Dopo le anteprime dell’estate scorsa, approda in PRIMA NAZIONALE a casa propria IL FUNAMBOLO DELLA LUCE, ultima fatica di Ciro Masella prodotta da Uthopia con il sostegno, appunto, di Pupi e Fresedde. Insieme a lui sul palco del Teatro fiorentino di Rifredi, Olmo De Martino e Isabella Giustina per ripercorrere i meandri del pensiero e i percorsi di vita di Nikola Tesla, ancora oggi incompreso genio balcanico (attualmente il suo luogo di nascita è in territorio croato) che con la sua visionarietà ha aperto le porte ad una modernità che nei fatti avrebbe dovuto attendere circa un secolo per trovare terreno fertile. E molto resta ancora da fare.
LA VISIONARIETA’ DI NIKOLA TESLA, GENIO INCOMPRESO
“Il futuro è vuoto. L’immaginazione lo riempie” (S. Weil). Se confidiamo che il nostro avvenire sia una pagina bianca su cui disegnare ciò che potremmo essere, possiamo ben pensare che Nikola Tesla sia stato capace di farlo spingendo il linguaggio della comunicazione laddove pochi prima di lui erano riusciti. Senza nessuna velleità di anticonformismo, il genio balcanico ha saputo leggere il mondo e stabilire con esso una simbiosi fatta di deferenza assoluta. Non un inventore quindi ma soprattutto un osservatore dialogante con la Natura e in grado di rivelare le inesauribili risorse che può regalarci. Unica condizione per la loro valorizzazione è un’umanità equa e aperta all’ascolto, disposta a rimodularsi sulla stessa lunghezza d’onda della Natura al fine di scampare all’altrimenti inevitabile condanna a morte per il genere umano.
NIKOLA TESLA VISTO DA CIRO MASELLA
C’è questo e molto altro nel testo scritto e messo in scena da Ciro Masella dopo un lungo lavoro che ha infine coinvolto anche Olmo De Martino, alternativamente nei panni di coprotagonisti ed antagonisti, da T.A. Edison a J.P. Morgan, e la ballerina Isabella Giustina. Due pannelli semitrasparenti capaci di farsi all’occorrenza teli da proiezione ed un leggio nascosto dietro di essi. Il vuoto intorno. Così Masella, entrato in principio con ali d’angelo e da allora posizionato costantemente dietro al leggio, ha deciso di mettere a nudo la vita e il pensiero del protagonista, destreggiandosi tra dialoghi immaginati e lirismo affidato a celebri citazioni. Come un Prometeo moderno, Tesla ha trovato la chiave per carpire alla Natura i suoi segreti e svelarli agli uomini, incapaci però di comprenderne la portata e la responsabilità. E come l’eroe mitologico, anche il nostro scienziato ha dovuto subire una punizione fatta di emarginazione e di miscredenza condita con la derisione di quei grandi, Edison in testa, che dettavano legge nella modernità della Rivoluzione Industriale. Possiamo pensare che solamente Leonardo Da Vinci prima ed Albert Einstein dopo abbiano eguagliato l’abilità di Tesla di disegnare il futuro superando i limiti della conoscenza fino ad una profonda spiritualità. Un atto di fede, quindi, nell’Uomo e nella Natura, lo stesso per cui Eugenio Montale riusciva a vedersi compire il miracolo nell’aria di vetro di “Forse un mattino andando”, citata a più riprese durante lo spettacolo. Un balsamo con cui Masella ha emozionato il pubblico, affidandosi anche al vate Dante Alighieri col XXXIII del Paradiso. Proprio là dove sembra spingerci la visionarietà raziocinante dello scienziato.
IL CAST DE IL FUNAMBOLO DELLA LUCE
In total black, Ciro Masella ha saputo destreggiarsi tra il tono entusiastico e genuinamente ingenuo di Tesla, intento a far comprendere al mondo sordo la portata delle sue scoperte, e il lirismo delle citazioni che hanno arricchito lo spettacolo nell’intento di tessere un invisibile filo rosso capace di legare lo scienziato e la sua estrema capacità di astrazione alla Storia dell’uomo. Un percorso che dall’antico mito di Prometeo arriva fino al Montale di Ossi di Seppia, passando da Dante e dal Faust di Goethe. Con l’intuizione che un campo magnetico rotante è in grado di produrre corrente alternata, in un mondo dominato dalla corrente continua, lo sguardo del genio balcanico sembra spingersi ai confini della conoscenza che Masella ha scelto di esplorare senza esagerare nella scientificità ed affidandosi a maestri assoluti della storia della letteratura per farci comprendere la portata di tale scoperta. Ad accompagnarlo in questo strabiliante percorso Olmo De Martino che in semplice ed elegante dolcevita nero si è trovato comodamente nei panni del jolly, presentandosi sul palco come T.A.Edison, storico antagonista di Tesla, o come J.P.Morgan, finanziatore che sostenne il lavoro dello scienziato, tentando però di frenarlo quando la mente si spingeva in voli pindarici poco redditizi. A completare il quadro gli interventi dello stesso De Martino in qualità di didascalista in un percorso che richiede inevitabilmente alcuni punti di raccordo. Tra questi ultimi i bellissimi interventi coreografici di Isabella Giustina che esibendosi dal vivo al centro del palco ha armonizzato lo spettacolo riuscendo a rappresentare con la sua arte quella spiritualità di cui Tesla si faceva inconsapevolmente portatore. Tra giochi di luce e proiezioni di registrazioni effettuate dal vivo in mezzo alla natura incontaminata (bellissimo l’effetto della cascata di luce blu che disegna fluidamente sul palco il segno dell’infinito), il corpo della danzatrice sembra a tratti attraversato proprio da quella corrente che lo scienziato sosteneva di poter produrre all’infinito. Nel complesso abbiamo perciò assistito ad un amalgama fatto di piacevolezza visiva ed uditiva in cui le prestazioni dei singoli interpreti si sono ben raccordate e sono risultate ugualmente apprezzabili.
UNIVERSALITA’ DI UN LINGUAGGIO
Intimista, nel rispetto del protagonista che in vita ha sempre rifuggito i riflettori (non sempre per sua volontà, a onor del vero), il Funambolo della Luce è uno spettacolo tutt’altro che funambolico nel quale Masella, in qualità di autore e regista, ha guardato più al dentro che al fuori. Possiamo pertanto immaginarci Tesla che in bilico tra la realtà contingente ed un visionario futuro affronta il suo presente incurante del pubblico che lo sta ad ammirare; come un funambolo, appunto, troppo in alto per percepire lo stupore dei presenti. Lo scienziato dialoga soprattutto con se stesso e nonostante non siamo il suo primo pensiero, noi ci siamo, pronti a tenere alto il capo per ammirare le sue peripezie tra le formule matematiche proiettate all’occorrenza sui teli al centro della scena. Un linguaggio matematico criptico per i più ma potente come pochi altri.
CENNI STORICI SU NIKOLA TESLA
Nato nel 1856 da famiglia serba nell’allora Impero Austro-ungarico, dopo aver lavorato come ingegnere in Europa, tra Ungheria e Francia, si trasferì negli Stati Uniti dove collaborò con T.A.Edison che gli fece riprogettare il suo generatore di corrente continua (celebre l’episodio in cui Edison promise per questo a Tesla un premio di $50000 senza poi mantenere l’impegno accusando lo scienziato europeo di non comprendere l’umorismo americano). Gli studi di Tesla hanno abbracciato vari campi dell’elettromagnetismo, a partire dai raggi X fino alla comunicazione a distanza senza fili (una sentenza della Corte Suprema degli USA ha addirittura assegnato la paternità dell’invenzione della radiofonia a Tesla, sottraendola a Marconi con la cui società il governo americano aveva un contenzioso fiscale aperto). Sicuramente però la sua più grande intuizione fu la possibilità di generare corrente alternata tramite un campo magnetico rotante che sfociò poi nel cosiddetto motore ad induzione, ancora oggi una delle maggiori conquiste della fisica moderna. Grazie ai finanziamenti ricevuti da vari soci, tra cui J. P. Morgan, Tesla ebbe la possibilità di realizzare molti dei suoi progetti senza però incontrare il consenso di pubblico che la portata delle sue scoperte avrebbe meritato, tanto che non riuscì mai ad aggiudicarsi il premio Nobel (secondo lui ingiustamente consegnato a Marconi per la radio). Morì a New York per infarto nel 1943.
IL FUNAMBOLO DELLA LUCE
(Nikola Tesla, ovvero l’uomo che illuminò il mondo)
uno spettacolo di Ciro Masella
con Ciro Masella, Olmo De Martino
danza Isabella Giustina
video LindoraFilm
luci Fabio Massimo Sunzini
produzione Uthopia con il sostegno di Pupi e Fresedde – Teatro di Rifredi
foto di scena Enrico Gallina
PRIMA NAZIONALE
Teatro di Rifredi, Firenze
sabato 6 novembre 2021