IO OBIETTO@Teatro Biblioteca Quarticciolo: morire di coscienza

È andato in scena sabato 9 e domenica 10 febbraio al Teatro Biblioteca Quarticciolo di Roma IO OBIETTO, scritto da Elisabetta Canitano, ginecologa e presidente dell'associazione Vita di Donna, spettacolo che denuncia la situazione penosa che l'Italia vive a causa dell'invadenza della religione nell'ambito sanitario.

IO OBIETTO racconta la storia di Bianca, ricoverata in ospedale alla ventesima settimana di gravidanza con l’utero dilatato e lasciata morire per una setticemia poiché tutti i medici presenti in reparto in venti giorni le rifiutano l’aborto terapeutico in nome dell’obiezione di coscienza. Il personaggio di Bianca è ispirato a Valentina Milluzzo, giovane siciliana vittima lo scorso anno nell'ospedale Cannizzaro di Catania di un destino simile a quello della protagonista della storia. Bianca è Valentina, ma è allo stesso tempo tutte le donne che vedono violare i propri diritti a causa del medesimo paradigmatico «Io obietto».

Sebbene in Italia l'aborto sia garantito dalla legge 194 del 1978, l'altissima percentuale di medici obiettori rende per lo più inapplicabile la normativa nella maggior parte degli ospedali pubblici. E ciò anche nei casi in cui, come quello della Bianca dello spettacolo, la vita della madre è a rischio. L'obiezione impedisce di prendere provvedimenti a protezione della madre fintantoché sia presente il battito fetale, anche quando si ha la certezza della non sopravvivenza del feto.

 

In scena quattro attici, Laura Nardi, Gemma Carbone, Daniela Giordano e Gaia Insenga. Soltanto una, Gemma Carbone, interpreta un solo personaggio, la protagonista. Le altre tre si avvicendano nei ruoli di medici, anestesisti, ostetriche ed infermieri non ben identificati, tutti accomunati piuttosto dal medesimo atteggiamento altalenante tra codardia ed indifferenza.

La scena resta volutamente una scena, con il retro mezzo scoperto a non voler dissimulare eccessivamente che di un teatro si tratta. Allo stesso modo la narrazione prende avvio dichiarandosi tale, con le attrici che iniziano ad elencare chi ne saranno i personaggi e a dividersi i ruoli. La recita è reale, ma lo spettacolo vuole essere anche e soprattutto denuncia aperta di dati e situazioni purtroppo esistenti. Diversi sono infatti i momenti nei quali la vicenda lascia il posto all'esposizione di informazioni che meglio delineano quanto raccontato. Uno di questi vede le attrici tirar fuori plastici dell'Italia, utilizzati per riferire le percentuali di medici obiettori presenti nelle diverse regioni e, ancor prima, le differenze tra queste percentuali e quelle relative agli altri paesi europei. Dal 3% della Francia, ad esempio, l'Italia di discosta con un generico 70%, che diviene più del 90% in regioni quali il Molise e la Sicilia.

L'interpretazione di Gemma Carbone è straziante, la sua Bianca va in ospedale ottimista e un po' ingenua, con tanta fiducia nel medico che lì l'ha mandata affinché possano prendersi cura di lei e farla stare più tranquilla. Ha lottato a lungo per i due gemelli che aspetta e che sono il risultato di un terzo tentativo di fecondazione assistita. Si ritrova sola ed abbandonata, in quanto caso scomodo per i medici e per tutto il personale sanitario presente nel suo reparto. Privata di ogni forma di umanità è per tutti soltanto la “letto 4”, presenza disagevole della quale si desidera liberarsi quanto prima.

I meccanismi malsani che regolano il sistema sanitario nel suo assoggettamento a certi dettami delle istituzioni religiose vengono man mano svelati e con il compiersi dello spettacolo la storia particolare diviene paurosamente storia generale.

Daniela Giordano veste a metà della vicenda i panni della madre di Bianca, personaggio dilaniato, più che dal dolore per la comprensione di quanto sta accadendo alla figlia, dall'isolamento, dall'impossibilità di capire e dal senso di impotenza che ne deriva. La sua richiesta di aiuto è un inutile crescendo, al quale fa da sfondo il lettino della ragazza che continua a gemere fino al tragico epilogo.

Uno spettacolo drammatico, mai stonato ed esagerato, tessuto assieme da un filo di sensibilità delicata e sincera, chiaro nel suo intento volutamente didascalico, non moraleggiante, ma educativo sì, poiché sulla problematica in questione molto c'è da render noto, tanto più quando fatti, situazioni e ingranaggi in atto appaiono nel loro essere talmente assurdi ed insensati da far dubitare della propria purtroppo reale verità.

Info:
Testo di Elisabetta Canitano
con Gemma Carbone, Daniela Giordano, Gaia Insenga e Laura Nardi
regia di Amandio Pinheiro
produzione Compagnia Causa

coproduzione TEATRO BIBLIOTECA QUARTICCIOLO

con il sostegno di VITA DI DONNA e CASA INTERNAZIONALE DELLE DONNE

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