Al Teatro India è andato in scena fino al 17 novembre JACOB VON GUNTEN per la regia di Fabio Condemi: con allestimenti teatrali che vanno da Moliere a Pasolini, da Joyce a Cechov fino ad arrivare all'opera lirica come assistente di Giorgio Barberio Corsetti ( La Sonnambula di Bellini, La Cenerentola di Rossini) e come se non bastasse con una menzione speciale alla Biennale di Venezia del 2017, Fabio Condemi può vantare una solida formazione teatrale e una maturità stilistica stupefacenti.
JACOB VON GUNTEN: dal romanzo di Walser all'opera di Condemi
Condemi ( classe 1988) è quel regista teatrale che ce l'ha fatta senza snaturare se stesso e il suo talento. Che non è cosa da poco di questi tempi. E se è pur vero che il teatro rispetto a contesti più rigidi – come ad esempio quello cinematografico – permette ancora di poter osare e altrettanto vero che molti teatranti o non osano proprio o se osano, lo fanno male, risultando comprensibili solo a se stessi e pochi altri.
JACOB VON GUNTEN è tratto dal romanzo del controverso Robert Walser (Adelphi Editore), scrittore svizzero che volontariamente si fece rinchiudere in manicomio.
Potremmo definire questa pièce l'elogio alla follia e alla genialità di Fabio Condemi, il quale porta in scena un'opera che dissacra la vita e il teatro stesso, con un gusto scenico eccentrico che è un concentrato raffinato e sopraffino delle esperienze artistiche del regista, che attingono a piene mani dalla commedia dell'arte, la Comédie-Française, il teatro dell'assurdo, l'opera lirica e le arti figurative.
Con alle spalle un'immagine capovolta dello scrittore Robert Walser che campeggia in cima alla scena, mettendo in evidenza la carica insurrezionalista e provocatoria di Condemi, siamo immersi nell’istituto Benjamenta, in cui gli studenti della scuola imparano a essere dei servi annullando se stessi a favore di un'obbedienza cieca verso il potere. Per attuare al meglio questa morte dell'anima e del pensiero il talentuoso regista marchigiano e i suoi ottimi attori – per fortuna esistono ancora non è una specie in via di estinzione – si servono di molti oggetti di scena: da un metronomo per scandire il tempo in cui gli studenti del Benjamenta fanno il loro dovere come schiavi a delle barre di ferro a forma di quadrato e rettangolo in cui gli attori devono muoversi.
JACOB VON GUNTEN: spettacolo tragico, comico e grottesco all'India
Ne scaturisce uno spettacolo al contempo tragico, comico e grottesco che non fa che sottolineare l'assurdità a cui il potere, ieri come oggi, spinge l'uomo svilendone il potenziale invece di favorirlo. Esilarante la scena della preparazione della cena per il compleanno della direttrice, in cui i bravissimi Gabriele Portoghese e Xhulio Petushi, indossano due capelli da operai uniti da una spranga di ferro che ne rende meccanici i movimenti, portando i loro personaggi a vivere una situazione paradossale e divertente al limite del ridicolo. Tra le tante scene belle della pièce, siamo rimasti letteralmente stregati da quella del sogno di Jacob che potrebbe sembrare un quadro di William Blake, in cui una luna nera sorretta da una donna nuda (la sensuale e inquietante Lavinia Carpentieri) enuncia quelli che sono gli scopi folli a cui lo studente deve sottostare per il raggiungimento della sua 'perfezione'.
Fabio Condemi è un regista da tener d'occhio che sa coniugare molto bene l'autorialità all'accessibilità evitando così di essere snob, autoreferenziale e 'trash' come certi suoi colleghi o piacione e sempre 'trash' – perché dal cattivo gusto non si sfugge mai – come certi altri.
JACOB VON GUNTEN
TEATRO INDIA
Dal 14-17 novembre 2019
orario spettacolo
ore 21
domenica ore 19
traduzione di Emilio Castellani (Adelphi)
drammaturgia dell’immagine, scene e costumi Fabio Cherstich
disegno luci Camilla Piccioni
realizzazione scene e attrezzi Falegnameria Scheggia – Modena
realizzazione costumi Anna Coluccia
produzione Fattore K.
in collaborazione con AMAT – Associazione Marchigiana Attività Teatrali
Lo spettacolo Jakob Von Gunten ha debuttato alla Biennale Teatro di Venezia diretta da Antonio Latella nel 2018