In scena solo nella giornata del 19 aprile ad ITC Teatro di Bologna (ingresso gratuito), lo spettacolo di e con Andrea Caimmi, musica dal vivo di Andrea Del Signore, nell’ambito della rassegna Diritti di Scena, in collaborazione con A.N.P.I. San Lazzaro, CGIL San Lazzaro, Libera e la Compagnia Teatro dell’Argine.Noi di Gufetto eravamo lì…
Andrea Caimmi si lascia ispirare e trascinare dalla storia accaduta alla sua famiglia per parlarci del Secondo Corpo d’Armata Polacco, il Drogi Korpus Polski, con l’intento di dare luce a un capitolo di storia ancora sconosciuto. Caimmi spiega di aver scoperto la vicenda italiana dell’armata polacca a 40 anni, a scuola non si insegna, i libri di storia non ne parlano, gli storici neppure, abbiamo nei geni anche un po’ di Polonia e non lo sappiamo neanche. Allora era necessario darle la voce del teatro.
È la storia di una sconfitta, che diventa una vittoria morale, di un’armata improvvisata composta da migliaia di vite, prima sradicate dalla patria invasa e poi deportate dai russi in Siberia, poi trasferite dagli inglesi in Iran, dopo ancora in Iraq e, infine, in Italia, a Montecassino, per spianare la strada all'avanzata degli alleati verso il nord. Motivati dal desiderio di poter tornare a casa i giovani polacchi resistono, ma dopo la Conferenza di Jalta questa speranza viene a mancare. È la storia di quei polacchi stremati e senza più una patria che hanno abbandonano le armi per poi riprenderle e combattere per la nostra libertà e neanche gli storici si spiegano il perché, forse semplicemente perché nonostante tutto siamo fatti per andare avanti. È la storia dei polacchi che ci hanno liberato dai nazifascisti, di quelli che se poi ne sono andati, di quelli che sono rimasti nei cimiteri polacchi che abbiamo in Italia e di quelli che, sopravvissuti alla guerra, hanno scelto l’Italia come patria, perché la loro non esisteva più. È la storia di migliaia di persone che non hanno avuto un riconoscimento ufficiale nelle cerimonie civili e nelle parate militari, per ignoranza, perché la loro storia non è conosciuta nonostante sia anche la nostra storia.
Tutto comincia un giorno di primavera del 1945 quando, dopo due anni di vita da sfollati, la famiglia Caimmi ritorna a casa e scopre che fortunatamente la loro casa si è salvata dai bombardamenti. All'interno è tutto come prima, solo una cosa è cambiata: ci sono due ospiti inattesi, due giovani soldati polacchi che non hanno affatto brutte intenzioni, ma che offrono loro il cibo che hanno, conquistandosi subito la fiducia del capo famiglia, la nonna del narratore, perché “se offri da mangiare a chi non conosci vuol dire che la guerra non ti ha cambiato poi tanto”. La nonna si fida, anche i ragazzi si fidano e si raccontano rivivendo in un flashback gli ultimi sei anni della loro vita, in una intensa ora di storia e di umanità.
Andrea Caimmi, colpito dal loro insegnamento di forza d’animo e di dignità, racconta con ironia e leggerezza la vicenda inascoltata di un’armata fraintesa o ignorata, un punto di vista rimasto nell'ombra, pur essendo un tassello fondamentale. Proprio in questi giorni, in cui festeggiamo la Liberazione, era più che mai significativo e necessario ricordare il Korpus Polski. Caimmi, autore e unico attore di tutti i personaggi del testo, rispolvera con coerenza il dialetto marchigiano delle sue origini, spinto dall'assoluto bisogno di verità e autenticità. La scelta dell’essenzialità riduce al minimo gli oggetti di scena: solo una sedia, una coperta per terra, un fiasco di vino e un bicchiere, eppure c’è tutto quello che serve, la scena è completa, dinamica e leggera.
La narrazione è la sola cosa che conta, la spinta del racconto immerge lo spettatore nella vicenda personale della famiglia Caimmi e in quella collettiva dei polacchi arrivati fin qui, la precisione da cronista nelle date e negli eventi storici narrati non risulta pedante, non si tratta di un noioso elenco, ma di una cornice che racchiude i sentimenti dei personaggi. La musica dal vivo amplifica le suggestioni che Caimmi evoca con le sue immagini immediate, quotidiane e familiari, dove è facile per ciascuno riconoscere i racconti dei propri nonni. Anche in questo caso la scelta è la semplicità, un tamburello e due chitarre sono più che sufficienti per creare tutti i colori necessari per intensificare queste immagini. Così come per le luci e i costumi di scena, solo lo stretto necessario, nessun esercizio di stile, ma l’essenziale.
Parlare di guerra è purtroppo sempre attuale, ma questo spettacolo ha la risorsa di mantenersi spensierato nonostante la tematica, asciutto nei dialoghi, è fatto di una poetica adatta a tutti, anche ai bambini, e l’occasione per ridere non manca, per chi vede nella memoria storica l’unica strada. “Dedicato a tutti quelli che si rialzano sempre” dice Andrea Caimmi.