"IL GABBIANO" di Anton Cechov, per l'adattamento e regia di Ennio Coltorti, sarà in scena fino al 4 febbraio 2018 al Teatro Stanze Segrete, Roma.
«Che palco insolito sul quale rappresentare Il Gabbiano di Cechov!»
È stato questo il nostro primo commento quando siamo venuti a conoscenza dello spettacolo al Teatro Stanze Segrete. La sfida di rappresentare un testo che prevede dieci personaggi in scena (Gianna Paola Scaffidi, Jesus Emiliano Coltorti, Pietro Biondi, Giulia Shou, Gabriele Martini, Patrizia Bernardini, Virna Zorzan, Marco Mete, Ennio Coltorti e Matteo Fasanella) in uno spazio molto ridotto non era solo per il regista, attore e doppiatore Coltorti, ma anche per il pubblico e per noi di Gufetto che siamo andati a vederlo.
Prima grande opera del drammaturgo russo Anton Cechov (1896), il dramma si svolge in una tenuta estiva su lago dell'ex consigliere di stato Petr Nikolaevic Sorin, fratello della famosa attrice Irina Nikolaevna Arkadina, giunta nella casa di campagna insieme al famoso scrittore Boris Alekseeviê Trigorin per una breve vacanza.
Da qui ha inizio lo svolgimento della trama, che non occorre sviscerare, perché ben nota.
Quello che ci interessa mettere in luce è il punto di vista di Coltorti, che sceglie di rappresentare questo testo perché specchio dei nostri tempi. I personaggi che si alternano sulla scena, così come quelli che incontriamo sul grande palco chiamato vita, sono accomunati dalla ricerca di un senso che dia un significato alla loro esistenza. Coltorti ci parla di giovani “sottilmente infelici” (Maša, Konstatin Gavriloviê Treplev, Nina Michailovna Zareênaja), adulti che inseguono il proprio egoistico interesse “assorbiti dal e nel proprio mondo da relazionarsi superficialmente con tutto il resto” (Arkadina, Trigorin), anziani “soli, emarginati, tristemente rassegnati” (Sorin, Dorn, Medvedenko, Samraev, Andreevna) e “mercati artistici”, le ideologie teatrali dominanti ma ormai obsolete (quelle della borghesia russa di fine ‘800), che impediscono la nascita di nuove forme di comunicazione e di espressione artistica. Tutti i personaggi, ciascuno con la sua personale sfumatura, appaiono statici, con un piede in un nostalgico e malinconico passato e l’altro in un presente di aspettative di vita non realizzate che impedisce loro di andare avanti, bloccati in una visione di futuro senza prospettive.
Accuratamente studiato in ogni suo angolo, lo spazio (l’idea scenica è di Andrea Bianchi) è stato utilizzato in modo da essere sempre attento alla prospettiva e alla percezione visiva del suo pubblico, dando maggiore forza alla rappresentazione. I personaggi camminano con disinvoltura nello spazio e tra gli spettatori, entrando e uscendo da porte che lasciano all’immaginazione “l’altrove” che celano; il piccolissimo foyer del Teatro Stanze Segrete diventa una quinta teatrale mentre il soppalco il teatro allestito per lo spettacolo messo in scena dal giovane per il suo debutto familiare, “il delirio decadente” di Konstantin. Il Teatro Stanze Segrete, inoltre, permette, per sua natura, di “essere nella scena”, di vivere tra i personaggi, rendendo il pubblico “voyeur” indiscreti (ma attenti) della messainscena.
Ci era sembrata, sì, una scelta un po’ improbabile, ma è stata una piacevole conferma riscoprire che quando il teatro è di qualità può essere fatto ovunque. Qui al Teatro Stanze Segrete è andato in scena “in un piccolo teatro, un grande teatro”.
Tra i numerosi attori abbiamo apprezzato in particolare Arkadina (Gianna Paola Scaffidi), perfetta nella sua dura ed egocentrica figura di donna e madre, Konstantin (Jesus Emiliano Coltorti) naturale e intenso nel suo essere dissonante con il mondo che lo circonda, e il vecchio Sorin (Pietro Biondi) impeccabile nelle sue misurate e puntuali espressioni ironiche. Gli attori in scena sono tutti professionisti, che seppur lavorando in altri settori dello spettacolo, ritornano inevitabilmente alla loro passione originaria, quella per il teatro.
I costumi di Rita Forzano, poi, ci hanno donato un piacevole ed elegante respiro d’epoca.
A fine spettacolo, il regista ci confesserà in una breve intervista che, oltre al fatto che gli piacciono le sfide, con questo testo ha voluto dimostrare che, con l’impegno, la professionalità e la passione si può raggiungere l’impossibile. “E poi volevo dare l'occasione a mio figlio di affrontare un personaggio come quello di Konstantin, pensando al suo al talento e alle sue possibilità interpretative”.
Caro Coltorti, sfida vinta. Chapeau.
Info:
IL GABBIANO, regia di Ennio Coltorti
Associazione culturale Teatro Stanze Segrete
via della Penitenza 3, Trastevere
Da martedì a sabato ore 21. Domenica ore 19.
Domenica 28 gennaio e Domenica 4 febbraio ore 16,30 e 19,30.
Gli attori in scena:
Patrizia Bernardini (Polina Andreevna)
Pietro Biondi (Sorin)
Jesus Emiliano Coltorti (Konstantin)
Ennio Coltorti (Dorn)
Matteo Fasanella (Medvedenko)
Gabriele Martini (Samraev)
Marco Mete (Trigorin)
Gianna Paola Scaffidi (Arkadina)
Giulia Shou (Nina)
Virna Zorzan (Masa)
Luci di Iuraj Saleri
Selezione musicale a cura di Sergio Pietro
Foto di scena di Tommaso Le Pera
Prossimi appuntamenti con Ennio Coltorti:
dal 6 al 18 marzo 2018 al Teatro Stanze Segrete con “Il sogno di Nietzsche”, di Maricla Boggio.
dal 20 al 22 aprile 2018 al teatro Tor Bella Monaca con “Colpo basso”, una commedia di Gianni Clementi.
dal 03 al 19 maggio 2018 al Teatro Manzoni di Milano con “Quel pomeriggio di un giorno da Star” di Gianni Clementi per la regia di Ennio Coltorti.