Il teatro ha tanti significati ma soprattutto è un luogo di approfondimento problematico della realtà. E tanto più si è bravi ad analizzare la nostra realtà e a metterla in scena,per quanto difficile sia, per quanto complessa e variegata sia, tanto più si colpisce il cuore delle persone che poi in quel luogo fisico, “il Teatro” scelgono di tornare.
Sarà forse con questa convinzione in testa che si ritorna di nuovo, con un vero e proprio piacere nel Teatro Tor Bella Monaca, teatro comunale e “di frontiera”, le cui mura sono permeate da questo rapporto problematico con la realtà dovuto alla difficile localizzazione geografica in un quartiere complicato. Ma è forse prioprio il contesto sociale che sta (fisicamente) tutto intorno al teatro ad essere la molla per smuovere gli animi, incuriosire, riscoprire quella vena aurea del teatro che consiste nel sollevare domande sulla nostra realtà e riderne, finanche. E questa missione è scandita su festoni appesi ai soffitti del corridoio che porta alle sale “T’incuriosisce”, “T’appassiona” e“T’appartiene” sono forse i criteri da seguire per riportare qui gli spettatori che negli anni scorsi si erano affezionati a questo teatro, poi ingiustamente chiuso.
Una missione culturale non facile – ma non sconosciuta- aspetta dunque il Teatro Tor Bella Monaca ed il suo direttore artistico Alessandro Benvenuti – che proprio in questi mesi estivi inaugura una parentesi estiva che anticipa quella della autunnale la qual’ultima potrebbe (e speriamo il condizionale resti ipotetico dell’irrealtà) essere limitata nel tempo (entro il giugno 2017).
Una parentesi estiva che alterna PROSA e DANZA nient’affatto scontata (vedi l'intero calendario) ma anzi, pervasa da una certa attenzione alla realtà più spinosa, anche quella meno convenzionale, anche quella che racconta personaggi un po’ scomodi, e dal profumo vagamente off. E che ci convince.
Si spiegano così i primi titoli: ALBANIA CASA MIA, con Aleksandros Memetaj (già da noi ampiamente recensita a Dominio Pubblico e al Teatro Menotti di Milano ) richiama i processi di integrazione culturale di un albanese in Italia, un tema nient’affatto sconosciuto ad un quartiere come Tor Bella Monaca; FRIDA AMI I ci ha parlato di un'artista intrisa di realismo crudele e disperato. E fino al 18 luglio è andato in scena IL RIMPASTO, che ci racconta in maniera scherzosa e burlesca il nostro mondo politico estremizzandolo, mettendolo in luce in tutte le sue complesse devianze morali, in tutto il suo parossismo sfrenato.
Si tratta di una produzione Nogu teatro, realtà teatrale che proprio nell’alveo off tira su ogni anno nella rassegna NOPS, produzioni originali e interessanti, realizzate da un gruppo giovane e dinamico che ama il confronto col pubblico e con la critica.
Ne IL RIMPASTO, la regia di Ilaria Mannocchio ci trascina in quello che, almeno inizialmente, sembra uno spettacolo televisivo, con tanto di presentatrice procace ad accogliere gli spettatori. Poi le luci si spostano sui singoli componenti di un fittizio Governo giunto ad un ennesimo rimpasto che ha introdotto qualche figura competente fra un mare di governanti improvvisati, che solo vagamente richiamano corrispondenze fisiche coi politici nostrani.
Lo spettacolo è veloce e divertente, quasi bonariamente martellante: gli attori mantengono un registro recitativo quasi macchiettistico e si equivalgono per portata comica. La regia li distribuisce per la sala, spesso lontani dal palco,corrono fisicamente via dalla scena, percorrendo i corridoi fra le sedute, sedendosi vicino agli spettatori e coinvolgendoli quanto basta per tenere viva l’attezione. Proprio come se fossimo coinvolti anche noi in quella realtà, come se dovessimo condividere naturalmente quella esasperazione messa in scena: il pubblico in sala diventa lo spettatore della loro condizione di immorali e felici, come se fosse scontata.
Sono dunque i personaggi e le loro maschere politiche allucinate il vero cuore dello spettacolo, la cui trama è in realtà minima. Trattati come dive da palco, questi incredibili (e volutamente poco credibili) uomini politici mettono a turno in scena se stessi, e riassumono il peggio della nostra classe governante in una esagerazione ricercata come molla per il riso: seguono progetti strampalati pur di ottenere consenso, scelgono strategie di convincimento mass-mediatico per distogliere l’attenzione sui loro cali elettorali, corrompono, nascondono e sgomitano per avere un posto in prima fila nell’esecutivo e nella foto finale che li vede intenti a cantare l’inno nazionale. Anche chi non sembra adeguarsi, viene istruito a “peggiorare”. La domanda, quindi, nasce spontanea: “Vi sembra qualcosa di così irreale?” E quanto di quella immoralità viene accettata, come fosse del tutto comprensibile (inevitabile in sala l’accenno di testa ad ogni scherzoso riferimento a qualche magagna politica vagamente simile alle malefatte di passati e presenti governanti).
In tutta questa sovrapposizione di scene e di dialoghi fra questi personaggi scherzosi e colorati che corrono di qua e di là dalla saletta climatizzata del Tor Bella Monaca, arriva però puntuale e nient’affatto sotteso, il richiamo “serio” e intelligente alla nostra realtà, solleticando l’attenzione dello spettatore con richiami alle vicende di cronaca e poltico-giudiziarie reali, quasi fosser un corollario dell’attività di mistificazione politica.
Si insiste in particolare sul Potere e sui Media “I media non si prendono responsabilità, al massimo la fanno ricadere sugli altri”, e sulle caratteristiche stesse del Potere “Il vero qualunquista è il Potere” oltre all’ossessione per l’apparenza: “è la Rappresentazione che prende il posto della Rappresentanza”.
Principi fissi di un decadimento morale e materiale delle ultime classi dirigenti (non solo nazionali) che il RIMPASTO vuole rappresentare in quella frenesia del ribaltamento morale che ci lascia una realtà trasfigurata che però, in fondo, non è davvero toppo lontana dalla Verità.
IL RIMPASTO
Testo di: DANIELE TROVATO
Con: CHIARA ACACCIA, GIORGIA CALCARI, STEFANIA CAPECE IACHINI, ANTONIETTA D’ANGELO, GIULIO DE BIASIO, STEFANO DE SANTIS, AGNESE LORENZINI, ILARIA MANOCCHIO, ALEKSANDROS MEMETAJ E VALERIO RIONDINO
Regia di: ILARIA MANOCCHIO
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