In scena, in unica replica venerdì 11 febbraio, al Quaranthana di San Miniato, Frida Kahlo. Viva la vida per la regia di Beppe Ranucci. Sul palco Elisa Ranucci. Un viaggio tra cultura, musica e storia del Messico veicolato dalla storia di Frida Kahlo, musa della pittura e icona del dolore e della passione di vivere.
VIVA LA VIDA: SOFFERENZE, ANGOSCE E OSTACOLI DELLA VITA DI FRIDA KAHLO
Sul palco realisticamente costellato dagli oggetti simbolici dell’artista (il letto rosso in cui visse, immobilizzata com’era, e dalla poliomielite e dal gravissimo incidente automobilistico che le mutò la vita, il cavalletto, le bottiglie vuote, gli autoritratti che ci guardano) piove una pioggia fatta di punti di luce che, dal fondale, talvolta colora e diremmo davvero bagna l’attrice che dà corpo e voce al personaggio protagonista al quale, complice il bellissimo costume e la fisicità, davvero assomiglia. Sul fondale ogni tanto si stagliano titoli che ci aiutano a navigare nel lungo monologo tratto dal testo di Pino Cacucci, che ci guida lungo tutta la dorsale dell’esistenza tormentata di Frida: l’incidente, prima di tutto, che le frantumò le ossa e nel quale la ragazzina che allora era Frida si trovò letteralmente impalata dal passamano dell’autobus che le sfondò l’anca sinistra; subì 32 operazioni e dovette restare lungamente a letto. Per sconfiggere la noia, cominciò a dipingere il suo autoritratto, ed ecco Elisa Ranucci al cavalletto, a raccontarci poi il suo incontro con Diego Rivera, il suo amore dannato, costellato di mille tradimenti, e poi le dipendenze, dall’alcool, dalla morfina. E ancora le altre storie episodiche, la gelosia distorta di Rivera, il tempo, l’angoscia, e in fondo il grido che dà il titolo allo spettacolo: viva la vida, comunque. Dannata, dolorosa, distorta, la vita è sempre un dono, ci navighiamo dentro, e vogliamo viverla, aggrappati all’ultima operazione, all’ultima flebo, all’ultimo autoritratto. Vita, comunque.
VIVA LA VIDA: MONOLOGO TRA PASSIONE ATTESA E RECITAZIONE MODERATA
La regia (di Beppe Ranucci), che si limita a guidare la protagonista da un luogo deputato all’altro della scena (la sedia, il letto, il cavalletto) imponendole di mettersi e togliersi ora l’uno ora l’altro scialle, suggerisce un andamento narrativo, che si riflette, poi, anche nello stile in cui la performance viene offerta. Se il monologo folgorante che costituisce il copione avrebbe certamente fatto prevedere una recitazione ultra passionale, vulcanica, il modo contenuto e misurato in cui l’interprete ne svuota le punte più forti è sicuramente sorprendente, e innovativo. Neutralizza, almeno parzialmente, il fiato mozzo della tragedia: è ragionevole, a questo punto, gridare un evviva alla vita, visto che nessuna delle sue trappole sa neutralizzare l’arte, frutto inatteso, invece, proprio del tormento e del dolore. Come le lacrime dell’attrice all’applauso finale, fresca sorpresa di un ‘sì’ alla vita non solo proclamato ma reciprocamente regalato.
FRIDA KAHLO. VIVA LA VIDA
Tratto dal testo Viva la vida! di Pino Cacucci
regia e adattamento Beppe Ranucci
sul palco Elisa Ranucci
Teatro Quaranthana, Comunale di San Miniato (PI)
Venerdì 11 febbraio 2022