Il Teatro Parioli – Peppino De Filippo, storico teatro romano, ha da poco subito un lutto che ha colpito tutta Italia. Il 31 Marzo scorso ci ha lasciati il suo Direttore Artistico, l’indimenticato Luigi De Filippo, all’età di 87 anni. Sua moglie, Laura Tibaldi, sul proscenio a sipario chiuso, lancia un commosso e commovente saluto al marito, ricordando che la vita, come gli spettacoli, deve continuare e che il Teatro Parioli proseguirà nel suo percorso artistico proprio in memoria del grande attore-regista e drammaturgo.
La sala si alza in piedi e applaude per molti minuti in un silenzioso addio a De Filippo, che porteremo per sempre nei nostri cuori. La Signora Tibaldi, composta come sempre, torna dietro le quinte e le luci si abbassano. Lo spettacolo inizia.
Siamo negli anni ’90, nel salotto modern country di una villa di campagna di proprietà dell’avvocato Gustavo e di sua moglie Silvana, un’intraprendente e intelligente psicoterapeuta. Stanno attendendo l’arrivo di una coppia di amici, Anna, compagna di scuola di Silvana, e suo marito Roberto, ex professore di matematica che ha lasciato la cattedra per tentare la carriera di sceneggiatore. Il ricco avvocato non tarda a mostrare i sentimenti di antipatia nei confronti della coppia, sciorinando i difetti e le particolarità che lo infastidiscono di Roberto. In attesa degli ospiti si spostano in giardino, dove, per ostentare la loro richezza, hanno costruito un campo da tennis.
Nel frattempo, Roberto e Anna arrivano ed entrano nella nuova casa di campagna dell’avvocato. Non vedendo i proprietari anche loro ci rivelano di non amare i due amici. Le coppie alla fine si incontrano e danno inizio ad un week end (il più brutto della loro vita) indimenticabile per i colpi di scena e per le situazioni esilaranti che vanno a sovrapporsi all’idiosincrasia che regna sovrana nei loro rapporti e che cercano di nascondere in nome del decoro e della convivenza. Niente è come sembra: i vecchi rancori indimenticati, le attrazioni, i matrimoni, le amicizie sono fragili dettagli di un odio comune pronto ad esplodere.
La regia di Maurizio Micheli è ben studiata, ricca di sfumature magistrali, sul filo fra il rigore e l’improvvisazione attoriale. Senza dubbio Micheli ha dato fiducia agli attori, lasciando loro ampi spazi di interpretazione gestendo al meglio la loro direzione. Assistiamo quindi ad una recitazione quanto meno singolare nella sua pregevolezza, dove ogni interprete ha potuto conservare il meglio di sé e donarlo a personaggi e drammaturgia. Lo stesso Micheli, noto mattatore, ha ritagliato un ruolo del tutto notevole per il suo Roberto: un uomo un poco immaturo, ma fermo sulle sue scelte, che lascia la sicurezza di una cattedra per inseguire il suo sogno e diventare uno sceneggiatore cinematografico, arricchendolo di una profonda nota di umanità, nel quale lo spettatore può riconoscersi e prendersi po’ in giro, per poi ridere di se stesso.
Nini Salerno, che riesce in tutti i suoi ruoli a conquistare le simpatie del pubblico, non delude mai. Anche questa volta porta un personaggio carico di grinta e caratterizzato. Interpreta Gustavo, l’avvocato sicuro di sé e con un temperamento da leader, divertentissimo e molto virile. Passionale e vigoroso, Salerno si cala all’interno di un uomo di successo convinto di saper gestire e manipolare tutto e tutti. Quando però la passione e l’amore spingono con forza e non può tornare indietro, mostrando le sue debolezze e le sue manie. Gustavo ottiene sempre ciò che desidera (ma lo desidera veramente?) e ne resta deluso. Incapace di arginarsi e di staccarsi dal suo senso di superiorità, dimostra quanto siamo schiavi della superbia e incontentabili. Benedicta Boccoli è una presenza scenica ammirevole. Ha ritmo e mimica; presta molta attenzione all’operato dei suoi colleghi. È duttile e sa allinearsi con le gradazioni di tono attoriale che la circondano, rivelando grandi capacità comiche. Bella e carnale, la sua Anna è una donna disordinata e confusa. Un po’ indisciplinata, anche se vuole apparire come affettata e signorile, è l’unico personaggio che accetta se stessa senza obiezioni. Fra i quattro personaggi si rivela la più onesta, ma cade anch’ella nella convenzione sociale di mentire agli altri e di non pronunciarsi sull’odio che nutre. Quando darà una svolta alla sua esistenza durante il week end più brutto della sua vita lo farà con più franchezza di tutti.
E infine Antonella Elia, istintivo e “magico” personaggio del teatro e della TV. Frizzante e leggera la sua recitazione è fresca e vitale. Antonella ha in comune con il personaggio di Silvana l’abbondanza di umanità e la continua evoluzione personale. Interpreta questa psicoterapeuta intelligente e tenace, un po’ anticonformista, ma non sciatta. Forse la meno perfida del gruppo ed anche la più ingenua, è però capacissima di dare stoccate e di saper colpire dove più fa male. L’Elia riesce a creare una forte sintonia sia con i colleghi sul palcoscenico che con il pubblico in sala, che la ama proprio per la schiettezza che porta sul palcoscenico donando dinamismo ed euforia. Dotata di ottimi tempi comici, personalizza Silvana con tutta la sincerità che la fa amare da sempre dal pubblico teatrale e televisivo. Insomma, un cast davvero preparato e comicissimo che non si limita a reggere il personaggio, ma anche abilissimo a farlo vivere negli occhi degli spettatori. Le risate scrosciavano ad ogni battuta e il ritmo è rimasto alto in entrambi i due atti.
I costumi di Martina Piezzo hanno saputo soprattutto esaltare la bellezza delle due donne. Incorniciandole in abiti che evidenziano le caratteristiche dei personaggi, è riuscita a estrarne la sensualità, senza cadere nel volgare. Antonella Elia, in un Qipao rosso ricamato in oro, contrasta l’orientalismo dell’abito con i capelli biondi, mostrando oltre lo spacco (vertiginoso) delle gambe bellissime. Allo stesso modo quando è fasciata in un Sari rosa cipria, scalza e velata, non porta la caricatura di una donna che tenta di vestire all’indiana, ma rende concreto il personaggio, e la Elia si muove consapevole e in pieno agio dentro i costumi. Anche il personaggio di Benedicta Boccoli viene caratterizzata da una moda un po’ audace e fuori dal comune, dove la scelta dei costumi risalta le curve dell’attrice senza imprigionarla in una forzatura drammaturgica, enfatizzando gli eccentrici gusti di Anna, rimandandone l’immagine della donna che sceglie gli abiti per piacere se stessa e non per piacere agli altri.
La scenografia rende omaggio agli anni ’90 e allo stile minimalista. La particolarità è stata la scelta di Lorena Curti di creare sullo sfondo una vetrata che dà sul campo da tennis. Allo stesso modo, un’altra vetrata regala l’opportunità di assistere a ciò che avviene dietro la porta d’entrata. Le trasparenze rendono reali le “esterne”, regalando, senza cambi di scenografia, momenti altrimenti immaginifici.
La drammaturgia è di altissimo livello, leggera e comica, uscita dalla penna del drammaturgo canadese contemporaneo Norm Foster, pluripremiato e portato in scena in tutto il mondo, il cui titolo originale è “THE LONG WEEKEND”. Tradotto da Danilo Rana e adattato da Maurizio Micheli, questo testo tratta il tema della sincerità e dell’ipocrisia, dell’amore e del tradimento. Sviscerando le più oscure verità su ciò che si pensa dell’altro, lo spettatore si ritrova ad essere smascherato assieme ai personaggi in scena. Norm Foster fra una risata e l’altra, mette in luce gli aspetti più negativi dei rapporti interpersonali: l’amicizia che trascina risentimenti; l’amore che ha perso ogni colore. Sentimenti anemici che girano attorno all’amore per se stessi. In realtà i week end sono due, a distanza di due anni l’uno dall’altro, nei quali i personaggi cambiano loro stessi e le loro relazioni, ma restano impernati alle loro debolezze. Riflettere sul peggio che c’è in noi, ridendone. Uno spettacolo gradevolissimo, assolutamente da vedere.
Info:
IL PIU’ BRUTTO WEEKEND DELLA NOSTRA VITA
Teatro Parioli Peppino De Filippo
dal 6 al 15 APRILE 2018
Interpreti: Maurizio Micheli, Benedicta Boccoli, Nini Salerno, Antonella Elia
Testo di:Norm Foster
Regia Maurizio Micheli
Scene: Lorena Curti
Costumi: Martina Piezzo
Disegno Luci: Francesco Saverio De Iorio
Produttore Esecutivo: Tiziana D'Anella
Direttore di Scena: Umberto Pischedda
Tecnico Luci: Giovanni Paviglianti
Tecnico Audio: Stefano Di Pietro
Sarta di Scena: Martina Piezzo.