Dal 31 ottobre al 05 novembre il regista Francesco Marchesi porta in Italia INFAMIGLIA, tratto da “LA DE VICENTE LOPEZ” dell’argentino Julio Chàvez, opera che ha divertito e affascinato per quattro anni consecutivi spettatori e i critici sudamericani
La drammaturgia di Chàvez è ampliamente conosciuta in tutto il mondo. Esponente moderno del costumbrismo teatrale argentino, l’autore naviga nei rapporti famigliari scandagliando a fondo la loro vastità e riducendo a brandelli i tabù che la condizionano. In questo testo si narrano le vicende che hanno luogo durante la notte di Capodanno nella famiglia di Beatrice, donna single che vive assieme ai due figli: Elisabetta ed Alessandro. Alla festa sono invitati anche la sorella di Beatrice, Alice, che porta con sé il suo toyboy Roman. Altro personaggio in scena, Annibale, imbianchino sardo al servizio di Beatrice che resta la notte di Capodanno a casa di quest’ultima per terminare i lavori per cui è stato assunto. Le due sorelle non potrebbero essere più diverse, ma sono entrambi forti identità femminili su cui ruotano le disgrazie miste a comicità di questa famiglia cinica e sgangherata.
Fra una risata e l’altra assistiamo allo sbriciolarsi di ogni pudore, trasportati in un delirio di verità e di recriminazioni, dove la drammaticità dei personaggi è come un libro aperto ed ogni debolezza personale affiora indebolendo le loro corazze sociali rendendoli vulnerabili non solo agli occhi dei propri famigliari, ma anche alle loro stesse coscienze.
La scenografia minimalista, rende tutto più realistico. Il tavolo, elemento centrale della scena, imbandito a festa con panettone, stuzzichini e bottiglie di spumante, coperto da una natalizia tovaglia rossa, racchiude in sé tutta la storia. Viene via via sparecchiato dalla laboriosa Elisabetta, facendo da metafora a ciò che accadrà ai personaggi. Due festoni di cartone arcobaleno sono la cornice di tutto lo sfondo nero e asciutto. Una scala telescopica sotto cui sono disposti dei giornali aperti è l’elemento di Annibale, l’imbianchino che pittura la casa di Beatrice durante le feste.
I costumi rispecchiano le personalità dei personaggi amplificandone le diversità, sia intime che di classe sociale. La virginea Elisabetta è castigata come una suora laica, Beatrice sensuale seppure sciatta e disordinata, Alice in rosso e nero, girocollo di perle ed eleganza. Fabiana Pagani ha abilmente adattato il testo per il pubblico europeo mantenendo, sì, le origini argentine di Beatrice e di Alice, ma facilitando la comprensione degli altri personaggi geolocalizzandoli in territori a noi più famigliari. Così l’amante uruguaiano diventa rumeno e l’operaio imbianchino un sardo fuori sede. Tutti trasportati a Roma, dove l’unica di cui si conosce la residenza è Alice che, avendo sposato un uomo ricco, ha casa ai Parioli.
Pagani inoltre interpreta Beatrice, donna sola e sensuale, ma trasandata e infantile. Gioca con il suo corpo portando in scena un erotismo elegante, in contraltare alla personalità della protagonista, madre sciagurata che non si cura né di se stessa, né dei figli. Il suo naturale accento latino è seducente e fa perdonare la gravità dell’incuranza di Beatrice verso tutto ciò che la circonda, il suo disinteressamento a tutto, la sua irresponsabilità. Il personaggio che porta in scena, immaturo e impaziente, è magnetico, la recitazione spontanea di alto livello. Ogni broncio, ogni insulto, ogni civetteria è curata sia nella voce che nella mimica. Incarna perfettamente questa donna che vive grazie alla generosità della sorella Alice e al temperamento di Elisabetta, portata in scena da una straordinaria giovane attrice: Alessia Capua che ha l’onere di essere l’unico elemento responsabile di tutta la commedia. Pudica e seria si occupa della casa e del fratello ritardato, oltre che per il suo forte spirito diligente, per necessità, vista la condotta dispotica della madre, che non perde occasione di insultarla e di darle ordini. Dotata di incrollabile Fede e di infinita pazienza, agisce rettamente come madre della sua stessa madre.
Questi ruoli invertiti accentuano gli squilibri famigliari che Alessia Capua mette in scena con tutta l’energia della sua giovane età. Non mancando mai di curare le battute, con voce ferma, è di forte impatto sulla scena grazie alla sua famigliarità con il palcoscenico. Si muove inseguendo un istinto naturale che fa credere di assistere ad una reale situazione e non ad una messa in scena.
Vissia Catena, dalla voce potentissima e calibrata, è perfetta nel ruolo della ricca Alice. Tonica e precisa, si muove altezzosa e raffinata, dando vita ad un personaggio dalla moderna femminilità. Corrotta solo dalla solitudine, cerca riparo in una relazione con un giovane rumeno che la tradisce e la sfrutta per vivere nel lusso di cui Alice dispone. In contrasto con il personaggio di Beatrice, Alice ha una maggiore maturità, ma non è priva di piccole meschinità, rivelazioni che Vissia Catena esprime con una recitazione sobria e talentuosa attraverso ogni movimento misurato, ogni gesto fluido. Roberto Olivieri interpreta un ragazzo con un ritardo mentale e ci riesce con spigliatezza, senza pregiudizio e soprattutto senza mancare di rispetto. Lontano da facili stereotipi, denota una ricerca ed uno studio sul ruolo, facendo intenerire lo spettatore, accaparrandosi la simpatia del pubblico. Pierluigi Gigante nel ruolo di Roman è tenace. Sottoposto ad Alice (o ancor di più ai suoi soldi) è virile e sicuro di sé.
La sua voce naturalmente maschile e profonda teatralizza il personaggio stesso. Ignacio Paurici è il sardo operaio Annibale. Bloccato accidentalmente nella abitazione di Beatrice, testimone involontario di questa vicenda famigliare, incarna in scena lo spettatore stesso. Annibale, con un insolito problema di comunicazione, è un uomo che attende, che sente e vede e l’attore riesce in questo obiettivo, estraneo all’ambiente famigliare in cui si trova suo malgrado. Strappa risate grazie al suo dialetto e alla sua volutamente buffa esecuzione.
La regia di Francesco Marchesi è curata in tutto. Iniziando nel buio il conto alla rovescia del nuovo anno, racconta la commedia attraverso scelte registiche mirate. Le scene sono concentrate in un unico ambiente sul palcoscenico: il salotto di Beatrice, ma lui si spinge in là, facendo recitare fuori scena gli attori che si muovono dentro e fuori dalla stanza da due entrate poste sullo sfondo, coperte da due tende nere. Sentiamo, quindi, e non vediamo i personaggi che si muovono negli altri “ambienti casalinghi”. Tutto è urlato rifacendosi alla tipica vivacità dei latino americani.
Le luci cambiano lentamente i toni, passando dal caldo ambrato al freddo bianco, accompagnando la messa in scena dalla festa iniziale al finale, enfatizzando la drammaticità degli eventi. In questa drammaturgia tutti fronteggiano tutti, imponendosi per il proprio stato sociale, per i propri vizi e per le proprie virtù. La disgregazione della famiglia è un evento che può toccare tutti e qui avviene in una sola notte: una notte di festa. La fragilità dei rapporti fra le due sorelle è minata dalle loro stesse debolezze, i figli vittime dell’egoismo della madre, gli uomini sottomessi alla gigantesca personalità di queste donne. L’umorismo, a volte caustico, aiuta ad attraversare il concatenante succedersi degli eventi, dove la classe media e il ceto alto si mescolano in espressioni umane colorate.
Ci troviamo di fronte allo scontro fra congiunti, che tutti temiamo, perché sono sempre le persone a noi più vicine a ferirci di più. Giocando con le parole INFAMI e FAMIGLIA, Pagani regala questa versione italiana creando uno spettacolo moderno, assolutamente da vedere e da applaudire.
Info:
INFAMIGLIA
Al Teatro Tordinona
Dal 31 ottobre al 05 novembre 2017
Regia: Francesco Marchesi
Tratto da: LA DE VICENTE LOPEZ di Julio Chàvez
Tradotto, adattato e prodotto da: Fabiana Pagani.
Interpreti: Fabiana Pagani, Roberto Olivieri, Vissia Catena, Alessia Capua, Ignacio Paurici, Pierluigi Gigante.