I Promessi Sposi: il romanzo per eccellenza della letteratura italiana, studiato ed odiato da molti studenti sui banchi di scuola, costrizione che ha ne affossato inevitabilmente il fascino. Ma se vi dicessero che esiste una versione del romanzo figa e che spacca ci credereste? Fatelo perché è quella che ha realizzato Michele Sinisi con la sua regia de “I Promessi Sposi” ha creato un’opera POP. Andato in scena al Teatro Cantiere Florida con due repliche serali ed un matinée per le scuole. Produzione di Elsinor Centro di Produzione Teatrale che rinnova la sua collaborazione con il regista ed attore pugliese.
a cura di Giulio Meoni e Alice Capozza
Ci sentiamo di definire questo Promessi Sposi un’opera POP. Gli elementi che ci permettono di definirlo così sono molti: Lucia nella maggior parte dello spettacolo si muove sulla scena con i rollerblade, i bravi che ci raccontano la storia di Fra’ Cristoforo prima della conversione con una melodia da balera che ha un forte sentore di essere un omaggio alla celebre “Ma Mi” di Giorgio Strehler, ed infine le scelte adoperate per i costumi di scena, con il risultato di contestualizzarli ai nostri giorni. I tamarrissimi Bravi con occhiali da sole e completo elegante che ci ricordano immediatamente Tony Montana di Scarface. Don Rodrigo, eccellentemente interpretato da Stefania Medri che riesce perfettamente a rendere una grande femminilità, vestita come una executive manager che fa la sua entrata in scena con la canzone Gasolina di Daddy Yankee e se ne esce con Obsesion degli Aventura: il clima spagnoleggiante è reso molto chiaramente. Fra’ Cristoforo, vestito come un senzatetto che potremmo benissimo incontrare mentre passeggiamo nelle nostre città, massima espressione del concetto di ultimo tra gli ultimi. Gli unici personaggi che non hanno subito questa mutazione sono gli ecclesiastici: Don Abbondio, Monaca di Monza, Cardinale Federigo Borromeo. La scelta del regista è molto chiara: durante tutti questi anni la moda ecclesiastica non ha mai subito dei cambiamenti, forse una specie di critica al fatto che il Vaticano come era allora così è rimasto. Assolutamente POP è la scenografia di Federico Biancalani: una struttura industriale realizzata con barre di ferro e pannelli da un lato, una scala dall’altro. L’intera struttura poggia su ruote e viene utilizzata diversamente per ogni scena in modo da ricreare le varie ambientazioni del romanzo. Ogni volta scopriamo che un pezzo si può togliere o aggiungere e nuovi scenari vengono fuori, ci ha stupiti ogni volta.
Le immagini che questo spettacolo lascia nella nostra memoria sono davvero molto potenti. La monaca di Monza viene quasi murata dentro la sua cella, seppellita dalle scomode domande di Lucia sul perché sia divenuta Suora e non abbia scelto invece un’altra vita. Domande moderne sul perché non abbia scelto di avere dei figli o di avere una carriera. L’intera scena accompagnata da tonfi sordi di un qualcosa che viene chiuso, imprigionato, seppellito. La morte di Don Rodrigo: il Griso che nel trentatresimo capitolo la tradisce e assieme ai bravi la spoglia dei sui averi e dei suoi abiti lasciando un corpo pallido ed abbandonato che ci fa pensare al Cristo della Pietà vaticana di Michelangelo.
I richiami al contemporaneo utilizzati dal regista sono moltissimi. Siamo stati colpiti da due scene in particolare: Addio ai monti e la Rivolta del pane. La scena de Addio ai monti è un altro momento di forte emozione in cui il vero significato del passaggio acquista una forza prorompente. Esso è il lamento di coloro che sono costretti ad abbandonare la loro casa, si trovi essa in un villaggio del Lago di Como oppure in Siria, Eritrea o Tunisia. Nell’allestimento di Sinisi la scena viene resa con una proiezione audiovisiva dove il testo viene recitato inizialmente da Lucia, poi da Renzo e a seguire da diverse persone, migranti che approdano sulle nostre coste. Addio ai monti è il lamento del migrante, del rifugiato, di chi è spettatore passivo della sua vicenda, proprio come Renzo. Altro momento di collegamento con l’oggi è la scena della Rivolta del pane. La scena viene introdotta da un attore e le parole rimandano la nostra attenzione immediatamente ai Gilet Jaune francesi, agli indignati, o indietro nel tempo ai social forum. I rivoltosi smontano la scenografia, portano scompiglio, assalgono l’improvvisato forno delle Grucce fino a quando il Birro, palesemente un Beppe Grillo travestito da Joker genovese nella versione interpretata dallo scomparso Heath Ledger, non riesce a portare via il fornaio con uno stratagemma.
Nell’organicità dello spettacolo, abbiamo percepito una slegatura tra prima e seconda parte. La prima parte è quella veramente POP, nel vero senso della parola, piena di trovate al limite del trash ma che ci hanno fatto immediatamente innamorare dello spettacolo. Tutta la prima parte ha un carattere molto energico e molto fedele al testo ed alla narrazione. La seconda parte invece vira bruscamente su un percorso interiore molto più cupo e fosco. Sicuramente i temi dei Tumulti di San Martino e soprattutto dell’arrivo della peste non aiutano ad alleggerire. Quello che però abbiamo notato è come se ci fossero due tronconi, non uniti in maniera efficace. Anche il testo originale nella seconda parte viene molto lasciato da parte per dare spazio alla riflessione, fatta esclusione dello struggente passaggio della Madre di Cecilia per il quale viene scelta una lettura in purezza. Alcuni passaggi della seconda parte hanno meno efficacia: l’interrogazione che Sinisi utilizza come mezzo per spiegare la peste, cause, effetti, la peste in Manzoni, etc… è un espediente molto carino all’inizio, ma alla lunga inutilmente didattico.
Questi Promessi Sposi, di cui nel complesso diamo un giudizio più che positivo, sono sicuramente una versione fruibilissima per tutte le tipologie di pubblico, liceali compresi che troveranno un romanzo ben più digeribile e divertente di quella proposto a scuola, senza venire meno alla riflessione e profondità dei temi che affronta.
Info:
I PROMESSI SPOSI
di Alessandro Manzoni
adattamento e regia Michele Sinisi
scritto con Francesco M. Asselta
con Diletta Acquaviva, Stefano Braschi, Gianni D’addario, Michele De Paola, Giulia Eugeni, Francesca Gabucci, Ciro Masella, Stefania Medri, Giuditta Mingucci, Donato Paternoster, Michele Sinisi
scene Federico Biancalani
costumi GF Studio
aiuto regia Roberta Rosignoli, Nicolò Valandro
aiuto costumista Elisa Zammarchi
direzione tecnica Rossano Siragusano
produzione Elsinor Centro di Produzione Teatrale
Teatro Cantiere Florida, Firenze
19 febbraio 2019