KOBANE @ TEATRO LIBERO: uno spettacolo oltre i confini della bellezza

Dal 2 al 13 Maggio è in scena al Teatro Libero di Milano lo spettacolo KOBANE per la regia di Manuel Renga con Corrado Accordino, Valentina Cardinali, Silvia Soncini, Daniele Vagnozzi e Vincenzo Zampa,  produzione TLLT – Teatro Libero Liberi Teatri. Drammaturgia di Fabio Banfo che abbiamo conosciuto l'anno scorso in occasione del DOIT Festival con lo spettacolo ALFREDINO – L'ITALIA IN FONDO AL POZZO.
Un testo che affronta il complesso e attualissimo tema dei jihadisti foreign fighters; presentato per la prima volta come lettura/studio durante il Festival internazionale della scrittura e drammaturgia "Milano Playwriting Festival" nel 2015, ottiene quindi, un ottimo successo.

Con quale spirito una famiglia affronta la quotidianità quando il capostipite convive con l'Alzheimer? Come riesce una moglie a vivere accanto ad un uomo che la considera ormai un'estranea? Quali sono i mezzi di cui si dispone per affrontare e aiutare il proprio figlio durante il difficile e complesso periodo dell'adolescenza e che muove i primi passi verso l'esplorazione della propria sessualità? Come ci si riesce a relazionare con un vicino di casa che entra prepotentemente nella sfera sentimentale di una famiglia? E nel momento in cui la propria figlia, ritornata a casa dopo mesi di silenzio, dichiara la sua conversione all'Islam, con quale lucidità e fermezza si riesce ad affrontare una scelta discutibile e lontana dalla propria cultura? Quali dinamiche si innescano fra i vari componenti della storia?

Non arrovelliamoci per trovare una risposta, perché una risposta non c'è, bisogna più saggiamente lasciarsi trascinare e coinvolgere totalmente dal turbinio degli eventi e dei suoi svariati colori che lo spettacolo KOBANE mette in luce in questa rappresentazione unica e intensa.

Kobane, città a nord della Siria, per diverso tempo sotto assedio dell'Isis, dà il titolo a questo spettacolo ma la storia si svolge all'interno di un nucleo familiare italiano dilaniato dalla scioccante decisione della figlia Maria (Valentina Cardinali) di abbracciare la fede islamica. Una decisione scaturita dal suo interesse per la cultura mediorientale.

Dopo mesi di vita vissuta nella città di Kobane senza dare sue notizie, Maria, ora Fatima, ritorna a casa e sconvolge gli equilibri già precari della sua famiglia. Elena (Silvia Soncini) moglie del "Professore" (Corrado Accordino) e madre del giovane Teo (Daniele Vagnozzi), si trova a gestire il difficile ménage familiare dovendo seguire un marito colpito dalla malattia che non la riconosce più e un figlio adolescente, omosessuale, alle prese con il difficile approccio con il mondo. Una donna che quotidianamente si sforza di incastrare nel migliore dei modi i tasselli di una situazione familiare complessa. Il credo di Maria e la sua nuova identità inaspriscono un clima già teso, trascendendo in una danza funambolica che porta Elena all'esasperazione. Ad aiutarla in questo difficile cammino c'è il vicino di casa Carlo (Vincenzo Zampa), un carabiniere che vive solo da anni dopo il divorzio dalla moglie e che partecipa attivamente al susseguirsi degli eventi, nutrendo un forte sentimento nei confronti delle figure femminili del nucleo familiare.

Il personaggio di Elena fa eco alla capacità delle matrone defilippiane di gestire la frustrazione di donna e di moglie all'interno di un precario quadro familiare. La classica donna coi pantaloni che dribbla gli attacchi sentimentali di un vicino invadente e subisce l'adolescenza dei suoi due figli sempre con estrema classe e dignità, nascosta da una maschera che esibisce costantemente un lucido sorriso.

Le dinamiche che si susseguono creano una sorta di immaginaria partita a tennis durante la quale il giudice di sedia (Il Professore dalla "sua torre") osserva e controlla lo svolgersi delle azioni disseminando citazioni ed elementi storici. Un incontro dove i giocatori lanciano e rimandano quesiti, risposte, dubbi, certezze, in un crescendo di forza e potenza; servizi lanciati con moderazione che sbaragliano l'avversario, convinzioni e rabbia che come una schiacciata prendono alla sprovvista l'interlocutore. Lo spettatore esulta e si schiera dalla parte di un giocatore o dell'altro a seconda del set che si sta giocando, trovandosi a supportare o a condannare le azioni durante l'intero match. Una performance che tiene incollati alla poltrona, senza mai distogliere lo sguardo su quello che accade in scena, lasciando fino alla fine con il fiato sospeso.

Un testo, scritto da Fabio Banfo, ricco di elementi sapientemente dosati; un perfetto equilibrio fra situazioni tensive e passaggi più leggeri che riescono, nonostante tutto, a strappare un sorriso. Tutto si sviluppa in un crescendo sempre più carico di sentimenti contrastanti che esplodono sul finale come una perfetta bomba ad orologeria. La costruzione di ogni singolo personaggio, psicologicamente complesso, è meticolosa, attenta e studiata nei minimi particolari. Fabio Banfo riesce ad amalgamare e incastrare come in un difficile e intricato puzzle i diversi profili con una fluida perfezione da rendere naturale l'evoluzione delle dinamiche relazionali. Il fluire degli eventi risulta sorprendentemente semplice e di facile presa sullo spettatore. Va inoltre sottolineata la bravura dell'autore nel mantenere lo stesso peso specifico per ogni singolo carattere tenendoli in costante equilibrio senza mai avere la sensazione che uno prevalichi sugli altri. Banfo ha saputo costruire, nonostante gli argomenti spinosi, dialoghi chiari e di facile fruibilità senza mai essere scontati. Pur evidenziando elementi che possono ricondurre il drammaturgo ad una posizione ideologica definita, il suo stile è così elegante e misurato da non risultare molesto, lasciando allo spettatore, qualora ne sentisse l'esigenza, un ampio respiro di giudizio.

Un testo così forte, articolato e ben strutturato aveva bisogno di un talento di pari livello che lo potesse rappresentare e Manuel Renga, che ne ha curato la regia, ha soddisfatto pienamente le aspettative. La sua è una regia dinamica e incalzante; i pochi ed essenziali elementi scenografici, vivono all'interno della storia e si rapportano direttamente con gli attori in scena, prendendo forme ed emozioni differenti con lo svilupparsi della storia. Elementi simbolici, come la sabbia, che si arricchiscono con lo scorrere del tempo diventando sempre più materia predominante. Il continuo inanellarsi di passaggi e momenti di sovrapposizioni permettono allo spettatore di vivere e seguire gli avvenimenti su due piani differenti, senza però mai distrarre. Supportato da un accurato ed equilibrato gioco di luci e dall'inserimento di momenti musicali ricercati e in linea con i vari passaggi drammaturgici, Renga è riuscito a dare alla rappresentazione un taglio spesso cinematografico. Ogni personaggio in scena ha una sua connotazione psicologica molto forte e se da una parte Manuel Renga ha fatto un ottimo lavoro nel rappresentare in maniera efficace ogni singolo carattere senza mai essere eccessivo, dall'altra bisogna fare i complimenti all'ottimo cast di attori che si muove sulla scena, a tratti insidiosa, con estrema naturalezza.

Ottima l'interpretazione di Silvia Soncino nei panni della madre, leggera, naturale, e sempre equilibrata nell'esprimere le mille sfumature della sua indole. Vincenzo Zampa, il Maresciallo dei Carabinieri Carlo, ha la capacità di interpretare un uomo del sud senza mai essere smodato evitando così di renderlo una macchietta, anzi riesce a dargli quel tratto distintivo naturale che lo rende credibile anche nei cambi di registro. Il giovane Teo trova con il suo interprete Daniele Vagnozzi la giusta inclinazione caustica e ironica. Vagnozzi si libra tra picchi di euforia, ira ed estrema chiusura con misurato controllo all'interno del perimetro di una figura spigolosa ma carismatica. Corrado Accordino conferma ancora una volta la sua bravura, la sua navigata esperienza attoriale che gli permette ogni volta di vestire i diversi personaggi con plausibile autenticità. Unica nota stonata riguarda Valentina Cardinali. Nei passaggi in cui si trova a dover gestire scene cariche di pathos risulta meno convincente, probabilmente a causa della difficoltà nel ricercare un vissuto distante dalla propria realtà. Non riuscendo a dare al personaggio di Maria/Fatima lo spessore emotivo e il nerbo di una foreign fighter, si colloca ad un gradino al di sotto del resto del cast.

Info:
TEATRO LIBERO

2 – 13 maggio
KOBANE

*Prima nazionale

drammaturgia Fabio Banfo
regia Manuel Renga
con Corrado Accordino, Valentina Cardinali, Silvia Soncini, Daniele Vagnozzi, Vincenzo Zampa
assistente alla regia Denise M. Brambillasca.
scene e costumi Aurelio Colombo
produzione TLLT – Teatro Libero Liberi Teatri
Il testo è stato presentato in forma di lettura/studio al Milano Playwright Festival 2015

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