Il nuovo e coraggioso teatro "Altro Spazio" di Roma, il musical "Km 12 Primo movimento – Una fabbrica occupata fra le nuvole", dedicato alla storia della RCA. Noi di Gufetto Teatro Roma eravamo presenti e ve lo raccontiamo… Il progetto della Compagnia del Musical in Progress prevede tre testi drammaturgici dedicati alla RCA Italiana, il primo dei quali è KM 12, musical firmato da Gianfranco Vergoni per la regia di Emiliano Raya.
Siamo nel 2039: il frutto della società in cui ci troviamo è una società portata all’eccesso, che spinge vertiginosamente alla realtà virtuale e che nasconde l’altro lato della medaglia, cioè un continuo controllo emotivo che tiene lontani da possibili conflitti. La tecnologia è causa, mezzo e fine di ogni attività lavorativa: sette giovani operai precari sono inviati alla vecchia sede dell’RCA italiana al Km 12 della Via Tiburtina per captare tracce di canzoni che possano essere rielaborate e impiegate per nuove produzioni. I giovani protagonisti si muovono nello spazio di scena che ricorda un vecchio deposito, tra scatoloni, strumenti, microfoni, ignorando la quarta parete, si aggirano tra il pubblico, ma sono impreparati a quello in cui si imbattono: individuate le tracce, queste hanno bisogno di una cassa di risonanza che solo l’uomo può fornire, in quanto la composizione emotiva dei brani li rende interdetti ai dispositivi tecnologici. I ragazzi, che non hanno memoria delle canzoni che si trovano a interpretare, perché cassate ed eliminate da ogni dispositivo o supporto capace di riprodurle, danno voce alle canzoni e alle emozioni che le hanno suscitate, emozioni a cui loro stessi non hanno mai dato la possibilità di esprimersi.
Per memorizzare e condividere questo stato di immedesimazione canora ed emotiva l’occhio umano non basta: è necessario riprendere la performance con un occhio tecnologico, che abbia poi la capacità di riprodurre all'infinito quell’espressione artistica se ritenuta utile ai fini commerciali. Creare un evento virtuale dal nome “Rilevamento tracce emotive” sembra essere la giusta soluzione per incasellare quello che loro malgrado stanno vivendo i giovani operai: un’esperienza che va oltre il controllo dell’espressività che gli era stato insegnato e che si avvicina pericolosamente a una “dipendenza da canzoni”.
La società che fa da cornice rappresenta quello che il ventesimo secolo è soltanto in fieri: una società che verte sempre più alla sospensione delle emozioni, sacrificate in nome di una continua interconnessione dal sapore orwelliano. I giovani protagonisti sono immersi in un’atarassia che li libera da ogni passione, ambizione, emozione, previo il sacrificio volontario della vita privata al Grande Fratello che fa da comune denominatore alla loro solitudine. Se proprio devono farlo, gli individui preferiscono comunicare attraverso un’interfaccia: ogni sentimento passa attraverso uno strumento tecnologico per una condivisione social che sazia il bisogno di gratificazione con miriadi di Like. Nell’esperienza vissuta alla RCA i giovani si trovano a contatto con l’emotività vera, vitale, dirompente delle tracce musicali e per la prima volta la condividono dal vivo. Non esiste qualcuno, nemmeno tra il pubblico, che non si senta coinvolto e nostalgico ascoltando canzoni che parlano di noi quando soffriamo per la fine di un amore: “E qualcosa rimane tra le pagine chiare e le pagine scure e cancello il tuo nome dalla mia facciata e confondo i miei alibi e le tue ragioni”, oppure dei sentimenti che proviamo quando ci sentiamo abbandonati: “ed io non vedo più la realtà, non vedo più a che punto sta la netta differenza fra il più cieco amore e la più stupida pazienza! No, io non vedo più la realtà, nè quanta tenerezza ti dà la mia incoerenza, pensare che vivresti benissimo anche senza.”
La società di massa aveva già sacrificato l’ hic et nunc che rendeva autentica un’opera d’arte, con la riproduzione discografica l’aveva avvicinata a un consumo quotidiano per renderla più fruibile –come suggeriva Benjamin, ma ormai non sa più che farsene delle emozioni che suscita e preferisce chiudere i teatri, non sovvenzionare la cultura e lasciarla all’autogestione con il crowdfunding, per esempio come ha ben pensato di fare la produzione di Km 12. Cancellare tutte le tracce musicali esistenti e vietare la poesia per legge non sembra poi così fantascientifico.
Grazie a Km 12 i ragazzi di ieri e di oggi trovano un canale preferenziale emotivo nei successi degli anni Settanta quasi senza rendersene conto. I performer, con la supervisione artistica per Musical In Progress di Chiara Noschese, sono a loro agio come cantanti, forse anche di più che nelle vesti di attori, riscuotendo partecipazione e coinvolgimento della platea anche grazie all’alta qualità del suono di Giacomo Del Colle Lauri Volpi e Spettro Sonoro, perizia che doveva rispecchiare l’attenzione dell’RCA verso l’artista.
Sulla RCA
Nata agli inizi degli anni cinquanta da un’idea di Papa Pio XII, che voleva ridare vita al quartiere San Lorenzo dopo i bombardamenti americani del 19 Luglio del 1943, la RCA italiana decolla con Ennio Melis: il suo mecenatismo delinea la casa discografica come punto di ritrovo di autori, discografici e artisti che comporranno per quarant’anni grandi successi in italiano di voci nuove che raccontano il nostro Paese e che diventano il suo stendardo nel panorama musicale internazionale: Domenico Modugno, Rita Pavone, Riccardo Cocciante, Gino Paoli, Luigi Tenco, Patty Pravo, Lucio Dalla, Renato Zero, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Rino Gaetano, Anna Oxa e molti altri.
Il dodicesimo chilometro di Via Tiburtina non coincide con Altro spazio ma non se ne allontana. Come per l’RCA, l’essenza di Altro spazio non è un indirizzo ma un crocevia dove si incontrano musicisti, artisti, autori, attori, studenti, persone in formazione che avevano bisogno di un laboratorio in cui lavorare con emozioni e arte. Questo è solo l’inizio!