Intervista a Paolo Musio, interprete di L'ARTE DEL TEATRO @ Teatro Fabbrichino

Siamo stati nella piccola sala 2 del Teatro Fabbricone, anche detto Fabbrichino, per incontrare Paolo Musio, interprete del testo di Pascal Rambert L’ARTE DEL TEATRO, andato in scena per la Fondazione Teatro Metastasio. Insieme agli allievi della scuola di recitazione Il Genio della Lampada abbiamo rivolto all’attore alcune domande per approfondire i temi dello spettacolo. Una nuova tappa in collaborazione con Gufetto Magazine del percorso di formazione laboratorio di critica teatrale.

Estratto di recensione di Luca Tanteri, alunno del Laboratorio IL GENIO DELLA LAMPADA

L’arte del teatro è l’arte dell’Essere, l’arte di Amare, come amano i cani. Questa è la via suggerita dal regista Pascal Rambert per cogliere l’essenza vera dell’arte teatrale. E di cani veri si tratta. Il protagonista Paolo Musio si presenta in scena accompagnato da uno splendido e placido levriero russo, a cui si rivolge in un rabbioso e poetico sfogo verbale sul senso del fare teatro, un tema incomprensibile a qualsiasi umano che abbia la sola cura dell’apparire, uno che viva occupandosi del recitare e non dell’essere. Musio si fa degno interprete dell’idea di Rambert attraverso un monologo/dialogo, in cui a tratti interagisce con il levriero, un’entità che sebbene non abbia parola, risulta estremamente funzionale al senso dell’opera, un interlocutore puro, disinteressato e non giudicante che ascolta, ama incondizionatamente e che, talvolta sembra quasi comprendere.

Il regista usa una scena scarna, spoglia di qualsiasi espediente scenografico e musicale. Un’atmosfera intima, in cui l’attore ed il suo pensiero sono assoluti e distaccati protagonisti. Il pubblico ha l’impressione di trovarsi davanti a un quadro, un contenitore essenziale in cui l’attore esiste e si muove liberamente. In questo quadro prende forma l’interpretazione di Paolo Musio, in scena nelle trasandate vesti di una vecchia gloria dei grandi palcoscenici, espressione di una cupa decadenza da cui escono di tanto in tanto scintille d’orgoglio e profondo senso di dignità. L’ARTE DEL TEATRO fa emergere l’essenza vera dell’arte come un ruggito, simbolicamente accomunata al sangue, al godimento, alla sete, tutte componenti carnali ed assolutamente disinteressate della vita di un uomo. In un commovente finale le parole di Musio/Rambert accompagnano finalmente lo spettatore a toccare con mano il parallelismo tra l’arte del teatro e la vita stessa, in cui tutto si riconduce all’arte di essere, di amare puramente… di amare, come amano i cani.

Intervista realizzata dagli alunni de IL GENIO DELLA LAMPADA

Come nasce la scelta di questo testo e la collaborazione con Pascal Rambert? Come avete lavorato per realizzare lo spettacolo?

Paolo Musio: La collaborazione con Pascal Rambert nasce da due provini che ho fatto con lui, su invito dell’Ert EmiliaRomagnaTeatro, per le precedenti produzioni in Italia. Nel secondo incontro Rambert ha manifestato interesse a lavorare con me su un suo testo, L’arte del teatro, per il quale mi riteneva adatto per impostazione ideologica ed esistenziale. Quando l’ho letto ho ritrovato temi ed emozioni che potevo condividere nella quasi totalità e così è iniziata questa avventura. Il passo successivo è stato per me curare la traduzione, avvicinandomi così al ritmo del testo e approfondendo la partitura. Poi in dieci giorni abbiamo assemblato corpo, ritmo, direzioni dello sguardo, spazio scenico e soprattutto trovato il rapporto con il cane in scena.

La presenza del bellissimo Lieviero in scena è una scelta molto forte e che ci ha incuriosito per la sua natura e bellezza allo stato puro. Che cosa rappresenta e come è stato lavorare con lui? Come hai gestito, nelle prove e in scena, il rapporto con il cane?

Musio: Il levriero russo Gali è uno straordinario compagno di lavoro. Porta in scena senza commento la sua grande bellezza, e rende così evidente per tutti il livello su cui si basano tutti i ragionamenti intorno all’arte e all’arte del teatro come arte della rappresentazione. Gali introduce per me come attore, un tema di improvvisazione continuo, anche se non fortemente evidente per il pubblico, perché può decidere in qualsiasi momento anche di interrompere la recita. Ma ora conosce anche lui la partitura e fornisce con grande sapienza il suo appoggio al progetto! Il momento che preferisce sono gli applausi.

Il testo parla di attori, di tecnica teatrale, sembra ad un primo ascolto uno spettacolo rivolto agli addetti ai lavori, invece porta al pubblico domande esistenziali e temi della vita: che cosa dice a tutti, al pubblico di ogni volta diverso?

Musio: Il testo scorre attraverso l’arco della vita di un attore non più giovane, in atto di tracciare un bilancio. La dimensione che più emerge è quella passionale. Ogni parola è strappata al silenzio, al vuoto della solitudine. La vita nell’arte ha le sue regole e va condotta con tenacia e con amore. Un amore incondizionato, come quello dei cani. Niente di quello che si dice della vita nell’arte non può essere detto anche per qualsiasi altra vita.

Molte sono le frasi che ci hanno colpito, che sembrano voler rispondere alla difficile domanda “che cos’è l’arte del teatro?” L’arte è il Presente, è l’Essere, il tentativo umano di allontanare la Morte e scongiurare l’Abbandono, è il Respiro e il Silenzio dei grandi attori, l’arte del teatro si trasmette nel Sangue. Per te, nella tua esperienza di attore, che cos’è il teatro?

Musio: Per me il teatro è il luogo dell’energia creativa e lo strumento con il quale intraprendere la conoscenza del mondo. Il risultato della ricerca deve poi essere disponibile a tutti, perché un teatro ha senso nella sua dimensione pubblica, comunicativa. Non amo il teatro di intrattenimento.

Il testo di Rambert parla dell’arte anche attraverso ciò che non è teatro, come i mestieranti e i cazzari, il tono francese, gli attori-cani, i registi che intontiscono gli attori-santi. Ci ha colpito l’alternanza di ironia e serietà che accompagna tutta la messa in scena. Nella tua carriera, nelle repliche hai sentito il pericolo della routine del professionismo e del mestiere? Come combatti questa battaglia?

Musio: Il pericolo è quello di portare in scena false sicurezze, di entrare sapendo già tutto. Questo pericolo, che è sempre in agguato, deve essere scongiurato cercando ogni sera di entrare in scena per scoprire qualcosa, per esplorare sempre nuovi aspetti, per indagare il presente che offre sempre variazioni, sorprese, nuovi successi, nuovi fallimenti.

È molto suggestiva l’immagine dello spettatore che viene a teatro per comprare Desiderio. Come fa un attore a dare questo al pubblico?

Musio: Un attore è anche il primo spettatore di se stesso. Se lui, per primo, esige da sé che la propria energia desiderante non venga delusa in scena, credo che in questo modo anche il suo pubblico sarà accontentato.

Credits:
Gli estratti di recensione sono di Luca Tanteri.

L’intervista è stata realizzata con il contributo di Francesco Acuti, Silvia Boccellari, Nadia Capanni, Emanuele Cecchetti, Gloria Cerri, Nicoletta Dose, Maurizia Fadini, Federico Murolo, Laura Negri, Sara Pagani, Alessandro Piva, Tommaso Puggelli, Sandra Quercioli, Luca Tanteri, Marinella Veltroni, Massimo Zagli, e con la collaborazione di Sandra Balsimelli, Alessandro Sanesi, Michele D’Ambrosio, Alice Capozza.

Info:
L’ARTE DEL TEATRO
con Paolo Musio
testo e regia Pascal Rambert
traduzione Paolo Musio
direttore tecnico Robert John Resteghini
capo elettricista Sergio Taddei
foto di scena Luca Del Pia
si ringraziano per la collaborazione Elena Trevisan e il suo cane Ladies of the lake’s Galitsine
Produzione Teatro Metastasio di Prato, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Triennale Teatro dell’Arte
Teatro Fabbricone sala 2 (Fabbrichino)
31 gennaio 2018

 

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