Il duo Buttarazzi – Badiluzzi (o "Rosvita Pauper" (*)) ha portato in scena fino all11 novembre presso Carrozzerie N.O.T. lo spettacolo: “IL VIVAIO – e se ci amassimo quanto ci odiamo lo sai che bello” un’opera che analizza i rapporti di fratellanza e si risolve in una ricerca della propria identità, al di là degli innegabili problemi di comunicazione e differenze innegabili fra individui spesso così diversi, come sono i fratelli.
Due fratelli ed una sorella, si ritrovano dopo molti anni nella vecchia casa che li ha visti crescere per organizzare il funerale del padre, vivaista, morto all’improvviso. Rievocando il passato, cercano di disfarsi del peso esistenziale dei loro rapporti. Il ritorno alla provincia li disarmerà, spogliandoli dalle formali identità che si sono costruiti nelle città dove vivono lontani gli uni dagli altri. La coatta vicinanza fa riaffiorare i vecchi dissapori, mettendoli nella scomoda posizione di superare il lutto, prendere decisioni riguardo l’eredità e affrontarsi una volta per tutte. A rendere tutto ancor più complicato è un vecchio amico di infanzia, figlio di un dipendente del padre, che si presenta dopo i funerali sconvolgendo i loro piani. Il duo Buttarazzi – Badiluzzi, che sceglie il nome d’arte “Rosvita Pauper” (gioco di parole che coniuga il nome di Rosvita di Gandersheim, prima scrittrice tedesca storicamente riconosciuta, e del sostantivo pauperismo), scrive a quattro mani questa drammaturgia pieno di fascino.
IL VIVAIO è un’opera che analizza i rapporti fra fratelli scandagliandoli con genuino realismo. L’impreparazione alla morte, i legami di sangue, la fuga dal passato, i ricordi, sono gli elementi di questa scrittura contemporanea.
I dialoghi sono frammenti incisivi, strappati da conversazioni e volutamente ripetuti, intenzionalmente destrutturati pur mantenendo un percorso temporale logico. Un linguaggio poetico e moderno, intriso di riflessioni su ciò che circonda i protagonisti (che mantengono i nomi propri degli attori che li interpretano). Le conversazioni, a tratti grottesche, inizialmente intinte nelle convenzioni, si evolvono in maniera esponenziale concretizzando il nulla che lega i fratelli, uniti dal sangue eppure così distanti.
Gli stati d’animo traspaiono attraverso una mimica sperimentale e potente, una straordinaria cooperazione fra gli attori, estremamente sensibili al testo e alle reazioni fra i vari personaggi in scena. Il cast è formato da performers di qualità, che mescolano la tradizione del teatro dell’assurdo al contemporaneo bisogno di nuove espressioni e nuovi linguaggi. Dietro ogni singolo gesto è nascosta l’intenzione di incantare lo spettatore, con l’obbiettivo riuscito di sintonizzare gli interpreti ai sentimenti vissuti sul palcoscenico.
La scenografia semplicemente non c’è, e questa mancanza non si fa sentire, anzi, è un superbo escamotage per concentrare l’attenzione sulle parole, sulle emozioni, su questi tre fratelli in rotta di collisione con la perdita, la vulnerabilità e i rispettivi rancori. Lo spazio vuoto viene riempito da coreografie caleidoscopiche, catapultando nella confusione interiore vissuta dai protagonisti.
Le luci si conformano allo stato emotivo in scena alternandosi tra alienazioni e sospensioni, ma sempre protagoniste assieme ai suoni sintetici di ambiente che amplificano l’estraneità esistenziale dei tre fratelli. I costumi indentificano ogni personaggio nella scelta dei colori, quale ad esempio il verde per l’unico dei fratelli che ha lavorato nell’azienda vivaista di famiglia, il rosa carne della protagonista femminile, figura che tende a svanire, sperduta e solitaria, unica femmina in una famiglia di maschi.
Tutti questi elementi sono sapientemente legati fra loro in questa regia di esordio di Martina Badiluzzi, che dimostra competenze artistiche e tecniche senza timore di sperimentare e di superare il limite, spingendosi in territori teatrali sconosciuti, dove tutto può ancora essere creato. IL VIVAIO è una ricerca della propria identità, simbolo delle tradizioni famigliari, delle relazioni fra genitori-figli-fratelli, essere umano e natura. Il lutto costringe i tre protagonisti a ritrovarsi ancora una volta e a confrontarsi nell’insidioso stadio della perdita paterna, privazione già sperimentata con la morte della madre. Di tutto quello che è stato non restano che gli oggetti da spartirsi su cui Badiluzzi fa una riflessione toccante. Tutti i ninnoli, le bomboniere, i ricordi che occupano la casa si trasformano improvvisamente in piccoli tesori che la porteranno a formulare la domanda: “Ne sarò erede, destinataria, oppure usurpatrice?” La decisione di vendere tutto (meravigliosa la scena dove tentano di far acquistare all’amico di infanzia la casa, inscenando una sorta di televendita) è l’estremo atto di rompere con la famiglia, spezzare ogni legame possibile, economico e sociale, impossibilitati come sono dal cancellare l’inestricabile legame genetico. Resterà il vivaio, come finale aperto sul loro destino, pieno di ricordi e di significati.
Questo spettacolo dà vita a quel rapporto complesso qual è quello della fratellanza su cui l’umanità si interroga fin dai remoti tempi biblici. Non c’è differenza maggiore fra individui come quella presente fra fratelli, diversità che spesso dividono e allontanano, rompendo le relazioni, sfasciandone l’affetto, isolando e rendendo le persone satelliti del nucleo famigliare. Ci si ritrova senza saper comunicare, senza più nulla da dire, perdendosi definitivamente o forse ritrovandosi in estremis. Martina Badiluzzi e Giorgia Buttarazzi propongono uno spettacolo unico nel suo genere, forte e coraggioso.
Trailer
Info:
ROSVITA PAUPER presenta
Con il sostegno di Carrozzerie n.o.t. – Roma
Finalista premio Short LAB – Cometa OFF – Roma
Vincitore della residenza artistica Through Landscape con il patrocinio dalla regione Friuli Venezia Giulia
IL VIVAIO – se ci amassimo quanto ci odiamo lo sai CHE BELLO
Carrozzerie N.o.t
9 – 10 – 11 novembre ore 21
drammaturgia_ Martina Badiluzzi, Giorgia Buttarazzi
regia_ Martina Badiluzzi
aiuto regia_ Elisa Menchicchi
con_ Martina Badiluzzi, Alberto Baraghini,
Samuele Chiovoloni, Ludovico Röhl
ambiente sonoro live_ Samuele Cestola
disegno luci_ Francesco Tasselli
illustrazioni_ Maria Martini
ufficio stampa_ Marta Scandorza
(*) CHI E' ROSVITA PAUPER
​Martina Badiluzzi e Giorgia Buttarazzi, iniziano la loro collaborazione all’interno del Collettivo SCH, gruppo formato da artisti della scena romana. Nel 2015 debutta, con il sostegno del Forum di Cultura Austriaca e dello spazio performativo Carrozzerie n.o.t., Fäk Fek Fik – le tre giovani – Werner Schawb, con la regia di Dante Antonelli di cui Martina Badiluzzi è anche interprete e autrice. Lo spettacolo vince i premi al miglior spettacolo, miglior drammaturgia originale e migliori attrici protagoniste per le tre interpreti al Fringe Festival di Roma. L’idea di costituire un nuovo gruppo di lavoro e di ricerca performativa, si concretizza nel progetto di scrittura originale, IL VIVAIO – e se ci amassimo quanto ci odiamo lo sai che bello, che debutta in forma di corto classificandosi finalista a Shortlab, premio nato sotto la guida di Massimiliano Bruno al Cometa off di Roma e vincitore della residenza artistica Through Landscape – Friuli Venezia Giulia 2017.