JOSEFINE @ Teatro India: un canto di libertà  che parla ancora al nostro oggi.

Al Teatro India dal 16 al 20 febbraio è stato in scena JOSEFINE, spettacolo di e con Tamara Bartolini e Michele Baronio. Il progetto scorre lungo il filo che congiunge il racconto scritto da Franz Kafka poco prima della sua morte con le attuali battaglie per i diritti civili.

JOSEFINE: l'impatto con lo spettacolo

Nella sala buia, la consueta tensione per l’attesa dell’inizio è rotta dall’audio di alcune testimonianze sul tema dell’arte e della liberazione, seguite dall’inconfondibile timbro di Nina Simone.  L’ immagine di lei che canta seduta al piano si staglia sul fondo della scena, lo spettatore non può che esserne rapito ed è con tutti i sensi esposti che inizia ad ascoltare la voce di Tamara Bartolini, che pervade l’ambiente e a cui è affidata la lettura del testo originale di Josefine, la cantante ovvero il popolo dei topi, di cui restituisce la ricchezza evocativa.

JOSEFINE: LA TRAMA NELLA FAVOLA DI KAFKA

La storia racconta di una topolina che quando canta emoziona al punto da sovrastare il rumore degli ingranaggi dentro cui è costipata la grigia vita del suo popolo. Anche se quello di Josefine altro non è che un fischio, la sua potenza sta nella scelta di cantare invece di lavorare e gli altri topi, per ascoltarla, interrompono la loro quotidiana e laboriosa corsa incessante.

Una rivendicazione dello scrittore, che malato e ormai quasi in fin di vita, mostra come anche un flebile sibilo, se espressione di vigorose intenzioni, possa slegare le masse dai lacci di apatiche abitudini.

JOSEFINE: LA RILETTURA NELL’ ADATTAMENTO TEATRALE

Nella trasposizione teatrale, la narrazione della favola kafkiana si amalgama con l’interpretazione di Michele Baronio, le vesti da topo che indossa all’inizio, ad una ad una vengono dismesse mentre il suo personaggio diviene consapevole testimone di temi universali. Il registro è misurato nell’enfasi e naturale nella confidenzialità con cui parla al pubblico. 

 “Sto andando fuori tema, lo so”, ammette ad un certo punto l’attore, ma chi è in sala sa che non è così, che quando ci ferma a prendere fiato e si volge lo sguardo a ciò che ci circonda, ogni cosa assume una nuova luce e merita di essere condivisa in un dialogo che diventa fluviale.

Bartolini-Baronio: disegni di luce soffusa per un lavoro che corre su diversi linguaggi

L’enorme spazio scenico si riempie di disegni di luci soffuse, che creano atmosfere oniriche, come affioranti da quei luoghi della coscienza in cui le percezioni fluiscono ad un livello più profondo, dove le esperienze si  mescolano prima di rivelare il loro significato. Quello portato in scena è un lavoro stratificato su diversi linguaggi: le immagini proiettate, la recitazione e la musica si fondono e restituiscono al pubblico la forza del canto di Josefine, che solitario e instancabile strappa le masse dall’oblio dell’individualità.

Il ritmo della performance favorisce un flusso di emozioni che si instilla nello spettatore mano a mano che l’andamento frenetico dell’interpretazione lascia il posto al respiro.

JOSEFINE: RIFLESSIONI

Che poi, cos’ è il canto se non stare dentro il proprio respiro, conoscerlo, rispettarlo, condividerlo e non lasciarlo andare, distrattamente, ansimando nell’inseguire innaturali ritmi socialmente imposti. Il testo ha il pregio di non essere retorico, nonostante peschi da un archivio noto i simboli della rottura con quel sistema sociale che soffoca la coscienza comune e la conoscenza di sé stessi.  Un tema rischioso affrontato innumerevoli volte e che il duo Bartolini/Baronio riesce, abilmente, a non far risuonare stantio, bensì vibrante.

Info:

Teatro India
16 – 20 febbraio 2022
 
Bartolini/Baronio
JOSEFINE
un progetto di e con Michele Baronio e Tamara Bartolini
 
produzione 369gradi e Bartolini/Baronio
in collaborazione con Teatri di Vetro, Teatro del Lido di Ostia

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