IL CASO W, la produzione TPE e Teatro Metastasio di Prato che abbiamo visto al suo debutto nella città toscana, arriva al Teatro Astra di Torino fino al 19 gennaio. Un testo della drammaturga Rita Frongia per la regia di Claudio Morganti, che Gufetto non poteva perdere.
Il teatro Astra è mutato per accogliere questo spettacolo. Il palcoscenico e le quinte sono stati rimossi: questo dramma ha bisogno di tutto lo spazio possibile. Eppure, la scenografia non è complessa come ci si potrebbe aspettare: tre scrivanie – una per il giudice, una per l’accusa e una per la difesa – rivolte al centro, dove, su una piattaforma rialzata, vi è una semplice sedia, alla quale si arriva da un breve percorso illuminato da piccoli neon a terra. Lì si siedono i testimoni e l’accusato per rilasciare le loro dichiarazioni. Dall’alto domina la scritta “LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI”.
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IL CASO W il processo a Johann Christian Woyzeck
Lo spettacolo mette in scena il processo a Johann Christian Woyzeck, un barbiere disoccupato e senzatetto, realmente esistito, colpevole di aver assassinato la propria amante e condannato a Lipsia nel 1824. La drammaturgia, ispirata al mai terminato testo di Büchner e scritta da Rita Frongia, riprende la vicenda e la arricchisce di particolari. Il giudice e la giuria – gli spettatori stessi, inconsapevoli di questo ruolo – devono decidere se l’accusato fosse o meno capace di intendere e di volere al momento del delitto. Ciò ne va della sua vita: Woyzeck, infatti, è già stato condannato a morte e soltanto comprovare la sua malattia mentale potrebbe salvarlo.
Dopo un iniziale monologo di Woyzeck, su una scena buia e onirica, il tribunale si anima. Sin da subito si respira un’aria di farsa: il giudice nasconde sotto la toga una camicia hawaiana, gli avvocati – avversari in tribunale, ma evidentemente amici fuori – si scambiano impressioni sui dessert. Woyzeck, curvo, rantolante, con i piedi incatenati, attende.
Nel processo si alternano quattro testimoni, tra un’interruzione e l’altra per i battibecchi tra gli avvocati e le barzellette del giudice. Gli espedienti comici e la caricatura vengono cercati, sottolineati, talvolta forzati, soprattutto nella testimonianza della madre della vittima. Forse è questa l’unica critica che potrebbe essere mossa allo spettacolo: si insiste troppo sulla farsa, anche se – bisogna sottolinearlo – viene brutalmente interrotta dai momenti di profondo dramma quando la parola viene lasciata a Woyzeck e, per chi sa coglierli, è tessellata di alcuni piccoli indizi che ne anticipano la fine. Assolutamente degno di nota è, a tal proposito, l’utilizzo delle luci, mai lasciate al caso e sempre cariche di significato, realmente partecipi alla narrazione.
IL CASO W: tono farsesco, denuncia di malagiustizia ed il dramma di un essere umano
Nonostante il tono farsesco generale, il testo tocca temi importanti: oltre alla palese denuncia della malagiustizia, si può leggere una critica alla guerra – che sfigura, disumanizza, rende folli – e al militarismo, si accenna al femminicidio e alla colpevolizzazione della vittima, al disagio sociale. A tal proposito magistrali sono le arringhe finali degli avvocati, che vengono a incarnare due idee opposte di colpa, responsabilità e giustizia.
Tutto ruota attorno a Woyzeck, al suo passato, alla sua salute mentale, alle sue relazioni, eppure è chiaro che nessuno sia realmente interessato a lui: né il giudice, né l’avvocato, né i testimoni. Persino il pubblico viene privato del suo volto: Woyzeck rimane di schiena per quasi tutto lo spettacolo – una brillante trovata registica, che crea quasi frustrazione nello spettatore.
Il dramma di questo essere umano – una vittima del sistema giudiziario e della società – rimane in sordina, di sottofondo, come un battere cupo che attraversa tutto lo spettacolo ed esplode in un finale assolutamente claustrofobico, assordante, asfissiante, che lo spettatore non dimenticherà facilmente.
Claudio Morganti
Considerato uno dei «grandi irregolari» del teatro italiano, nasce a Chiavari nel 1957 e si forma alla scuola del Teatro Stabile di Genova, allievo di Carlo Cecchi. Costituisce con Alfonso Santagata la compagnia Santagata-Morganti, di cui ricordiamo Katzenmacher, Büchner mon amour, Hauser Hauser e la messa in scena de Il calapranzi di Harold Pinter con la regia dello stesso Cecchi (premio della critica e Premio Ubu). Dal 1993 fonda una propria compagnia iniziando un percorso personale sull’opera di Shakespeare: Studio per il Riccardo III, Riccardo vs Amleto, Tempeste, La morte di Giulio Cesare, e l'ultimo, conclusivo allestimento integrale del Riccardo III, per la Biennale di Venezia 2000. Sempre nel 2000 è protagonista di Edipo Re, diretto da Mario Martone per il Teatro di Roma. Ritorna su Pinter con Il bicchiere della staffa e su Beckett con Atto senza parole numero due e L’amara sorte del servo Gigi. Nel 2010 riceve il Premio speciale Carmelo Bene – Premio Lo Straniero.
È del 2012 l'omaggio ad Antonio Neiwiller con Mr Krapp goes into painting. Il teatro di Georg Büchner è fra i suoi principali interessi. Dapprima Büchner mon amour, con Alfonso Santagata. Poi il pluriennale lavoro su Woyzeck, che culmina nel 2012 con la messa in scena di Ombre Wozzeck. Operina musicale per uomini ombra di poche parole, e ora Il Caso W. Nel 2012 pubblica per le Edizioni dell’Asino il Serissimo metodo Morg’Hantieff, per attori teatranti e spettatori, per il quale riceve nel 2012 il Premio Ubu «per la coerenza e l’ostinazione di un percorso artistico, laboratoriale e intellettuale che attraverso la fondamentale distinzione tra teatro e spettacolo, elaborata anche nel Serissimo metodo Morg’Hantieff, riafferma l’autonomia poetica della scena».
IL CASO W
di Rita Frongia
regia Claudio Morganti
con Isadora Angelini, Gianluca Balducci, Gaetano Colella, Massimiliano Ferrari, Rita Frongia, Claudio Morganti, Francesco Pennacchia, Luca Serrani, Gianluca Stetur, Paola Tintinelli
luce Fausto Bonvini
organizzazione Adriana Vignali
produzione Teatro Metastasio di Prato, TPE-Teatro Piemonte Europa, Armunia-Castiglioncello, Esecutivi per lo spettacolo