione di “armonico disordine”. Spesso gli attori si spogliano, rivelando il loro vero aspetto, quello più animalesco, più famelico, altrimenti nascosto sotto gli abiti formali e la suadente gestualità usata per abbindolare il popolo.

Lo spettacolo rende bene l’idea kantoriana secondo la quale gli attori si esibiscono ognuno nel suo assolo come in un’orchestra jazz (Kantor si aggirava per il palco come un direttore d’orchestra incitando gli interpreti): questi infatti si susseguono l’uno dopo l’altro nelle loro arringhe e dietro il manichino Neoplasio. La qualità della recitazione è ottima, così come lo è l’idea e la resa dello spettacolo.

BIGLIETTO RIDOTTO a 8 euro prenotando come LETTORI DI GUFETTO al 3494356219- 3283546847


Note stampa

LA CASTA MORTA
soggetto di Luigi Marinelli e Michele Sganga
testo di Adriano Marenco
con Raffaele Balzano, Marco Bilanzone, Valentina Conti, Francesca Romana Nascè, Mersia Valente, Marco Zordan
installazioni a cura di Pamela Adinolfi, Alessandra Caputo, Daniele Casolino, Lisa Rosamilia, Antonio Sinisi
regia di Simone Fraschetti
musiche di Michele Sganga
soprano: Nora Capozio
violino: Lia Tiso
pianoforte: Michele Sganga
chitarra, riprese audio e sonorizzazioni: Matteo de Rossi
postproduzione: Studio Sonicview – Roma
scenografie di Domenico Latronico
foto di scena Ikonica Foto
Produzione Patas Arriba Teatro

La casta morta è stata realizzata con il sostegno dell'’Istituto Polacco di Roma in occasione del 250° Anniversario del Teatro Pubblico in Polonia e del Centenario di Tadeusz Kantor.
Progetto Speciale del Teatro Studio Uno di Roma
Residenza Artistica presso l’ASDC Clandestina di Roma

Dal 7 al 17 gennaio 2016 | Sala Teatro
Teatro Studio Uno, Via Carlo della Rocca, 6 (Torpignattara). Ingr. 10 euro.
Giov – Sab ore 21.00, Dom. ore 18.00
Per info: 3494356219- 3283546847

 

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