È in scena, al Teatro dell'Orologio di Roma, lo spettacolo dal titolo KAMIKAZE NUMBER FIVE, scritto da Giuseppe Massa, diretto da Giuseppe Isgrò e interpretato dal bravissimo e temerario Woody Neri.
Quando gli spettatori sono ammessi in sala, l'unico attore che vedremo è già impegnato a saltare a corda, sudato, indossando una tuta da ginnastica e una canottiera che ne mette in risalto il fisico atletico. Già stanco e ansimante inizia un lungo discorso, dal significato a volte un po’ criptico, la cui sostanza si palesa sulla scena: dopo pochissimo tempo dall'inizio dello spettacolo, in un raptus si toglie gli abiti, restando completamente nudo, scaraventando le mutande sul palco e così prosegue a recitare davanti al pubblico fino a una quindicina di minuti dalla fine. Nudo artistico? Sicuramente.
Sarebbe un po’ ipocrita negare, però, che questo sia l'espediente principale intorno a cui si costruisce l'opera, quello che risalta di più, l'interpretazione del testo. Dissenso contro il disagio sociale per il personaggio/kamikaze e dissenso contro il perbenismo e le convenzioni per l'attore.
La nudità come metafora del gesto estremo che porta un kamikaze a compiere stragi, uccidendo, oltre agli alti, anche se stesso.
La chiave di lettura, si diceva, sta tutta nel modo di in cui Woody Neri tiene la scena: grinta, spudoratezza, assenza di imbarazzo e grande capacità recitativa che disegnano un personaggio stanco di vivere, affaticato, mentalmente oltre che fisicamente; il kamikaze riesce a guardarti anche negli occhi mentre impreca, grida, inveisce, aggredisce, rievoca i suoi familiari morti ai quali si rivolge, cercando di giustificare quello che sta facendo. Riesce anche a urinare in un secchio di quelli che si usano per pulire i pavimenti. Balla, prega alla maniera islamica, si rivolge, con rabbia, a una delle luci di scena, quasi fosse il suo interlocutore.
Per coprirsi, ogni tanto, usa un telone composto da un puzzle multicolore di varie bandiere nazionali, calcistiche e politico-ideologiche (spunta anche un Che Guevara e l'attore, in scena, ha proprio una barba che lo ricorda, anche se sicuramente questa somiglianza non è voluta).
Si copre, sì, ma bastano pochi secondi, che l'attore si scopre di nuovo mostrando la propria intimità, usando la sua stessa carne come un kamikaze usa la propria per il suo “Armageddon”. Quindi, non è ovviamente l'attore che vediamo, ma il personaggio/kamikaze ed è proprio qui che sentiamo come egli, restando senza veli, perda anche quell'aria di cattiveria: il personaggio è inquietante, soprattutto all'inizio, ma senza i vestiti svanisce quell'accezione malefica che potrebbe avere.
Note stampa
KAMIKAZE NUMBER FIVE
KAMIKAZE NUMBER FIVE è il racconto del dies irae, il giorno dell’ira e del giudizio finale, divenuto terreno, carnale, umano. Il testo racconta le ultime ore di un kamikaze. Mentre si prepara per la fine, egli richiama i fantasmi della sua famiglia distrutta: il padre, il fratello, la madre e la sua unica figlia. Le presenze si uniscono in una Totentanz, una danza macabra, una riflessione sulla morte che attraversa e trafigge la vita. L’odio sotteso all’intero racconto assume temperature e intensità diverse: da esso emergono ritmicamente forza, dolcezza, premura, fratellanza, così come la furia cieca e il dramma di appartenere senza scampo alle proprie relazioni, alle persone amate, al luogo in cui si nasce o si cresce. Sebbene sia il racconto di un atto estremo esso è tutt’altro che la descrizione di un’anima monolitica e compiuta. È invece ambientato su una soglia, su una linea di tensione, sui passaggi che conducono alla trasformazione. Il testo non si rifugia nel “politicamente corretto”, è eccitato ed elettrizzante, fortemente vero e crudele: il pensiero radicale è rappresentato attraverso le sue logiche stringenti e per i suoi valori del tutto basati sul sentire viscerale, rendendo ciò che viene rivelato contemporaneamente condivisibile e inaccettabile.
Info:
KAMIKAZE NUMBER FIVE
Regia Giuseppe Isgrò
dramaturgia Francesca Marianna Consonni
suono Giovanni Isgrò
sarta Camilla Magnani di Giuseppe Massa
con Woody Neri
una produzione Phoebe Zeitgeist e VANACLU' in co-produzione con Progetto Goldstein
in collaborazione con Teatro dell'Orologio, Associazione Teatrale Pistoiese, La Corte Ospitale Rubiera, Spazio OFF Trento
SALA GASSMAN
dall’8 al 20 dicembre 2015
dal martedì al sabato ore 20:00 | domenica ore 17:00