All’Arena del Sole di Bologna dal 16 al 19 ottobre va in scena Il Ministero della Solitudine (già recensito a Prato nel 2022 da Gufetto), uno spettacolo di lacasadargilla, con la regia di Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni, datato 2022.
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Il Ministero della Solitudine: pesci in un acquario

Quattro personaggi si muovono come pesci in un acquario in una città in cui un non ben definito organo ministeriale si occupa di accogliere e risolvere (e forse anche alimentare) le solitudini che affliggono loro e chissà quanti altri esseri umani in un tempo che sembra somigliare molto alla contemporaneità. Tra loro una quinta figura, un’impiegata di questo Ministero (Tania Garibba), che si interfaccia con questi, più o meno direttamente, ne segue i percorsi e li indirizza, facendosi carico con freddezza e con voce squillante da centralina del loro malessere esistenziale. Che pare non avere cura: lo stesso Ministero fallisce e chiude i battenti alla fine della pièce.
Il Ministero della Solitudine: scrittura di parola e corpo
La drammaturgia del testo di Fabrizio Sinisi e quella del movimento di Marta Ciappina insieme creano dei caratteri ben definiti, con un proprio lessico ed una propria gestualità, dei piccoli pianeti che orbitano vicini senza mai toccarsi davvero anche quando sembra addirittura che si stiano per scontrare: non si guardano nemmeno negli occhi. Primo (Emiliano Masala) per lavoro pulisce il web dai contenuti ripugnanti che l’umanità è riuscita a concepire, la sua compagna è un manichino di cui si occupa premurosamente. F. (Francesco Villano) ha appena divorziato, è disoccupato e sta cercando di crearsi una nuova vita, ha fiducia nella futura dischiusa delle uova delle sue api. Teresa (Caterina Carpio) è troppo impegnata a scrivere il suo libro e a fingere che il momento di stallo che sta vivendo nella sua vita sia invece di piena rinascita, così non può accorgersi di sua figlia Alma (Giulia Mazzarino), che essendo la più giovane tra loro, ha proprio rinunciato alla guerra che fuori dalla sua stanza si combatte per sopravvivere, così passa le giornate a studiare, ascoltare musica, sognare. È incredibile come tra tutto questo dolore si trovi la forza di ridere, grazie a comici siparietti e all’interpretazione degli attori, come quando Teresa parla del suo romanzo, in cui una donna cerca di riprendersi la sua vita ammiccando ad una pallida emancipazione femminile da romanzo rosa. I cinque non fanno che entrare ed uscire dal palcoscenico, agiscono simultaneamente ed individualmente secondo la loro traiettoria diegetica tra parole e coreografie coatte: accennano passi di danza sul posto sulle note di canzoni incredibilmente celebri, bloccati e tesi, in quei pochi secondi in cui possono dare sfogo ad un vero movimento e alla loro disperazione.
Il Ministero della Solitudine: scenografia

Il fondo del palco è sezionato da numerosi led in verticale e in orizzontale, che intersecandosi formano molti quadrati. L’intensità e il ritmo d’accensione e spegnimento della luce orchestra e commenta ciò che accade. Troneggia al centro della scena un’alta struttura movibile sui cui tre lati sono riprodotti tre interni: la cucina di una casa con un frigorifero a due ante, una parete del Ministero con su affisso un poster che ritrae una classica isola con sabbia quasi bianca ed una grande palma, un grande armadio a vetri con molti ripiani dai quali i personaggi prendono e ripongono oggetti di ogni tipo. I cinque posseggono anche una loro propria scenografia più o meno portatile: il puff che Alma si trascina in scena che simboleggia la sua stanza, la postazione di lavoro di Primo come quella di Simone, l’impiegata, in proscenio sulla destra; la pianta che la abbelliva sarà l’ultimo oggetto ad essere portato via di scena, quando il fallimento del Ministero sarà ormai certezza. Ma ecco che poco prima della fine viene organizzata una festa a cui anche il pubblico partecipa: al suo interno il Ministero ospita una sala da ballo, l’Only You. Le tipiche lucine da festa illuminano la sala intera, dall’alto scende un piccolo televisore dove gli assistiti-invitati fanno il karaoke. Forse il pubblico avrebbe dovuto cantare con loro.
Il Ministero della Solitudine: un’altra via
lacasadargilla riempie il palcoscenico e i sensi dello spettatore, che esce dal teatro con il cervello e il cuore traboccante. Erige un palazzo altissimo dai tanti piani ma nel quale comunque il pubblico trova un seminterrato tutto suo dove riflettere sulla pièce, al contempo definita e dall’ampia lettura. Che osa, che desta il pubblico dal suo torpore: finalmente qualcuno che gli rivolge la parola.
Visto il 16 novembre
Il Ministero della Solitudine: dati artistici
uno spettacolo di lacasadargilla
parole di e con Caterina Carpio, Tania Garribba, Emiliano Masala, Giulia Mazzarino, Francesco Villano
drammaturgia del testo Fabrizio Sinisi
regia Lisa Ferlazzo Natoli e Alessandro Ferroni
drammaturgia del movimento Marta Ciappina
cura dei contenuti Maddalena Parise
spazio scenico e paesaggi sonori Alessandro Ferroni
luci Luigi Biondi
costumi Anna Missaglia
aiuto regia Alice Palazzi / Caterina Dazzi
assistente al disegno luci Omar Scala
assistente alla regia volontaria Laura Marcucci
scene costruite nel Laboratorio di Scenotecnica di ERT
responsabile del Laboratorio e capo costruttore Gioacchino Gramolini
costruttori Davide Lago, Sergio Puzzo, Veronica Sbrancia
scenografe decoratrici Ludovica Sitti e Sarah Menichini, Benedetta Monetti, Rebecca Zavattoni
costumi realizzati da Officina Farani
consulenza alle scenografie Annalisa Poiese
direttore tecnico Massimo Gianaroli
direttore di scena Gianluca Bolla
macchinista e attrezzista Eugenia Carro
capo elettricista Omar Scala
fonico Alberto Irrera
sarta Caterina Gilioli
produzione Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, Teatro di Roma – Teatro Nazionale, Teatro Metastasio di Prato
in collaborazione con lacasadargilla
con il sostegno di ATCL
si ringrazia per l’ospitalità in residenza Carrozzerie ǀ n.o.t.
con la collaborazione di Teatro Asioli – Correggio
foto di Claudia Pajewski