All'Off Off Theatre ritroviamo Sasà Striano (dopo la performance di DENTRO LA TEMPESTA) con un omaggio allo scrittore drammaturgo Jean Genet, in un monologo potente. Un'autobiografia davvero singolare che non lascia indifferenti.
Sono tante le voci che animano Napoli e tante quelle che la raccontano. La cantano. La recitano. La immortalano. Nessuno però ha mai narrato Napoli come Sasà Striano. Quella di Sasà non è una Napoli cruentemente sovrapposta alla città biblica di Gomorra. Non è una Napoli Velata di erotismi sofisticati e neppure la pizza, il mandolino, funiculì-funiculà di storiche battute De Curtisiane. No. La Napoli di Striano è quella della gente vera, della strada, dei vicoli che si conoscono per fama, la Napoli vera, quella lontana dai rotocalchi di cronaca nera o dalle patinate cartoline ricordo.
Striano è schietto sin dall’inizio dello spettacolo. Lui racconta la sua storia mentre lo spettatore è giudice, avvocato, uomo in divisa, a cui a fine messinscena sarà richiesto di giudicare quest’uomo. Affascinato dal potere della Malavita, già a 10 anni Sasà-scugnizzo si affaccia alla strada e ai piccoli crimini. Furtarelli, vendita di sigarette di contrabbando, fornitore di clienti per le prostitute dei Quartieri Spagnoli. Uno dei tanti astuti monelli che popolano la città sotto il Vesuvio e che si affacciano alla vita ingegnandosi per il denaro con espedienti che solo i bambini sanno inventare. Sasà cresce e si fa giovane uomo per le strade, incastrato nelle leggi di quella Napoli un po’ oscura e si ritrova tra i due fuochi della criminalità e della Giustizia. Due facce della stessa medaglia fatta di regole e intrighi. E come da copione per chi non ha nulla e vive al limite, Sasà finisce prima in riformatorio e poi in carcere a Poggio Reale. Striano ci passa degli anni a scontare la sua pena, ma è proprio in quel luogo che trova una via di fuga, un modo di evadere non dalla cella, ma dalla sua condizione: il teatro. Sul palcoscenico saprà perdonarsi e trovare una via per allontanarsi da quella Napoli eversiva, criminosa e ignorata. Da detenuto ad attore. Dalle strade di Napoli ai palcoscenici.
La scenografia che rimanda ad “Aspettando Godot” è fatta di sacchi condominiali pieni e di cartacce e rifiuti, nella quale l’attore si muove in cerchio come… un detenuto in cella. Una discarica sul palcoscenico: la vita di questi giovani italiani che si muovono nelle strade, all’ombra di Parthènope. Significative le automobiline giocattolo per richiamare un’infanzia “rubata a rubare”.
Striano ipnotizza con la voce, astrae lo spettatore dalla scena, fa vivere negli occhi le immagini dei suoi racconti, lo si riesce a vedere bambino che contrabbanda, ragazzo che porta in pronto soccorso un boss che per ringraziamento lo vende alle Forze Dell’Ordine e lo incastra per tre grammi di cocaina. Ammalia con più forza dei drammatici e toccanti testi neomelodici, perché recita a nome di tutti quegli emarginati e quegli esclusi che sono vittime della Camorra e dell’ingiustizia della Legge allo stesso tempo. Si accosta senza “scuorno”, ma con delicata reverenza a “L’Enfant Criminel” di Jean Genet, non per mera vanità, ma per la condivisione di un’esistenza ai margini della società ed una grande passione comune per il teatro.
Sono memorie prive di autocelebrazioni quanto di autocommiserazioni. Un monologo verace, teatralizzato come solo un napoletano sa fare, capace di intervenire nel profondo anche dello spettatore più allenato. Non vi aspettate una recitazione manieristica o classica. C’è molto di più. C’è la personalità, la trasparenza, la verità di un’esistenza logorata, portata al limite dalla contingenza sociale radicata al Sud, ma che non è stata distrutta. Striano è un’araba fenice, un esempio di rivendicazione e di riscatto.
Non un’esplosione, ma una lenta, assordante implosione.
Striano è un incantatore e bisogna consegnarsi a lui senza preconcetto, bisogna ascoltarlo per spalancare gli occhi su un altro punto di vista. Uno spettacolo davvero fuori dal comune, qualcosa di “mai sentito prima”. Una testimonianza fortissima perché reale, così prorompente che non lascia indifferenti.
Info:
IL GIOVANE CRIMINALE
scritto, diretto e interpretato da Salvatore Striano
ph Valentina Tamborra