Il Bambolo: il sintetico e l'irreale. Al Teatro Argot, per la stagione CORTOCIRCUITO, un monologo iperdimensionale per raccontare il percorso terapico e l'accettazione del dolore.
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Il Bambolo al Teatro Argort: il Monologo sulla preservazione dal Trauma
Il Bambolo è uno splendido monologo sull’artificio di un dolore e sulla preservazione dal trauma. Una giovane donna è in riva al mare in compagnia di un bambolo gonfiabile. Una figura umana senza dettagli, senza sfumature. Lei gli parla come se parlasse a un grande amore. Una coppia affiatata e legata da millenni di storia. Un amore solido che comincerà a vacillare con l’arrivo dell’istruttrice di nuoto, personaggio che entra nella loro relazione e scioglie gradualmente la simbiosi tra i due.
Il Bambolo: l'esplorazione del trauma di Irene Petra Zani
Irene Petra Zani ha compiuto un’opera incredibile, dove raffigura le tematiche del trauma e della malattia con variegate e molteplici simbologie. Il trauma di un abuso e la sua rimozione, l’anoressia, la terapia, sono trattate in questo testo con formidabile prosa.
Il Bambolo, figura sintetica e plastica dell’Io della protagonista, assume il ruolo di confidente e grande amore. La percezione distorta del corpo della donna si esprime in sottrazione numerica. Ella si definisce per peso e per forme, ma non nominando mai la parola chili. I suoi obbiettivi di peso sono in numeri, sempre più piccoli, nella conflittualità: 55; 40; 35.
È la storia di un percorso terapeutico, dell’abbandonare per gradi i porti sicuri e le certezze. L’Istruttrice di nuoto, la terapeuta, che si insinua tra la ragazza e il suo segreto, la mette di fronte alla verità e al trauma e la libera, insegnandole a nuotare da sola nella vita.
Dalla Drammaturgia de IL BAMBOLO: come proteggersi dalle Verità che fanno male?
Il Bambolo è la contumacia delle sofferenze. Un appello a proteggersi dalle verità che fanno più male. Nell’oggetto antropomorfo la giovane può trovare quel rapporto con se stessa e con l’altro da sé evitando potenziali pericoli e ferite.
Zani riesce a srotolare la matassa di una vicenda drammatica con abilità e dimestichezza. La drammaturgia, la sua cronistoria che si muove per millenni, la terapia paragonata a lezioni di nuoto, sono archetipi nascosti che si svelano uno dopo l’altro. Arcani maggiori e minori di un mazzo di tarocchi riccamente decorati che vengono girati e mostrati in tutta la loro semplice chiarezza. E brutalità
Lo scompiglio, quasi finale, in cui la protagonista mescola (finalmente) lei medesima con il Bambolo, in un dialogo serrato dove si fondono il soggetto alla seconda persona singolare col verbo in prima (tu-io) è un superbo esempio di dire raccontando, senza imbarazzanti deus ex machina o didascalie noiose.
Linda Carini: protagonista luminosa de IL BAMBOLO
Linda Caridi ha un talento luminoso e una grande padronanza dell’arte recitativa. Minuta, quasi bambina, coreografa il personaggio con ampi respiri. Nei tre quadri che la vedono impegnata simula e dissimula lo sforzo attoriale dietro una elaborata naturalezza. Complice l’aspetto fisico che la rende ancora più giovane di quanto già non sia e le sue geometrie sottili, sembra davvero rimpicciolire il corpo come un’illusionista. Perde peso davanti allo spettatore assieme al personaggio che interpreta.
Profonda e sicura di sé, guarda negli occhi gli spettatori, ne cattura l’attenzione con movimenti curati e misurati. Il suo rapporto con l’altro personaggio in scena è fortissimo. Caridi recita come se avesse un partner in carne e ossa, cala gli spettatori nella sospensione dell’incredulità e rende reale l’assurdo e magico personaggio del Bambolo gonfiabile.
Prendendo consapevolezza della tragica verità della protagonista, l’attrice esprime il dolore con genuina sincerità, senza ricorrere a vizi attoriali poco convincenti come gridare o strafare. Non ne ha bisogno.
È sobria, matura, in sintonia con le emozioni del personaggio. Le appartengono e le fa trasparire con naturalezza. Una professionista a tutto tondo che rende giustizia alla drammaturgia di Irene Petra Zanni.
Il Bambolo: il know-how della regia di Giampiero Giudica
Giampiero Judica firma questo spettacolo straordinario con grande professionalità. I pochi elementi scenici e i costumi sono tutti sintetici come il co-protagonista. Il materiale plastico è la linea guida di tutto lo stato emotivo della messinscena. Il semplice fondale che si colora disunisce la realtà magica di questo spettacolo dal vero, creando un gioco di luci che amplifica il pathos dell’artista sul palcoscenico senza intralciarlo o scavalcarlo. I movimenti circolari dell’attrice, gli accompagni musicali, coadiuvano l’intera opera con un sussurro. La regia è presente in maniera impercettibile: il tocco d’artista che va in addizione senza prendere troppo spazio.
Visto al teatro Argot
IL BAMBOLO
di Irene Petra Zani
Con Linda Caridi
Regia Giampiero Judica
Aiuto regia Anna Zanetti
Scene e costumi Lucia Menegazzo
Luci Giacomo Marettelli Priorelli
Produzione Pierfrancesco Pisani e Isabella Borettini per Infinito Produzioni e Argot Produzioni